Se ne sono già sentite
troppe circa il gravissimo episodio di violenza avvenuto stamattina
davanti a Palazzo Chigi, mentre i ministri del nuovo governo Letta
stavano giurando sulla Costituzione. Tralasciando, per non far torto
all'intelligenza mia e di chi legge, le farneticazioni idiote di chi
avrebbe desiderato e desidererebbe la morte dei politici, della casta
e di tutti, tra i giudizi più meschini e strumentali si contano
quelli volti a legittimare, proprio in virtù dell'attentato, il
nuovo esecutivo.
È chiaro come il sole,
infatti, che l'attentato odierno costituisca una manifestazione
estrema e terribile di quello stato di disperazione ormai così
diffuso tra i nostri concittadini e causato da una crisi economica,
sociale e culturale, quanto mai rovinosa. Ma non è certo il primo
caso: risale a un mese e mezzo fa l'assurda uccisione di due
impiegate della Regione Umbria, a opera di un imprenditore 43enne poi
suicidatosi. L'urgenza del dramma che stiamo vivendo doveva essere
palese a tutti molto prima di stamattina. Per capirci, eravamo già
molto in ritardo quando l'allora (e attuale, de facto) Presidente del
Consiglio vaneggiava su aerei pieni come scatolette di tonno e
ristoranti sovraffollati. Che la soluzione a questo stato di
gravissima emergenza sociale sia un governo studiato secondo il
manuale Cencelli e sostenuto, e in parte composto, dagli stessi
politici che hanno, nel migliore dei casi, chiuso gli occhi di fronte
al dissesto economico del nostro Paese mi pare davvero curioso.
Tra i tanti commenti sul
gesto folle di stamattina, ne ho sentito uno che mi ha fatto drizzare
le orecchie. Il giornalista metteva in luce come stia diventando
frequente in Italia l'uso di armi da fuoco e come questo ci stia
avvicinando agli Stati Uniti. A me pare che il fenomeno di
americanizzazione riguardi più la sperequazione sociale che
l'utilizzo di armi, questione comunque da tenere sotto stretta
sorveglianza. Mentre aumentava la disoccupazione, soprattutto
giovanile, e la classe media perdeva potere d'acquisto, gli ultimi
governi – e non solo – hanno pienamente sposato il principio
laissez-faire e le dottrine neoliberiste, già della Thatcher e di
Reagan, destituendo di senso i sindacati, togliendo ogni tipo di
potere decisionale ai lavoratori, abbattendo l'istruzione e la sanità
pubbliche, sventrando lo stato sociale e depauperando quegli enti
locali erogatori di servizi indispensabili per i cittadini. Questa
mirabile opera di annientamento non era obbligatoria. Si è trattato
di scelte politiche consapevoli e meditate, che hanno conseguito il
risultato di demolire ogni prospettiva di coesione sociale. In questa
società, oggi, la realizzazione dell'individuo prescinde totalmente
dalla realizzazione degli altri individui. Darwinismo 2.0, se
vogliamo.
Ora, in questa situazione
il Pd va a formare un governo con chi più di tutti ha incarnato
questo spirito individualistico, sia in politica che, sia detto per
inciso, nella vita personale. Mentre il Paese avrebbe seriamente
bisogno di provvedimenti di sinistra, il maggior partito della
sinistra italiana svolta a destra. Immagino bene dove andranno a
finire le battaglie sui diritti, sul rilancio economico, sul welfare,
sul contenimento delle disuguaglianze sociali. Immagino dove andranno
a finire gli otto punti.
Poi, sia chiaro, spero
che il governo Letta operi al meglio e faccia ciò che è chiamato a
fare per arginare questa reale emergenza sociale. Ma se si
dimentica il percorso che ci ha portati fin qui, non basterà certo
il Letta di turno.
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