domenica 28 aprile 2013

Governo di crisi



Se ne sono già sentite troppe circa il gravissimo episodio di violenza avvenuto stamattina davanti a Palazzo Chigi, mentre i ministri del nuovo governo Letta stavano giurando sulla Costituzione. Tralasciando, per non far torto all'intelligenza mia e di chi legge, le farneticazioni idiote di chi avrebbe desiderato e desidererebbe la morte dei politici, della casta e di tutti, tra i giudizi più meschini e strumentali si contano quelli volti a legittimare, proprio in virtù dell'attentato, il nuovo esecutivo.
È chiaro come il sole, infatti, che l'attentato odierno costituisca una manifestazione estrema e terribile di quello stato di disperazione ormai così diffuso tra i nostri concittadini e causato da una crisi economica, sociale e culturale, quanto mai rovinosa. Ma non è certo il primo caso: risale a un mese e mezzo fa l'assurda uccisione di due impiegate della Regione Umbria, a opera di un imprenditore 43enne poi suicidatosi. L'urgenza del dramma che stiamo vivendo doveva essere palese a tutti molto prima di stamattina. Per capirci, eravamo già molto in ritardo quando l'allora (e attuale, de facto) Presidente del Consiglio vaneggiava su aerei pieni come scatolette di tonno e ristoranti sovraffollati. Che la soluzione a questo stato di gravissima emergenza sociale sia un governo studiato secondo il manuale Cencelli e sostenuto, e in parte composto, dagli stessi politici che hanno, nel migliore dei casi, chiuso gli occhi di fronte al dissesto economico del nostro Paese mi pare davvero curioso.
Tra i tanti commenti sul gesto folle di stamattina, ne ho sentito uno che mi ha fatto drizzare le orecchie. Il giornalista metteva in luce come stia diventando frequente in Italia l'uso di armi da fuoco e come questo ci stia avvicinando agli Stati Uniti. A me pare che il fenomeno di americanizzazione riguardi più la sperequazione sociale che l'utilizzo di armi, questione comunque da tenere sotto stretta sorveglianza. Mentre aumentava la disoccupazione, soprattutto giovanile, e la classe media perdeva potere d'acquisto, gli ultimi governi – e non solo – hanno pienamente sposato il principio laissez-faire e le dottrine neoliberiste, già della Thatcher e di Reagan, destituendo di senso i sindacati, togliendo ogni tipo di potere decisionale ai lavoratori, abbattendo l'istruzione e la sanità pubbliche, sventrando lo stato sociale e depauperando quegli enti locali erogatori di servizi indispensabili per i cittadini. Questa mirabile opera di annientamento non era obbligatoria. Si è trattato di scelte politiche consapevoli e meditate, che hanno conseguito il risultato di demolire ogni prospettiva di coesione sociale. In questa società, oggi, la realizzazione dell'individuo prescinde totalmente dalla realizzazione degli altri individui. Darwinismo 2.0, se vogliamo.
Ora, in questa situazione il Pd va a formare un governo con chi più di tutti ha incarnato questo spirito individualistico, sia in politica che, sia detto per inciso, nella vita personale. Mentre il Paese avrebbe seriamente bisogno di provvedimenti di sinistra, il maggior partito della sinistra italiana svolta a destra. Immagino bene dove andranno a finire le battaglie sui diritti, sul rilancio economico, sul welfare, sul contenimento delle disuguaglianze sociali. Immagino dove andranno a finire gli otto punti.
Poi, sia chiaro, spero che il governo Letta operi al meglio e faccia ciò che è chiamato a fare per arginare questa reale emergenza sociale. Ma se si dimentica il percorso che ci ha portati fin qui, non basterà certo il Letta di turno.  

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