tag:blogger.com,1999:blog-12527515957339123652024-03-05T06:42:04.704+01:00Il Ghettoworldwide r-evolutionIl Ghettohttp://www.blogger.com/profile/07926546241153996797noreply@blogger.comBlogger709125tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-60768980394723967702014-05-21T00:34:00.000+02:002014-05-21T00:34:17.597+02:00Balle belle se han cinque stelle<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvCLlAr_UQdUtKL4KNCw__kk34M6i_uMxNKpXw8giLvS14II05bZJsL1dWYS7HSCx4jVNYZ_FqIOvaxdE-SJCAyYb2f1Gifjfpul2eb03N8uajiUqSj29q44v6yexDW-LO0TIRdQ_tjoA/s1600/alessandro-di-battista-cop1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvCLlAr_UQdUtKL4KNCw__kk34M6i_uMxNKpXw8giLvS14II05bZJsL1dWYS7HSCx4jVNYZ_FqIOvaxdE-SJCAyYb2f1Gifjfpul2eb03N8uajiUqSj29q44v6yexDW-LO0TIRdQ_tjoA/s1600/alessandro-di-battista-cop1.jpg" height="233" width="320" /></a></div>
<br />
Non mi pare strano che un
disoccupato o un inoccupato senza grande capacità di elaborazione
politica si animi vedendo Grillo sbraitare in tv o da un palco. È un
misto di rabbia, frustrazione, speranza di cambiamento, sfiducia,
intemperanza. Non mi stupisce e non mi indigna.<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ciò che mi stupisce e mi
indigna è la deliberata attività di manipolazione messa in atto,
senza scrupoli né senso del pudore, dallo stesso Grillo e dal suo
Movimento. La “teoria” è semplicissima: il Paese è stato
vessato da anni di malgoverno e la classe politica deve essere
mandata a casa e umiliata nella sua totalità. A sostituirla deve
essere una forza nuova (eh sì), fresca, pulita, immacolata, composta
da cittadini qualunque animati da mero spirito filantropico. Sottesa
è la logica manichea per cui chiunque vesta la casacca di un partito
è un colluso, un untore, addirittura, da stasera, un mafioso.
Chiunque. Da una parte il bene, dall'altra il male, nella più banale
delle teodicee da strada. E così si convincono le persone, i
potenziali elettori, che la soluzione a tutti i problemi è a portata
di mano e che non occorre neanche sforzarsi. Basta applicare la Legge
morale e divina e il gioco è fatto.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Poi magari il disoccupato
scopre che non è proprio così. O magari qualcuno glielo spiega. E
forse capisce che l'opposizione grillina in Parlamento è utile solo
al mantenimento dello status quo e possibilmente all'incremento
dell'elettorato; che la disinformazione non è patrimonio culturale
solo dei giornali di partito e delle tv berlusconiane ma anche della
rete e dalla stampa “libera”; che pensare di essere “oltre
Hitler” e aprire processi sommari su internet per politici e
giornalisti siano proposte poco ragionevoli e anche un tantinello
venate di autoritarismo; che, nel mondo delle sfumature tonali,
dipingere la realtà con il monocolore non è solo un errore, è
malafede; che la rinuncia ai rimborsi non è una rinuncia se non si
hanno i requisiti minimi per percepirli; che la politica è fatta di
contributi volontari ma anche di contributi pubblici, perché sono
garanzia di pluralismo e democrazia; che l'evasione fiscale non è
un'esclusiva per anime belle, ma che difficilmente chi si è fatto
pagare in nero milioni di euro sarà poi molto credibile in materia;
che le balle non sono diverse se sono targate Pd, Forza Italia o M5S, ma restano balle; che il bozzetto di genere per cui a un'Italia buona
fatta di cittadini comuni, onesti e integerrimi si contrappone
l'Italia della Casta e delle auto blu è un ritrattino buono a tenere
a freno la coscienza di tanti ma certo non a cambiare le cose; che
non essere né di destra né di sinistra vuol dire essere di destra.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Sì, perché la realtà,
mi dispiace, è un po' più complicata di così: la crisi ha cause
storiche e politiche ben definibili e rintracciabili in un Occidente
che si è gettato in pasto al liberismo più selvaggio, nel nome
della <i>sacrosanctitas</i> del divo mercato. In questo contesto in
Italia abbiamo dato sfogo alle forme più estrose di connivenza tra
concorrenza darwiniana e monopolio, in una commistione di interessi e
intrecci tra pubblico e privato in cui si sono infilati tutti, dal
banchiere fino all'ultimo dei dipendenti. Mangiando, chi più chi
meno, certo, come se non ci fosse un domani. Ma il domani è
arrivato, con una tavola imbandita dalla quale non cadono più né
briciole né avanzi. Si indigna oggi chi doveva indignarsi ieri, o
l'altro ieri; e si indigna pure molto male, affiggendo su una bacheca
virtuale la lista di proscrizione.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Quello che non sento,
mai, dalle parti di Sant'Ilario è un progetto, un'idea, una
proposta. Sento, in compenso, illazioni, piccoli sabotaggi,
meschinità, diffamazione e un'immensa operazione ipnotica, volta a
solleticare e assecondare le paure e i sentimenti più sordidi delle
persone, attraverso una comunicazione distorta, costantemente
artefatta e studiata con scienza grottescamente criminale.</div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Se devo scegliere,
grazie, mi tengo Giolitti.</div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-31014876802352068922014-02-25T21:52:00.000+01:002014-02-25T22:11:12.529+01:00Tra l'incudine e il martello (senza falce)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjd96DgmZwqvz_b0TjaPYzaGxDAU69vUsvhUtMQblrdZlqqRth8MOtCvqaSuHgZM9y_QWGbJuhUQDx5UCcm_hAf50QOKFXwJBnhr0jldh_YszLTA2hcX25A6J1w4iyLQvjmhGRPMuPic0Y/s1600/primarie-pd-candidati1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjd96DgmZwqvz_b0TjaPYzaGxDAU69vUsvhUtMQblrdZlqqRth8MOtCvqaSuHgZM9y_QWGbJuhUQDx5UCcm_hAf50QOKFXwJBnhr0jldh_YszLTA2hcX25A6J1w4iyLQvjmhGRPMuPic0Y/s1600/primarie-pd-candidati1.jpg" height="197" width="320" /></a></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ha ragione Civati. E lo
dico senza nascondere un enorme disagio. Perché avallare la sua
scelta di votare la fiducia a un governo nel quale non riconosco il
benché minimo segno di cambiamento rispetto a quello precedente, già
tante volte, ed evidentemente a ragione, criticato, è roba da
disturbo bipolare. Ed è, dirò di più, un governo anti-strategico,
nel quale si assume tutte le responsabilità la persona che più ha
saputo negli ultimi venti anni, dopo Berlusconi, catalizzare
l'attenzione mediatica e popolare e ottenere consenso. E ancora,
questo governo mi allarma perché è la prosecuzione di un processo
che, avviato con Monti (ma, dentro il Pd, da molto prima), si è
fatto strutturale e istituzionalmente riconosciuto. Difetta, direi in
via ontologica, di prospettiva politica, di condizioni esigibili, di
clausole e patti chiari. Pertanto, in questo senso, la mia sfiducia
non può che essere massima.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Eppure non ritengo la
decisione di Civati un errore. <i>In primis</i> perché i luoghi
deliberativi del partito, se sono stati precedentemente consultati,
vanno rispettati. Forse anche quando, come in questo caso, ciò che
vi si decide è frutto di accordini preventivamente stipulati <i>pro
domo alicuius </i>o, ben che vada
(ma si fa per dire), di sfrontate strategie volte al recupero di un
controllo interno perduto drammaticamente sul campo. Ma soprattutto
per una ragione molto pratica: non votare la fiducia significherebbe
espulsione dal partito e ciò comporterebbe, con tutta probabilità,
la vanificazione di tanti sforzi fatti nella prospettiva di
contaminare con i nostri contenuti un soggetto politico sempre meno
corrispondente al suo statuto e dalla natura sempre più ambigua e
spostata a destra. Il progetto resta lo stesso, anche in circostanze
sinceramente dolorose come queste: restituire al Pd un'identità e un
orizzonte, chiaramente connotati a sinistra, che superino finalmente
i giochi di potere autoreferenziali e la difesa delle rendite di
posizione. Ambizione forse arrogante, lo so.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
La
scelta non è di comodo: sarebbe stato molto più conveniente
allinearsi, votare con la maggioranza in direzione e contrattare
qualche posto nella squadra di governo. E non è certo incoerente
rispetto alle intenzioni sempre palesate. Anche se non mi stupisce
che in un partito la cui larga maggioranza, cuperliana e renziana
insieme, ha tradito clamorosamente il mandato elettorale, smentendo
programmi e propositi, i confini definitori tendano a essere molto
labili. Soprattutto quando si tratta di coerenza.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Nel
frattempo, come ampiamente preventivabile, Civati finisce tra
l'incudine e il martello, e cioè tra coloro che, all'esterno, gli
rimproverano irresolutezza e indecisione e coloro che, all'interno,
gli contestano la vocazione minoritaria e la ricerca di visibilità
personale. In entrambe le posizioni scorgo allarmato i segni,
peraltro già ampiamente visibili, della disgregazione del
ragionamento politico. Chi sta fuori e vorrebbe vedere Civati fuori
pone una pregiudiziale sul Pd, a prescindere da tutto: e lo fa con la
protervia di chi ha deciso che le cose non abbiano sfumature,
assumendo come criterio di corresponsabilità un voto di fiducia o la
mera appartenenza a un gruppo parlamentare, e senza aver mai mosso un
dito per costruire un progetto comune, almeno su questioni sulle
quali ci sarebbe convergenza programmatica. Ma vivere di rendita, una
rendita assai esigua peraltro, sulle inadeguatezze del maggior
partito della sinistra italiana è certamente più comodo che tentare
di contaminarlo positivamente.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
I
più motivati pongono come argomento la costruzione di una nuova
sinistra, inclusiva, trasparente, aperta, risoluta. Tema che mi
affascina molto, lo ammetto. Perché ritengo anch'io che ci sia molto
spazio alla sinistra del Pd, tra delusi, smarriti, arrabbiati. Ma,
prima dello spazio, occorre un progetto e prima ancora la volontà di
costruirlo. E mi pare che manchi l'una e, di conseguenza, anche
l'altro.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Chi
critica da dentro o non ha colto né la clamorosa inversione di
marcia effettuata da tutta la dirigenza sul tema del sostegno a
Letta, vero e proprio tabù la cui violazione veniva riservata
all'eretico Civati fino a due mesi e mezzo fa, né il pericoloso
precedente costituito da un cambio di governo deciso in un organo
tutto interno al maggior partito di maggioranza, come se le
istituzioni ne fossero una naturale propaggine, o non intende, per le
più svariate, e detestabili, ragioni. Per carità, va tutto bene.
Ma, prima di sentire delle critiche, vorrei assistere a una
consultazione referendaria aperta a tutti e a un'assemblea intesa
come luogo di discussione trasparente, preliminari a una qualunque
decisione importante di una qualunque delle sensibilità del partito.
Perché onestamente dispiace che i voti degli elettori siano sempre
utilizzati a fini personali. E dispiace pure che molti di loro si
facciano raggirare senza colpo ferire. Perché molti invece se ne
vanno; e poi succede che vincono gli altri o chi perde meno consensi
degli altri.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Non
lasciamo insomma. Nonostante tutto. Ma raddoppiamo. Lavoreremo per il
partito che doveva essere e non è stato. E per quello che dovrà
essere. Puntando sulla trasparenza, sull'etica pubblica, sulla
partecipazione, sulla sostenibilità ambientale, sulla riduzione dei
costi sul lavoro, sui diritti civili, su un'Europa diversa da quella
del rigore e dei dogmi economici, sull'uguaglianza, sulla centralità
della formazione e della cultura, sulla ricostruzione di una
collettività. Senza affrontare globalmente tutti questi temi, non si
uscirà da una crisi che, dovremmo averlo capito tutti, è
strutturale.
</div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-40480588034008874752013-12-13T13:46:00.001+01:002013-12-13T17:03:55.493+01:00Tra vecchio e nuovo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvT_piQNjbAgD9K3VjCJnqLscK3xJ-vJv7uHB8nWxmNjLyydPwQyNGLISZX3boLCc84FBoI1GSpuZO1jW6k5rWqK4qB8LM2O_5eNyPWQN3ikdWXBF0R37wUa140HSJQhJKt4bRG4mV1cI/s1600/forconi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="132" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvT_piQNjbAgD9K3VjCJnqLscK3xJ-vJv7uHB8nWxmNjLyydPwQyNGLISZX3boLCc84FBoI1GSpuZO1jW6k5rWqK4qB8LM2O_5eNyPWQN3ikdWXBF0R37wUa140HSJQhJKt4bRG4mV1cI/s200/forconi.jpg" width="200" /></a></div>
<br />
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Da un'intervista -
pubblicata da Repubblica - ad Andrea Zunino, uno dei leader del
movimento dei forconi, apprendiamo, tra le altre amenità, che il
modello politico a cui in Italia si dovrebbe guardare è il premier
ungherese Viktor Orbàn, che un ristretto gruppo di banchieri ebrei
tiene tutto il mondo alla catena e che Hitler, che era “probabilmente
pazzo”, ha reagito con l'antisemitismo per vendetta nei confronti
di finanziatori americani che gli avevano voltato le spalle. Il tutto
condito dalla specialità della casa: i politici sono tutti uguali,
le camere devono essere sciolte e il governo si deve dimettere per
lasciare il posto a un esecutivo di “solidarietà”, formato da
giuristi e costituzionalisti.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ora, non credo di andare
sotto la taccia di allarmista se dico che trovo considerazioni di
questo tipo oltremodo preoccupanti. La prima parola che mi è venuta
in mente è stata “deliranti”. Ma mi sono corretto. Il delirio è
uno stato allucinatorio e confusionale, nel quale il giudizio sulla
realtà risulta alterato. In questo caso non siamo davanti a un pazzo
psicotico: siamo davanti a un cittadino italiano che, seguito da
molti altri, ritiene che la via d'uscita dalla crisi e dalle
inefficienze di uno stato obiettivamente mal governato sia una svolta
autoritaria e nazionalista, sollecitata da una protesta portata
avanti con sistemi intimidatori, populisti e squadristi. Questo leggo
in queste dichiarazioni e negli eventi di cronaca. E francamente
provo una profonda inquietudine.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Beninteso, è del tutto
contraria alle mie intenzioni la volontà di difendere l'operato di
governi a volte deludenti e il più delle volte disastrosi, e, in
generale, una classe dirigente incompetente, furbetta, affarista e
quasi sempre interessata a difendere, con tutti i mezzi possibili, le
proprie rendite di posizione. Ma sono anche convinto che non è
giocando a freccette con le istituzioni del nostro paese che
troveremo la soluzione. Né, tanto meno, la troveremo pensando che il
nostro sistema sia organizzato in maniera dicotomica, con una netta e
distinguibile linea di demarcazione tra la cosiddetta “società
civile”, composta di nobili e magnanimi lavoratori sottopagati, e
una nebulosa ed eterogenea “casta”, di cui conosciamo solo una
caratteristica dirimente: “ruba”.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ecco di fronte a
semplificazioni di questo tipo mi vengono i brividi. Non solo perché
le approssimazioni, se possono essere utili a scopo meramente
didattico, quando vengono utilizzate in via assiomatica danno luogo a
distorsioni del reale, così profonde da compromettere un intero
sistema culturale e sociale; ma perché questi ragionamenti sono agli
antipodi di quella che è la proposta politica nella quale credo
fermamente e che cercherò di portare avanti in ogni occasione.
Proposta che è poi, in una parola, quella della collettività, e
cioè quella di una strategia volta a riconnettere i pezzi di un
tessuto sociale disperso, per i danni causati da un sistema
liberistico profondamente sperequativo e darwiniano, attraverso lo
strumento della mobilitazione cognitiva. Solo con la partecipazione,
declinata in tutti i suoi possibili sensi, dalla militanza in partiti
al semplice atto di informarsi, passando per l'attivazione di
strumenti volti alla socializzazione preliminare (e non a giochi
fatti) e aperta di decisioni che spettano all'amministrazione, si può
recuperare un corpo, nel quale il vuoto di rappresentanza o la
rassegnazione del “meno peggio” non siano i caratteri distintivi.
E i sentimenti di esclusione e inappartenenza siano marginalizzati il
più possibile.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
In un normale stato
democratico nessuno deve sentirsi estraneo né al diritto di
esprimere la propria opinione, nei limiti imposti dalla nostra
Costituzione, e di proporre soluzioni che portino benefici alla
comunità, né, però, al dovere di assumersi le responsabilità,
sempre con gradazioni differenti, di eventuali fallimenti e scelte
sbagliate. La nostra pagina nuova dovrebbe essere all'insegna di una
grande presa d'atto: una gestione oligarchica della vita politica
italiana è contraria a tutti i principi e le norme della vita
sociale, ma così è anche quel sistema sottocutaneo e che,
nondimeno, vediamo tutti i giorni sotto i nostri occhi, che ha
consentito che le cose prendessero questa piega. Un sistema
costituito da corruzione, clientelismo, nepotismo, infiltrazioni
mafiose, favori agli amici, corsie preferenziali, evasione fiscale.
Tutto nel nome di un motto mai ammesso ma sempre evidente,
auto-manifesto: se sono più furbo prevalgo. Se invertiamo i fattori
e ammettiamo che l'essere parte di una comunità implica l'attenzione
verso gli altri soggetti di questa stessa comunità e implica,
altresì, che la buona politica nasca dal concentrare tutte le forze
in un impegno di lettura critica del reale, forse abbiamo delle
speranze.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ecco perché mi
spaventano tanto le prese di posizione di Zunino, ma con lui tanti
altri che siedono anche in Parlamento: attraverso di esse filtra il
messaggio contrario, e cioè che destabilizzando le istituzioni e
invocando una rivoluzione in apparenza iconoclasta, che preveda la
sostituzione indiscriminata degli interpreti, ma che in realtà
lascia inalterati i meccanismi che hanno permesso a quegli interpreti
di prosperare, si possa in qualche modo uscire magicamente dalla
crisi. Non funziona così. Non andrà così. Vivremo ancora le stesse
situazioni se utilizzeremo ancora questi strumenti di lettura della
realtà. E assisteremo a giovani cinquantenni che, evidentemente
presumendo di essere stati calati da Marte l'altro ieri, urleranno la
propria frustrazione e il proprio bisogno di violenza repressa, al
contempo autoassolvendosi, deresponsabilizzandosi. Magari dopo anni
di disinteresse verso la società, la politica, la cultura.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Non stupisce che il passo
successivo, già tentato, sia il rogo dei libri, l'annientamento
degli strumenti di comprensione del reale.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Perché sarà anche vero
che la storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia e la
seconda come farsa. Ma questa farsa mi sembra già fin troppo
tragica. E non lo è da ieri.</div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-45560478390216629872013-12-04T16:40:00.000+01:002013-12-04T16:42:09.340+01:00Il voto utile<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2_jZQ7FnVGL_repen1iqoscsIfL-MbhjePVZd-UYE_gtbax5c-JcdcwRg47bXU94hndIEnqBet2w91LB7ylHPJFi4f8VAXk-puXBR_OFkwe3dOU4iteg3rvPeh9Yna-1ZbLzC4cgwz6M/s1600/Civati_640.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="208" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2_jZQ7FnVGL_repen1iqoscsIfL-MbhjePVZd-UYE_gtbax5c-JcdcwRg47bXU94hndIEnqBet2w91LB7ylHPJFi4f8VAXk-puXBR_OFkwe3dOU4iteg3rvPeh9Yna-1ZbLzC4cgwz6M/s400/Civati_640.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
È paradossale sentire
appelli al voto utile da parte di chi ha avallato lo slogan più
antiestetico, diseducativo e patetico che conosca. Mi riferisco
naturalmente alla campagna elettorale per le elezioni del febbraio
2013, culminata con l'argomento che meglio rappresenta appieno il
senso della povertà culturale della proposta politica: votateci
perché gli altri sono peggio.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
È paradossale, dicevo,
sentire questi appelli. Un po' perché mi pare che la cosa assuma i
tratti del patologico: ma, si sa, noi di sinistra, e in particolare
noi del Pd, siamo straordinariamente capaci di interrogarci per
decadi sui nostri sbagli, ripetendoli puntualmente e periodicamente.
Un po' perché dovremmo finirla di propinare alle persone ricette
meno che mediocri, facendo finta che non se ne possano trovare di
migliori. E un po' perché chiamare di nuovo a raccolta le truppe
contro un nemico comune, facendo finta che anche Civati giochi nella
sua squadra, è, prima ancora che una scorrettezza, una mossa triste.
Da basso impero. Di un impero basso da sempre.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Eh sì perché poi,
stringi stringi, il problema è la credibilità. E se per anni hai
predicato tutto il contrario di ciò che hai fatto, finisce che gli
appelli al voto utile suonino come appelli al voto inutile,
esattamente come i reiterati richiami a comportamenti responsabili
paiono sempre più incitamenti a comportamenti scapestrati e
criminali. Così l'impressione è che non resti altro che invocare un
voto di sinistra, buono a sedare gli animi di quegli iscritti
nostalgici del Pci, ma stancamente, come la ritualità consueta di
chi ha vissuto di questi espedienti e continuerà a farlo, sfruttando
le illusioni di una militanza troppo generosa, disposta a rinnovare
l'utopia della svolta a sinistra con la dirigenza che nella storia
della sinistra italiana ha più di tutte guardato (e non solo
guardato) a destra. Evidentemente da queste parti strabismo e
torcicollo non sono un problema.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Questa è la sinistra che
ha problemi a convivere con Renzi, ma non ne ha neanche un po' a
governare con Alfano, Formigoni e Giovanardi, non solo facendo finta
di poter risolvere con costoro questioni quali, tanto per dire, la
corruzione, la giustizia e i diritti civili, ma guardando a loro come
novelli Pericle a cui consegnare il timone di una destra europeista,
finalmente liberata da Berlusconi. Questa è la sinistra che,
all'improvviso, dopo anni di vanagloriosa ostentazione di diversità
rispetto agli altri, scopre che le primarie non sono più opportune
perché, motivazione ufficiale, riducono a pura mercificazione
elettorale e leaderistica ciò che dovrebbe essere un vero scontro
sui contenuti. Forse il problema è un altro ed è che lo strumento
delle primarie è stato utilizzato a uso e consumo di sempre più
floridi e numerosi capibastone, capaci di premiare la fedeltà
acritica e promuovere utili idioti. Ma, francamente, se un
ricercatore scoprisse il vaccino contro l'Aids e poi usasse tutto il
prototipo per farsi il bidet, dareste la colpa al vaccino o al
ricercatore? E forse, perdonatemi se tocco un tasto dolente, per la
prima volta il candidato più accreditato (e sponsorizzato) per la
vittoria non è quello designato. Le primarie sono, per così dire,
sfuggite di mano: vanno bene se acclamano con gioia e tripudio colui
che la dirigenza ha indicato come il migliore e non se, al contrario,
sulla base dei sondaggi e di abili trasformismi, portano da un'altra
parte una buona fetta della dirigenza stessa. Forse il problema è a
monte.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Questa è la sinistra che
si appella, ancora, al voto utile. E, ancora, si atteggia a unica
depositaria della verità storica, in quanto erede di una tradizione
che le attribuisce i crismi dell'<i>auctoritas</i>. Una tradizione
che, non gli altri, ma questa dirigenza ha gettato al vento,
prendendo da essa solo ciò che era rigorosamente da scartare, come
la disciplina di partito (senza un partito), i meccanismi cooptativi
e l'élitarismo da egemonia culturale (senza l'egemonia culturale).
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Domenica prossima andrò
a votare Civati, anche contro questa logica arrogante e meschina. Ma
soprattutto perché ritengo che il voto sia sempre utile quando nasce
da una riflessione attenta e da un'analisi critica della realtà che
ci circonda. E mi sentirò straordinariamente utile, perché
contribuirò, nel mio piccolo, alla costruzione di un partito diverso
da quello che abbiamo visto finora, un partito orientato davvero a
sinistra, senza incrostazioni di potere, senza timidezza, senza
ambiguità, senza fraintendimenti, senza paura di scontentare
qualcuno (che non ci voterà mai, tra l'altro), senza subalternità.
Un partito che finalmente affronti a muso duro la crisi democratica
che ci investe in Italia e in Europa e che sappia trovare nuove
strade per la rappresentanza, perché non esiste male peggiore per
una democrazia che abbandonare altissime percentuali di elettori,
lasciandoli in preda alla disperazione sociale e alla mancanza di
punti di riferimento politici. E voterò Civati perché credo che il
Civoti non sia solo un gioco di parole, ma una linea d'azione ben
precisa, che fa della collettività e della mobilitazione cognitiva
il proprio credo. Voterò Civati perché temi come l'ambiente, la
cultura, il lavoro, l'istruzione e i diritti civili non possono
essere affrontati né con superficialità né con l'ipocrisia di chi
incarna la continuità con una classe dirigente disastrosa, che ha
abbandonato gli elettori, per rinchiudersi nelle strategie di
palazzo, tra le intercapedini della sussistenza e della rendita di
posizione, impermeabile ai cambiamenti e al rinnovamento della
società. Incapace di fare ciò un politico dovrebbe saper fare
meglio: ascoltare.</div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Domenica andrò a votare
Civati perché il ruolo della sinistra è quello di cambiare lo
<i>status quo</i> e i rapporti di
forza. Sarà un voto utile, perché so dove andrà a finire e cosa ne
faremo. Siamo all'inizio di una lunga storia. Non finisce l'8. Inizia
il 9.
</div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-6466949680060561992013-11-10T13:35:00.002+01:002013-11-10T14:42:04.806+01:00Non prendiamocela con Renzi<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhI-PaEH0h6w0Wc08JiqUFLqU0-YbxWr_vdJwHA0eCYx4hDeGUVY5pwvl5JqT283kPYNlkK_ECC0TtXCDR2YjsSsxAQTo_wEJ5wSv_m8qkjV6x6Ve12zF-Y0dyqCIo-Ef-eQcbIt-ieotw/s1600/Matteo-Renzi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhI-PaEH0h6w0Wc08JiqUFLqU0-YbxWr_vdJwHA0eCYx4hDeGUVY5pwvl5JqT283kPYNlkK_ECC0TtXCDR2YjsSsxAQTo_wEJ5wSv_m8qkjV6x6Ve12zF-Y0dyqCIo-Ef-eQcbIt-ieotw/s320/Matteo-Renzi.jpg" width="280" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Un ritornello gaiamente
cantilenato e divulgato come la più inoppugnabile delle verità dice
che il Pd è l'unico partito rimasto in Italia, plurale, vivo,
intessuto di discussione libera e, in alcuni casi, eterodossa.
Mettiamoci d'accordo però: se vogliamo usare questo spot come mero
motto propagandistico, ci posso anche stare. Però si avvertano tutti
i militanti e i simpatizzanti che solo di campagna pubblicitaria si
tratta; non ci credano davvero. Perché purtroppo non è così. E non
lo dico con leggerezza, né, tanto meno, con soddisfazione. Ma con
profonda delusione e grave sconforto.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Lo stesso ritornello
abusato di cui sopra impone un pensiero altrettanto distorto: con
Renzi avremo un partito padronale, nel quale i militanti saranno
pressoché ridotti al silenzio, svuotati delle loro funzioni di
elaborazione politica e di influenza sulle decisioni della dirigenza.
In tre parole, strumenti del leader. Scusatemi, signori, e perdonate
il mio eccesso di sincerità e fors'anche di cinismo, ma questo
processo, che si immagina come repentino e automatico dopo l'elezione
di Renzi alla segreteria del Pd, è in corso da molti anni e ha
individuato nella figura del sindaco di Firenze la propaggine più
coerente e allineata.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Abbiamo stigmatizzato
Renzi per le sue presunte simpatie destrorse e per il suo culto
spinto della personalità, senza accorgerci che dentro il Pd le
simpatie destrorse e il culto delle personalità sono prassi così
ben attestate che neanche ci si fa più caso. In questo senso
l'ascesa dell'ex Margherita non può che essere intesa come normale
processo di derivazione deterministica. Non è stato Renzi a farsi
propugnatore della bicamerale con il primo Berlusconi, non è stato
Renzi a sostenere insieme a lui il governo Monti, non è stato Renzi a
contribuire, grazie alle numerose assenze, all'approvazione dello
scudo fiscale, non è stato Renzi in prima persona ad avallare queste
nostre lodatissime larghe intese. Che sono strette, di orizzonte
culturale e di prospettiva, ma lunghe, lunghissime. E,
paradossalmente, vivono alla giornata. In tutte queste occasioni, e
nelle mille altre che non ho citato, era presente, eccome, l'attuale
e sempiterna dirigenza, di stampo quanto mai oligarchico, del Pd, che
ha anche il coraggio di intestarsi battaglie culturali e di
rinnovamento, una parte a spingere il carro del segretario <i>in
pectore</i> e una parte a spingere quello di chi di questa dirigenza
costituisce il rappresentante ultimo.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Caliamo la maschera, per
cortesia. Renzi è il frutto di quel trentennio liberista e di quel
ventennio berlusconiano che il maggior partito della sinistra
italiana non solo non ha saputo contrastare, non costruendo mai
un'alternativa credibile e allettante per i nostri concittadini, ma
ha concretamente favorito nelle sue manifestazioni più becere. Diamo
un'occhiata alle realtà locali: circoli ridotti al silenzio,
abbandonati, senza un coordinamento politico, senza più neanche la
capacità di elaborare critiche, proposte, visioni del mondo
differenti da quelle che la dirigenza, da sempre, cala dall'alto.
Quale grado di incidenza ha la politica dal basso? In che misura
prende parte alle decisioni che si prendono, non dico a Roma, ma
nelle province, nei comuni, nelle nostre federazioni? Quale grado di
autonomia ha rispetto al volere del notabile di turno? La realtà è
che, già da molti anni, la nostra dirigenza intende la militanza e i
circoli solo come bassa manovalanza per le feste e come comitati di
sostegno personalistico. In questo processo va avanti chi si è
mostrato più fedele e meglio ha saputo canalizzare le forze delle
persone, convincerle, nonostante le delusioni e le frustrazioni, che
vale ancora la pena sforzarsi, rimetterci tempo e risorse economiche,
per un ideale più alto. Che nel migliore dei casi corrisponde al
mantenimento delle posizioni verticistiche dei dirigenti e dei
feudatari a cui si risponde. Rapporti solo fiduciari, venati di
cecità fideistica, acriticità, acquiescenza. Anche grazie a noi
prosperano fallimenti e cattiva politica. E Renzi in tutto questo
c'entra al contempo tantissimo e pochissimo. Renzi, per così dire,
semplifica il processo e abbandona l'ottimismo di chi, come me e
molti altri, ritiene che il partito debba essere un'altra cosa e
debba essere un luogo in cui si mettono a confronto le competenze di
tutti e si elabora, dal basso, una strategia per trovare le
contromisure ai problemi che la società, specialmente quella
attuale, individualistica come mai nella storia, ci pone di fronte.
Riduce il partito a struttura al servizio suo. Ma non lo dice per
primo. E il partito così com'è, da molti anni, è al servizio di
molti. Molti che poi si scontrano tra di loro: per ragioni non certo
nobili.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Rendiamocene conto e
reagiamo. Perché nessuno ha la verità in tasca e men che meno
coloro che ci governano. E perché contare, e non contarsi, è una
precondizione per stare in una comunità, di qualunque natura essa
sia. Figuriamoci se si tratta di un partito.</div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Non è Renzi che dobbiamo
combattere, ma il Renzi che è dentro tutti noi. E c'è da molto
tempo. Da molto prima di Renzi. </div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-9965882755636035752013-10-29T00:01:00.003+01:002013-10-29T09:53:09.964+01:00Con soluzione di continuità<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3wuKRvS4VmOgu2bGkMYJ2MdOhFXNmCtpAIAxdXWyVhnRSY4pk8wPy9XYuT0cOohEzSURJY12gzNgHL2evnFfLX1HmDaezcZngzXp6eoVWJG5IqmweBiwINrrV6-26ipIVNVviLf_0tus/s1600/cambiamento.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3wuKRvS4VmOgu2bGkMYJ2MdOhFXNmCtpAIAxdXWyVhnRSY4pk8wPy9XYuT0cOohEzSURJY12gzNgHL2evnFfLX1HmDaezcZngzXp6eoVWJG5IqmweBiwINrrV6-26ipIVNVviLf_0tus/s1600/cambiamento.jpg" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Che si vada nella
direzione corretta lo dimostra la calcolata e deliberata indifferenza
di Vendola. Civati ha individuato nella sinistra dispersa, delusa,
derelitta e smarrita il proprio destinatario principale. Ha scelto di
rappresentare una parte ben definita, chiaramente e senza ipocrisie:
perché la politica è fatta di scelte ed è parziale, anche
nell'inclusività. Se si sceglie un destinatario principale non è
per sfavorire gli altri, ma perché si ritiene che, attraverso quella
scelta, tutti possano trarre beneficio. Questione di gusti. Questione
di convinzioni. Il problema è averne almeno una, ogni tanto.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ebbene, tra chi ha deciso
di non decidere, fingendo di parlare a chiunque, indipendentemente
dai contenuti e dagli interessi, e riproponendo il cliché abusato
del salvatore della patria, intriso di tinte messianiche e del culto
dell'eroe, e tra chi ha deciso di proseguire sulla via della
socialdemocrazia di facciata, con competenza anche reale, per l'amor
del cielo, ma anche con un carico ingombrante e fallimentare di
un'intera classe dirigente prevalentemente reduce dal Pci e che da
quella tradizione ha volontariamente cacciato Marx e Gramsci, conservandoli in via residuale e a livello catacretico, per tenersi le strategie
dirigiste e le pratiche cooptative, senza sintesi, senza discussione,
senza elaborazione e senz'anima, ho scelto, con molti altri, di
aderire a una terza via che si propone di far saltare i meccanismi
fallimentari che ci hanno condotto nel ventennio berlusconiano e nel
trentennio liberista. Una via che ritiene che l'avvitamento sul primo
e sul secondo non possano costituire una via d'uscita rispetto alla
crisi nazionale e globale. Una via che si prefissa come obiettivo il
cambiamento radicale della classe dirigente attuale, non nel nome di
un rinnovamento generazionale, ma nel nome di una rivoluzione
culturale e di pensiero. Una via che ha definito le proprie linee
programmatiche, e con esse le persone a cui si rivolge, e che
stabilisce una volta per tutte che il ruolo ontologico della sinistra
è quello di modificare i rapporti di potere e lo status quo, contro
le sperequazioni e le ingiustizie sociali. Per il consolidamento
dello stato delle cose esiste già una casa comoda comoda, con pareti
solidissime e, coerentemente con la propria strategia in campo
ambientale, con cemento armato un po' dappertutto: ha una
collocazione chiarissima e un compito semplice e si chiama destra. E
andrebbe lasciata agli altri.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Poi c'è la politica:
derelitta, autoreferenziale, insufficiente, storicamente sconfitta,
in crisi di identità e senza soluzioni. Proseguire sulla strada
battuta o, persino peggio, elaborare strepitose palingenesi a
braccetto con gli interpreti principali di una fase socio-culturale
avvilente sotto tutti i punti di vista significa consegnare il paese
ai nazionalismi, alla violenza e al terrorismo. Sta già succedendo e
non è un processo destinato a esaurirsi senza una reale svolta
storica. La soluzione non è assecondare ventate populistiche
funzionali al consolidamento di altre rendite di posizione, ma
avviare pratiche virtuose, attraverso il buon esempio sotto il
profilo della moralità pubblica e attraverso il rafforzamento dei
servizi fondamentali del cittadino. Non si fronteggia la riluttanza
berlusconiana verso le forme della legalità e del rispetto delle
norme del vivere collettivo con un partito schiacciato sullo stato e
con i vecchi sistemi di corruzione e distribuzione di potere mirata e
strumentale.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Al congresso voterò e
sosterrò Civati. Non certo cadendo nella trappola del culto
personalistico del risolutore provvidenziale né con l'illusione che
le cose possano mutare drasticamente con un click, ma con lo spirito
di chi inizia un progetto in un gruppo compatto, determinato e
indipendente nel pensiero e nella libertà d'azione. Chi vorrà
essere con me, con noi, in una battaglia durissima che non conoscerà
esclusione di colpi, sarà il benvenuto. Insieme potremmo persino
organizzare un altro congresso, in cui la natura del partito, la
funzione delle larghe intese e le scelte di principio possano anche
essere discusse sul serio e da tutte le parti in causa. Per ora, per
questo congresso, se vi accontentate, ci siamo noi. </div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-9599262391647587352013-08-30T12:09:00.003+02:002013-08-30T12:10:19.318+02:00Le parole che non ti ho detto (perché non potevo dirtele)<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrRBu1gb_XIhwl-wsNW2Ew73wk-wpGPRh8OxQm2gYUb5a94zkjAhyphenhyphenqPV-i6SzlArAJ1ezwNpiZxqjgbzaO3a7oCYiz6tGZ20Kfr7IPZZ6YM71zMiRo0df9P8ss9GnusAY-oJL-RASgAl0/s1600/Fotolia_13984998_XS-250x224.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrRBu1gb_XIhwl-wsNW2Ew73wk-wpGPRh8OxQm2gYUb5a94zkjAhyphenhyphenqPV-i6SzlArAJ1ezwNpiZxqjgbzaO3a7oCYiz6tGZ20Kfr7IPZZ6YM71zMiRo0df9P8ss9GnusAY-oJL-RASgAl0/s1600/Fotolia_13984998_XS-250x224.jpg" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
C'è un ritornello
abusato; dice che la sinistra italiana non vince perché non sa
comunicare. Quante altre elezioni si dovranno perdere prima di
prendere coscienza del fatto che il problema non è formale ma
strutturale e riguarda i contenuti? Per quanti esperti in
comunicazione, marketing, promozione si possano assumere non se ne
troverà uno in grado di elaborare una strategia vincente, nella
totale assenza di idee, proposte e progetti, anche a breve termine,
nella quale ci troviamo a destreggiarci. Le campagne elettorali
disastrose cui abbiamo dovuto assistere non sono il frutto sfortunato
di un'incapacità momentanea o di uno stato di stordimento
generalizzato, ma il prodotto di una mancanza di dialettica interna e
di elaborazione sintetica di una proposta convincente e univoca, non
soggetta ad ambiguità ed equivoci. Il tentativo di far convivere due
anime differenti e, per molti aspetti, alternative non ha dato i suoi
frutti perché non poteva darli, nella sua natura tutta politicista e
poco sincera. La rincorsa ai cosiddetti moderati ha sortito come
unico risultato tangibile lo snaturamento della sinistra, incapace
ormai di farsi interprete credibile delle necessità delle fasce
sociali più deboli e di istanze di rinnovamento vero rispetto a un
sistema economico e sociale fallimentare. In altre parole, abbiamo
lasciato a casa Marx e Gramsci, se non attraverso un uso residuale e
puntualmente distorto, e ci siamo tenuti l'apparato e i sistemi
corazzati di conservazione del potere. Per la paura di alienarci il
voto di chi avrebbe dovuto farci vincere e non ci ha mai fatto
vincere, abbiamo rinunciato alla creazione di una piattaforma di
discussione, in grado di avviare un percorso di crescita politica
inclusivo e spregiudicato, mai visto prima. Che è rimasto solo sulla
carta, nel bellissimo statuto che il Pd cita solo in prossimità di
primarie che sempre di più assomigliano a un costumino stretto
stretto, dal quale le pudenda inevitabilmente fuoriescono.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Inutile dire che non ha
funzionato nulla. Il messaggio non è mai arrivato a nessuno perché
le mille anime interne al Pd non hanno mai cercato un punto di
convergenza o valori condivisi differenti dalla mera
autoconservazione. Nessuno è mai riuscito a comprendere quale sia la
posizione del Pd sul lavoro, sui diritti civili, sul ruolo delle
forze armate, sull'etica pubblica, quali siano le proposte nel campo
delle politiche ambientali, quale sia il piano industriale ritenuto
indispensabile allo sviluppo del Paese, quale sia la forma di
rappresentanza democratica indicata, quale sia il piano economico per
uscire da una crisi, non solo economica ma culturale, che fa sentire
in tutta la sua forza lacerante il bisogno di una sinistra seria e
credibile. Il Pd e il centrosinistra non hanno saputo offrire una
visione del mondo alternativa alla logica anti-statalista, cinica e
individualista, che vede nelle regole imposte per il vivere comune un
serio ostacolo all'autoaffermazione del sé e di cui Berlusconi è il
campione.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Di questa condizione sono
il riflesso tutte le decisioni e le non decisioni prese dall'attuale
governo. Ultima, solo in ordine di tempo, quella sull'IMU, sconfitta
del Pd su tutta la linea e simbolo di una subalternità che,
francamente, non era difficile prevedere. Un prezzo che tutti noi
pagheremo, attraverso una tassa diversa e più vessatoria nei
confronti di chi meno può permetterselo e attraverso il previsto
aumento dell'IVA, per bloccare il quale, ovviamente, mancano le
coperture. Quando la negoziabilità di tutti i valori diventa
ordinaria amministrazione, può succedere anche questo.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Non sorprende allora il
linguaggio trito e acquitrinoso con il quale siamo costretti a fare i
conti tutti i giorni. Mutamenti semantici, costrutti perifrastici,
indeterminatezza lessicale sono lo specchio di una disfatta
valoriale, prima ancora che politica. La cautela morbosa e la
retorica speciosa sono le forme con le quali il Pd si manifesta e si
rapporta con il mondo e con un elettorato che è distante anni-luce e
al quale piacciono pochissimo i meccanismi abituali di sopravvivenza
del politico doc. Questi elettori non dovrebbe esplodere in
fragorose risate al sentire parole come “responsabilità”,
“libertà”, “amore”, “crisi”. A questi elettori,
potenziali, da riconquistare e da conservare, piacerebbe sentire
parole vecchie ma vive quali “uguaglianza”, “diritti”,
“progressività”, “giustizia”, “passione”,
“redistribuzione”, “servizi”, “tutela”, “welfare”,
“cultura”, “società”, “solidarietà”. A costoro
piacerebbe che queste parole, nei rari casi in cui vengono usate, non
fossero corpi morti e rispondessero a un significato.
</div>
Sono le parole che
non ti ho detto. E quando te le ho dette non dicevano niente.Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-64321813170973671222013-08-06T10:46:00.002+02:002013-08-06T10:46:54.502+02:00Le nostre condanne<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzTPVjLAWpfAAJ6gUy2spm-eO8H9By-CDRf4H9tgLjRcQJFVxDjCvG9RbgxLO5-H2gYvRFiaBvNK1XfnehvbhW1K120mfRNWivrz8C3ogW9qqfqT09KQXWfOzPGvRukqAitX1JGbw0qjk/s1600/silvio-berlusconi-piange-02.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzTPVjLAWpfAAJ6gUy2spm-eO8H9By-CDRf4H9tgLjRcQJFVxDjCvG9RbgxLO5-H2gYvRFiaBvNK1XfnehvbhW1K120mfRNWivrz8C3ogW9qqfqT09KQXWfOzPGvRukqAitX1JGbw0qjk/s320/silvio-berlusconi-piange-02.jpg" width="212" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Vent'anni da un video
all'altro. Vent'anni per tornare al simbolo di Forza Italia, mentre
l'Italia boccheggia travolta dalla crisi economica, dalla pochezza
culturale, dal malaffare, dal malcostume, dall'incoraggiamento
all'illegalità e dal dileggio costante delle istituzioni. Berlusconi
appare ringiovanito nell'aspetto ma appesantito nella fedina penale:
la sentenza di condanna a quattro anni di reclusione passata in
giudicato è un medaglietta al disonore che neanche i cavillatori
professionisti alla sua corte sono riusciti a evitargli. A coronare
l'evento si sprecano i titoli trionfalistici sui giornali stranieri,
che prima e meglio di noi hanno compreso le qualità del nostro ex
(ex?) Presidente del consiglio ma troppe volte l'hanno dato per
morto, sbagliandosi di grosso.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
La sentenza della
Cassazione sancisce definitivamente l'ignominia di uno Stato il cui
primo ministro per un totale di dieci lunghi anni, nonché attuale
rappresentante al Senato, è un frodatore conclamato. Come se non
bastasse, a ciò si aggiunge la tenuta dell'attuale governo, imposto,
a detta dei sostenitori, dall'urgenza della crisi economica e dalla
necessità di tenere a bada i mercati e, a detta dei più fantasiosi
teorici, dalla strategia di uscita dal berlusconismo insieme a
Berlusconi, con annesse scommesse sull'evoluzione politica della
destra italiana in senso europeo.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
E infatti, ampiamente
prevedibili, arrivano le richieste di grazia al Presidente della
Repubblica, le trattative per tramutare l'affaire in un novello caso
Sallusti, le minacce alla tenuta del governo e i dubbi sulla
decadenza del Cavaliere. C'è persino chi, sottraendosi alla retorica
della pacificazione, parla di “guerra civile”. E poi,
naturalmente, l'immancabile farsa dell'aizzatore di popoli che
rassicura gli alleati e, al contempo, tra un piantino e un altro,
spara cannonate sulla nostra democrazia e sulla nostra costituzione,
parole eversive che dovrebbero inorridire chiunque non provi
disprezzo per le istituzioni.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ma queste sono cose che
sapevamo già. Le sapevamo anche prima del 25 febbraio scorso e prima
della formazione di questo governo. Le sapevamo anche quando coloro
che andavano sbraitando che un governo con Brunetta e Cicchitto non
era un'ipotesi contemplata si sono affannati a sperticarsi in
articolate argomentazioni sul senso di responsabilità e sulle grandi
prospettive che una grosse koalition avrebbe aperto, relegando temi
quali i diritti civili e le misure sociali e per il lavoro al
cosiddetto benaltrismo. Le sappiamo a maggior ragione adesso.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Berlusconi era
politicamente morto nel novembre del 2011. Il Pd l'ha resuscitato con
una campagna elettorale disastrosa prima e l'ha sostanzialmente
rimesso al suo posto poi, ignorando il messaggio forte e chiaro che
veniva dagli elettori, i quali avevano affermato chiaramente che
tutto avrebbero voluto vedere fuorché una riedizione del governo
Monti senza tecnici, riversando su Grillo aspettative che lo stesso
Grillo, per scelta deliberata e non solo per incapacità, non ha mai
voluto soddisfare. Chi ha lavorato da sempre alla soluzione delle
larghe intese è stato così compensato degli sforzi che neanche ha
dovuto fare. Che fosse un'idea stupida, nella sostanza noncurante,
checché se ne dica, delle sorti del Paese e puramente conservativa,
era chiaro a chiunque lo volesse vedere. È una soluzione che ha
fatto male: al Pd, alla credibilità già ai minimi storici della
nostra classe dirigente e delle nostre istituzioni, al Paese.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
La sentenza, a cui
evidentemente non solo Ghedini sperava di non arrivare mai, pone un
problema politico di difficile gestione: forse non basteranno neanche
più le clamorose arrampicate sugli specchi di cui le nostre
oligarchie intellettuali ci hanno deliziato. O forse dovremmo
semplicemente rassegnarci all'idea che farci dettare l'agenda di
governo da un pregiudicato sia davvero il male minore. Chissà quali
preoccupazioni avranno ora all'estero: la stabilità di un governo
italiano capace di rinviare qualunque decisione alle calende greche o
il fatto che un frodatore del fisco faccia la parte del leone al suo
interno?
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ma, come si è già
detto, queste cose le sapevamo già. E la realtà è che non è più
credibile chi nel Pd, ora, prova a fare la voce grossa. Non siamo
pronti al voto, non siamo pronti a porre condizioni, non siamo pronti
ad affrontare le sfide che il Paese ci ha chiamato ad affrontare
qualche mese fa. Figurarsi se siamo in grado di dire la verità e
cioè che il governo Letta è il miglior salvacondotto possibile per
Berlusconi e che la sentenza lo condanna dal punto di vista
giudiziario ma non da quello politico. Per quello dovevano bastare le
scorse elezioni, quando sei milioni di persone hanno deciso di votare
qualcos'altro o di non votare proprio. E, tanto meno, siamo pronti a
proporci come un'alternativa solida e affidabile ai partiti padronali
e demagogici, continuamente puntati al ribasso culturale, civile,
morale. Non siamo pronti a voltare pagina perché in troppi non lo
vogliono fare e perché non se ne può neppure discutere. Non siamo
disposti a modificare forme di rappresentanza che nessuno sente più
come soddisfacenti, né siamo disposti a rimetterci in gioco
accettando la sfida della partecipazione vera, attiva e consapevole.
</div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Eppure sono necessità
stringenti; sono, queste sì, urgenze reali. L'Italia e l'Europa
hanno un bisogno inderogabile di discontinuità, di cambiamento e di
sinistra. Ma davvero non hanno bisogno di questo Pd. </div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-48356839771848282172013-07-17T23:15:00.000+02:002013-07-17T23:28:02.350+02:00Quando migrano gli oranghi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4Kh5xOHmInML-RyN6CHADQG2Fr3EMZvG1cz2Hp-ZJ1OKY5LBglCzvkACIuO68iiL8PRz57A_RYA6prSd1pL8OcalWJ8bZdELwW9bkQ1rC84ma79Cc9V1EiGcRIRr40DjWbMph2GpBxck/s1600/orango.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4Kh5xOHmInML-RyN6CHADQG2Fr3EMZvG1cz2Hp-ZJ1OKY5LBglCzvkACIuO68iiL8PRz57A_RYA6prSd1pL8OcalWJ8bZdELwW9bkQ1rC84ma79Cc9V1EiGcRIRr40DjWbMph2GpBxck/s320/orango.jpeg" width="320" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
C'è tantissima ipocrisia
nell'atteggiamento di chi relega il tema dell'immigrazione a
un ruolo di rincalzo nel contesto delle cosiddette priorità del
nostro Paese, priorità peraltro, ammesso lo siano davvero, sempre
rinviate alle calende greche. Dietro alla melmosità di queste
argomentazioni si cela soltanto, neanche troppo latente, il desiderio
di chiudere la porta prima ancora di mettere la mano sulla maniglia.
È solo una questione di ostilità pregiudiziale, pigrizia di
intelletto, malafede studiata.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
In realtà il fenomeno
migratorio è una componente ineludibile del mondo contemporaneo,
oltre che una costante antropologica dell'essere umano, e va
analizzato in tutti i suoi aspetti, possibilmente senza paraocchi
ideologici. In primis l'aspetto economico: gli immigrati regolarmente
residenti in Italia sono più di 5 milioni, producono il 12% del
prodotto interno lordo nazionale e contribuiscono alle casse
dell'INPS per circa 7.5 miliardi all'anno, quasi sempre non
riscuotendo il dovuto per mancanza di accordi bilaterali tra i paesi
o per assenza di requisiti in termini di anni di contributi. Per lo
più lavorano in posizioni non ambite dagli Italiani e costituiscono
un motore ineliminabile per la sopravvivenza delle nostre imprese.
Gli imprenditori stranieri sono in costante aumento e si concentrano
nel settore del commercio, della manifattura e dell'edilizia: in
molti casi danno lavoro agli stessi Italiani. Se per un giorno
soltanto tutti i lavoratori immigrati smettessero di lavorare, il
paese rimarrebbe bloccato con conseguenze inimmaginabili. Dal punto
di vista demografico l'immigrazione rappresenta una vera e propria
ancora di salvataggio, poiché va a supplire alla scarsa natalità
italiana, producendo linfa vitale e ricambio generazionale. Certo,
ciò farà storcere il naso ai puristi della razza italica, o padana,
o ariana, ma tant'è. Sul piano culturale i flussi migratori
significano nuove possibilità di mettersi in gioco, significano
confronto con l'alterità e scoperta della propria identità, prima
ancora di quella altrui. La società interculturale cui dobbiamo
andare incontro è prima di tutto una sfida rispettosa e stimolante:
non comporta alcuna perdita sul piano identitario, ma acquisizioni e
prospettive di crescita. Certo, occorre mettersi in gioco e conoscere
l'altro con un atteggiamento, guidato e coordinato dal mondo delle
istituzioni e dall'associazionismo, di reciproca curiosità e fattiva
collaborazione. Senza chiusure, senza falsi miti, senza un
solidarismo di facciata, controproducente e troppo spesso opposto e
percepito come unica reale alternativa alla becera propaganda della
destra e della Lega.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
D'altra parte è proprio
dalla squallida deriva subculturale delle camicie verdi che escono
fuori le dichiarazioni razziste del vicepresidente del Senato
Calderoli. Con a ruota gli immancabili cretini della seconda ora,
tipo Serenella Fucksia, che, evidentemente provata dalla singolarità
del nome che porta, non ha voluto far mancare il suo contributo,
chiarendo che l'accostamento all'animale non deve essere considerato
un insulto e aggiungendo che Calderoli è in effetti il miglior
vicepresidente del Senato che si possa desiderare. Insomma, dare
dell'orango a un ministro di origini congolese ci può stare. E
l'ideatore del Porcellum non è neanche poi disprezzabile quando si
mette a fare il suo lavoro. È dotato, ma si impegna poco, il
ragazzo.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ecco, ma non si pensi che
questi comportamenti siano il frutto un po' sopra le righe di qualche
esponente politico vulcanico o particolarmente brioso. Alle spalle
c'è, ben forte, una componente paraideologica, capace di evocare e
destare le paure riposte delle persone: se il diverso può
raggiungere i più alti gradi delle istituzioni italiani, la minaccia
è tangibile; è più che una minaccia. Le dichiarazioni di Calderoli
sono contro un'idea di società e contro un modello di sviluppo,
oltre che contro una persona specifica.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
L'obiettivo che si deve
perseguire va esattamente nella direzione contraria e passa dallo ius
soli e dal diritto di voto, da una scuola più ricettiva e più
attenta all'interscambio culturale a strutture capaci di favorire
l'integrazione e la compenetrazione reciproca. Non esistono cittadini
senza rappresentanza e senza punti di riferimenti istituzionali.
Arroccarsi su posizioni di diffidenza o finanche di ostilità serve
solo a negare che l'immigrazione ha potenzialità inesauribili, sia
in termini di sviluppo economico sia in termini di sbocchi
occupazionali. E ciò sia detto senza volere disconoscere gli
inevitabili problemi di convivenza che il fenomeno ha creato, crea e
creerà. Il punto è sapere affrontarli, magari risolvendoli quando
sono ancora in nuce.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
E questo compito spetta
alla sinistra. Solo una politica miope, o meglio cieca, ha potuto
soffrire la concorrenza leghista, senza opporre certezze, parole
chiare e contenuti forti. Solo una sinistra senza valori differenti
da quelli dell'autoconservazione ha potuto abbandonare alla deriva
gli ultimi e farsi subalterna rispetto a coloro che hanno votato la
Bossi-Fini, confinando nella categoria di incidentale scocciatura la
tutela dei diritti delle persone.</div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-24924768290797203972013-07-11T19:05:00.003+02:002013-07-11T19:06:46.519+02:00Camere da Letta<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjk4PvPYuuOf1sZPusuWhrgjzCvwubhqgvgzWCgJfDeki6cUqf5jEepxgt5f4iEK9k7rdsDYjlvGbYisC__PlDZwE7hYsFiryiv1tg74F2U7yKHrRELj-M3r2TcOy1GJx_yYUA208JPCXY/s1600/letta-con-zanda-e-speranza.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjk4PvPYuuOf1sZPusuWhrgjzCvwubhqgvgzWCgJfDeki6cUqf5jEepxgt5f4iEK9k7rdsDYjlvGbYisC__PlDZwE7hYsFiryiv1tg74F2U7yKHrRELj-M3r2TcOy1GJx_yYUA208JPCXY/s320/letta-con-zanda-e-speranza.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ieri è stata l'ennesima
pagina orribile nella recente, nonché ricca di insoddisfazioni,
storia del Pd. Intendiamoci, niente che chi ha occhi per vedere non
sapesse già. Ma ciò che colpisce di più è la straordinaria
capacità di arrampicarsi ancora su specchi che non potrebbero essere
più viscidi di così. L'autorizzazione a sospendere i lavori delle
camere per il pomeriggio di ieri è stata una sconfitta non solo per
la sinistra italiana, già ampiamente provata dalle scelte della sua
classe dirigente, ma per tutti coloro che hanno a cuore le
istituzioni. Quello che è successo non è di difficile lettura: una
parte del nostro Parlamento e del nostro esecutivo ha dato vita a una
sconcertante azione eversiva nei confronti del potere giudiziario,
reo di essersi legittimamente adoperato per evitare la prescrizione
nei confronti di Silvio Berlusconi. Ora, la prescrizione non è
annoverata tra i diritti degli imputati e, di per sé, non è né a
loro favore né contro. Nel caso in questione però essa viene
invocata come manna dal cielo, in quanto unico mezzo per salvare il
padre padrone. In altre parole, per chi non avesse compreso dove
voglio arrivare, il Parlamento è diventata la sede di una lotta
senza quartiere a uno dei tre poteri, il mero strumento di una
protesta volta al raggiungimento dell'interesse personale e
dell'assenza di giustizia.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ribadire che si è
trattato di un normale passaggio parlamentare, in linea rispetto alla
prassi consueta, significa fingere di non capire il vero significato
delle rivendicazioni pidielline. E significa altresì scendere a
patti con valori che non si possono mercanteggiare, quali il rispetto
delle istituzioni e dello Stato. So perfettamente che questi
incidenti di percorso, come anche i vari Nitto Palma, Santanchè,
abolizione forzosa dell'IMU e compagnia bella, erano ampiamente
prevedibili, dal momento stesso in cui il governissimo è entrato in
carica. Ma non mi sembra il caso di addurlo come argomento a
giustificazione dell'episodio di ieri. La verità è che il Pd ha
scelto di rendersi correo di logiche personalistiche e minatorie
rispetto alla tenuta della nostra convivenza democratica e civile. E
non è la prima volta.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Attenzione però alle
facilonerie. Da ieri piovono, soprattutto sui social network,
commenti e post virali contro il Pd e, incredibilmente, contro chi a
questa prassi si è sempre opposto nei fatti. E contestualmente
piovono inesattezze e revisionismi mostruosi. Se siamo qui adesso a
deprecare con fervore le oscenità di una creazione di laboratorio in
grado soltanto di rinviare alle calende greche ogni santissima
decisione ci sia da prendere, la responsabilità non è certamente
solo dei responsabili (scilipotianamente intesi). Chi non ha voluto
mettersi in gioco e provare a discutere e dialogare con gli altri
dovrebbe per lo meno avere il coraggio di sostenere la propria
posizione e non, al contrario, fingere che certe cose non siano
avvenute, rivisitando la storia recente ben peggio di quanto non
facciano i tanto deprecati organi di stampa. Le cagnare postume sono
paragonabili a quelle degli altri, i garantisti dell'ultima ora.
Finora, e lo dico con sincero sconforto, a parte scontrini, scie
chimiche, giochini da Dc e sparate inutili, dal M5S non abbiamo
potuto apprezzare un contenuto che sia uno. Non dico un progetto, ma
neanche un contenuto.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Per svoltare davvero
occorre ricostruire dalle fondamenta la sinistra. E, che vi piaccia o
meno, senza l'organizzazione e le potenzialità del Pd questa
operazione non si può fare. Chi ha voglia di provarci batta un
colpo. Gli altri possono pure seguitare ad avallare i comodi del
Cainano o restare senza giacca sull'Aventino, consci però che così
le cose non potranno che peggiorare. </div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-81714157007261457292013-07-10T00:43:00.001+02:002013-07-10T13:08:08.428+02:00Cosa ci portiamo da Reggio<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzXOBXB4X9YtYpilXM-Hsvx_aYoI8cXi6jiCI82nfC3of_B0S3Cjmr8YEATwQUZDCaYj7FWc6FaXaj6srEnjnR5DYTnG8h-KuLSBL06G2agZFM-Rx0pPPSguigxE5WkdP75RqZ6PTnfYg/s1600/servillo_liberta%CC%80.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="145" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzXOBXB4X9YtYpilXM-Hsvx_aYoI8cXi6jiCI82nfC3of_B0S3Cjmr8YEATwQUZDCaYj7FWc6FaXaj6srEnjnR5DYTnG8h-KuLSBL06G2agZFM-Rx0pPPSguigxE5WkdP75RqZ6PTnfYg/s320/servillo_liberta%CC%80.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Diciamolo, per una volta,
senza paura: il compito che abbiamo segnato sul diario rientrando da
“Viva la libertà” è quello di rifondare la sinistra italiana.
Ce lo siamo segnato a penna, con un inchiostro indelebile. E lo
abbiamo fatto tutti. Non per un senso del dovere generalizzato ma
perché per riuscire nell'impresa bisogna impegnarsi insieme, senza
affidarsi al solista risolutore di turno. Occorre costruire un
progetto, guardando al futuro attraverso il passato.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Da Reggio riportiamo
indietro questo appunto sul diario e un modello più preciso in
testa. Abbiamo visto che si può parlare di politica, discutere,
coinvolgere le persone, affrontare senza paternalismo questioni non
immediate, convergere e divergere senza scadere nella
contrapposizione strumentale. Abbiamo visto la passione, abbiamo
visto uno spazio affollato, come poche volte negli ultimi tempi,
bonariamente chiassoso, brulicante di vita ed entusiasmo.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Per poche ore abbiamo
avuto la sensazione di poter cambiare il mondo. Prima di tornare alle
cacce al piccione e alle finte necessità illuminanti. Abbiamo
percepito che c'è in giro una passione per la politica che la
politica stessa e il Pd hanno contribuito a prostrare. Abbiamo
pronunciato parole ormai quasi impronunciabili, come lotta alla
corruzione, rilancio dell'economia verde, reddito minimo, etica
pubblica, rifiuti zero. Abbiamo detto forte e chiaro che il futuro
non è a destra ma a sinistra, confutando l'inveterata e comoda
certezza che senza diventare berlusconiani non si vince. Abbiamo
ribadito che l'appoggio a questo governo non è un dato scontato e
immutabile in aeternum e che non possiamo soffrire costantemente di
schizofrenia. Abbiamo restituito ai nostri elettori, ai nostri
concittadini, la dignità e l'onere di essere parte in causa dei
processi decisionali. Abbiamo stabilito che alle loro porte non si
può andare il giorno prima delle elezioni, ma anche e soprattutto il
giorno dopo. Abbiamo ricordato a tutti che la politica è fatta di
partiti, che, per definizione, hanno visioni di parte e che
l'etichetta di centro si addice molto a chi ha tutto da guadagnare
nel non prendere posizione. Abbiamo chiamato in causa Macbeth e il
fantasma di Banquo, immedesimandoci con l'uno e con l'altro e
auspicando di liberarci dai sensi di colpa, subito. Abbiamo
ricollocato l'entusiasmo e quella sana follia shakespeariana al loro
posto, contro il grigiore del già deciso e dell'indecidibile.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Non abbiamo avuto paura
della nostra ombra, non ci siamo vergognati di noi stessi, non ci
siamo assunti una responsabilità utile solo a chi non ha bisogno di
cambiare, non abbiamo stabilito in partenza quali parole pronunciare,
non abbiamo dovuto chiedere scusa all'apparato, anche se ci chiederà
di farlo.
</div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Se il Pd fosse come
quello visto a Reggio, nessuno dovrebbe liberarci dall'impasse di
votare una pitonessa di polistirolo come vicepresidente della Camera.</div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-85552867453030100742013-06-26T15:20:00.001+02:002013-06-26T16:04:27.955+02:00Uni, trini, troni<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAeAcVD5t-dy1tlv_YPicnnPucHJaqsHJs2Qz22NyPO9s4x-A1cMMSCkV4BzJAM7SOS1XexBQp1cLo6VYKjWanrYWvBqRbeV04Wp8I1rKkQF-SmrSzf9UNidU18kZp9zECggUZJbvzIFs/s1600/P_Se_guardo_il_cielo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAeAcVD5t-dy1tlv_YPicnnPucHJaqsHJs2Qz22NyPO9s4x-A1cMMSCkV4BzJAM7SOS1XexBQp1cLo6VYKjWanrYWvBqRbeV04Wp8I1rKkQF-SmrSzf9UNidU18kZp9zECggUZJbvzIFs/s320/P_Se_guardo_il_cielo.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Sarà la seconda, sarà
la terza, sarà ancora la prima. In ogni caso, la nostra Repubblica
tanto bene non sta. È notizia di ieri, ma non fa granché notizia,
l'apprendistato di Marina Berlusconi: studia per succedere al padre,
che, come sappiamo, si trova, come dire?, impegnato su più fronti e
potrebbe avere qualche illegittimo impedimento nei mesi a venire. Una
successione dinastica in piena regola.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Vedete, ciò che mi
colpisce non è tanto il fatto in sé, cioè che il nostro Redentore
voglia compiere questo passaggio di consegne. In fondo la dialettica
Padre/Figlio e Padre/Figlia è solo la riproposizione in salsa rosa
di altri evangelici rapporti. Lodevole. Che non si dica che è
maschilista. Lui alle donne ha sempre pensato. Ciò che davvero mi
colpisce è l'immagine che lui e i suoi hanno dell'elettorato
italiano: insomma, se si procede con questa operazione si dà per
scontato che un passaggio di consegne di tipo dinastico possa
comunque trovare una buona fetta di approvazione tra i cittadini del
bel paese. Il consenso, così interpretato, è estensivo, dal padre
alla figlia, e non più semplicemente personalistico. Una dottrina
eschilea al contrario: le gesta e le imprese dei padri ricadono sui
figli e sul ghenos. Niente male.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Un dio collerico e
vendicativo, più del Dio veterotestamentario, alberga nelle fila dei
rivoluzionari nostrani. Paradossale e rivelatrice, in tal senso, la
notizia del veto posto dal Grillo berciante alla consultazione,
rigorosamente virtuale (in tutti i sensi), in merito all'offerta di
Marino (ohibò, kasta!) rivolta ai Cinque Stelle romani di far parte
attivamente della giunta comunale. Una mossa, quella del neosindaco
di Roma, che, per inciso, ha tanto da dire ai dirigenti nazionali del
Pd, a coloro che hanno individuato nell'ottusità, nell'opportunismo
e nella malafede del comico crinito i migliori argomenti per fare ciò
che da sempre progettano di fare. Tu chiamala se vuoi
complementarità.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ciò non toglie nulla
ovviamente alla mostruosità di un modello di (non) partito, nel
quale una democrazia diretta inattuabile nei fatti e nella storia
assurge a modello di organizzazione interna ideale ma, al contempo,
il dispotismo più becero e totalizzante viene praticato con la
disinvoltura di chi beve un bicchier d'acqua. La questione è solo
capire quando il nostro alter-Silvius farà frequentare al nipote il
corso intensivo di “assolutismo ed epurazione” presso
l'università telematica Casaleggio & Travaglio.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Di certo non si ride
dall'altra parte, se è vero che l'unico partito ormai rimasto in
Italia è troppo impegnato a dire di essere l'unico partito ormai
rimasto in Italia. Nel frattempo però, mentre si stigmatizza
giustamente il personalismo degli altri schieramenti, sfugge il
dettaglio che il Pd ha sostituito il personalismo con i personalismi.
Che, se non è peggio, di certo è una complicazione poco funzionale.
Correnti in cui i riposizionamenti funzionali all'autoconservazione e
alla rendite personali sono la regola, la vivacità di pensiero e la
dialettica formativa sono annullate, le critiche e il dissenso sono
tenuti a bada dallo spettro del sempre più abusato, travisato e
obsoleto principio del centralismo democratico. Alla fine, prima o
poi, si apriranno le danze del congresso. E sarà il consueto
florilegio di brutture, giochini di potere grandi e piccoli e
meccanismi cooptativi ingiustificabili. Sarà il trionfo dei
rottamatori a braccetto con i rottamandi e i rottamati. Il guaio è
che da lì, dal congresso, passano le sorti del centrosinistra
italiano e del Paese intero. Una responsabilità che davvero faccio
fatica a lasciare a questa nostra élite intellettuale.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Il futuro è dietro
l'angolo. Non è plurale, non è democratico e non cognitivo, nel
senso barchiano del termine. Se qualcuno, magari non trino, vuol
cambiarlo sul serio batta un colpo.</div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-39834812569529360082013-06-19T11:53:00.003+02:002013-06-19T11:55:55.526+02:00Facsimile di “critica razionale” a Beppe Grillo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhH5GUnLBGzPobQiHhDlxroexFkicQC8V73Kvbn119zhPruJye45s9Rn7PJFGXI8psXRevlCeL2SUx8zIGeN5D_HwoUvjQi2VYmPcdNbVEM_PIkXGqBCkHS88858GWJ3KKTw_QGzYQKJNI/s1600/safe_image.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="175" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhH5GUnLBGzPobQiHhDlxroexFkicQC8V73Kvbn119zhPruJye45s9Rn7PJFGXI8psXRevlCeL2SUx8zIGeN5D_HwoUvjQi2VYmPcdNbVEM_PIkXGqBCkHS88858GWJ3KKTw_QGzYQKJNI/s320/safe_image.jpeg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: right;">
[Luogo e data (nel calendario
peppiano)]</div>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Caro Beppe,</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
so
perfettamente quanto tempo dedichi all'attività politica,
direttamente dalla tua villa di Sant'Ilario (“che non si trattava
di un missionario”), e so con quanta passione ti fai carico di
tutti i problemi del Paese, sostenendo, da solo, sulle tue spalle,
come un novello Atlante, il peso di una nazione: le disgrazie dei
nullatenenti, degli esodati, dei cassaintegrati, dei finanziatori
della politica che avevano perso il lavoro a causa delle leggi
staliniste della Casta, degli immigrati a cui consigli giustamente di
stare a casa loro, dei poveri Italiani vessati da un apparato statale
veterocomunista e inciucista. Ti seguo da prima che ti mettessi a
spaccare i pc sul palco. Ho seguito con vibrante passione le tue
battaglie sul mooncup e sulle scie chimiche. Non ho mai guardato un
talk show e non ho mai parlato con qualcuno che non fosse del M5S.
Odio Floris e leggo solo Il Fatto Quotdiano e il tuo blog. Questo, a
scanso di equivoci: non sono un dissidente e non sono un traditore.
Non sono di destra né di sinistra. Ma soprattutto non sono di
sinistra.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Se ti scrivo è per
condividere con te una critica razionale e ben argomentata, non tale
da suscitare il tuo, peraltro sempre legittimo, sospetto, né, tanto
meno, la tua indignazione. Vorrei che il M5S fosse un partito più
unito e coeso, in particolare su alcuni argomenti chiave del nostro
operato. Mi riferisco alla comunicazione e all'immagine che diamo di
noi all'esterno. In tal senso vorrei che la tua capigliatura
assomigliasse molto di più a quella di Casaleggio e a quella del tuo
autista. Non dico questo per dare sfoggio di un esercizio meramente
estetico fine a se stesso, ma per suggerire di tornare all'antica
compattezza, anche e soprattutto esteriore. In tal senso se tutti i
nostri parlamentari avessero la chioma fluente del caro Casaleggio o
del carissimo autista, daremmo certamente un'immagine molto migliore
e molto più rassicurante ai nostri elettori. Capisco d'altra parte
le difficoltà a cui va incontro la mia proposta: come si fa con Vito
Crimi? La risposta è molto più semplice di quello che sembra: ci
facciamo mandare vagonate di Crescina. Noi potremmo essere i loro
nuovi uomini immagine e, in cambio, loro potrebbero finanziarci le
prossime campagne elettorali. Tanto la casta ha sbloccato i
finanziamenti privati ai partiti, senza un limite massimo consentito.
Pensaci, Beppe. Secondo me questa proposta ricompatterebbe le nostre
truppe.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Con un ossequioso e
amorevole abbraccio,
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: right;">
<span style="text-align: center;">[Firma digitale e
foto del marchio nero]</span></div>
</div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-72199431245083484062013-06-17T02:00:00.000+02:002013-06-17T08:45:39.657+02:00La piazza della discordia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwuMHF84-5xMRlknpaP9BsT7yhHGHDarP-AcTAQ7mkfHvyiJTcxD4ueBXOR_DtWBn1U39cQMCOKZdVmKwGnrWjTmi2lTMTUr9hWMC9rhYcoe3IEGHU3Q7KfNM1bU4jEK5CBPLXbmWZJ7Y/s1600/Piazza-Verdi-veduta-panoramica.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwuMHF84-5xMRlknpaP9BsT7yhHGHDarP-AcTAQ7mkfHvyiJTcxD4ueBXOR_DtWBn1U39cQMCOKZdVmKwGnrWjTmi2lTMTUr9hWMC9rhYcoe3IEGHU3Q7KfNM1bU4jEK5CBPLXbmWZJ7Y/s320/Piazza-Verdi-veduta-panoramica.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ogni tanto bisognerebbe
mettere in ordine i pensieri e riflettere. E con tutto il chiasso che
si fa non è facile. Su piazza Verdi si sono spese troppe parole. A
volte sono parole, altre volte, più spesso, grida scomposte.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
La questione, secondo il
mio modesto parere, non gira intorno agli archi, pure discutibili, né
intorno alla pedonalizzazione, sacrosanta, né probabilmente intorno
alla manutenzione. La questione è una questione di fiducia. Una
fiducia che si è persa non a Spezia, né a Rovigo, né a Eboli, ma
in Italia, in generale. Le istituzioni molto spesso non l'hanno
meritata, bisogna pure ammetterlo. E quando le cose stanno così, poi
si salta con un balzo alle conclusioni più complottiste e meno
argomentative, ma tant'è. Nulla si crea dal nulla. E talvolta ne
paga le conseguenze chi non lo meriterebbe.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Sul progetto della nostra
piazza l'errore è a monte e ha a che fare con un concetto che va molto
di moda ultimamente, cioè la partecipazione. Si potevano ascoltare i
comitati e invitarli a formulare proposte realizzabili e, magari,
migliori di quella che è stata scelta? Si poteva evitare di arrivare
al punto di incontrare i cittadini a una settimana dall'inizio dei
lavori per presentare una decisione già presa da molto tempo? Si
poteva avviare un dibattito vivo e concreto prima di assistere a
questa contrapposizione sterile e insensata? La risposta è
naturalmente affermativa. Se non lo si è fatto è per una vecchia
prassi paternalistica, che non funziona più, ammesso che abbia mai
funzionato, e che rivendica a delle élites uno status di superiorità
morale e, direi, ontologica smentito dai fatti. Questo ruolo, semmai,
ce l'ha la politica, quella inclusiva, quella che informa attraverso
la partecipazione alle decisioni, quella che responsabilizza e che
chiama tutti a farsi carico delle proprie azioni, oltre che ad
assumere un ruolo attivo nella risoluzione dei problemi.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Tutto ciò non giustifica
in alcun modo le scempiaggini che si leggono e si sentono in queste
settimane sui social network e sui giornali. Succede allora, come
succede per le cose di tendenza, che si parli a sproposito. La
partecipazione diventa mera caccia all'untore, negazione del diritto
di parola, elaborazione di teorie stravaganti, pretesa di parlare nel
nome di tutta la città, diventa addirittura assunzione a vertici
olimpici di sapere uno storico dell'arte come Vittorio Sgarbi.
Succede che si taccia di fascismo un'amministrazione, liberamente
eletta un anno fa, che mette in atto quello che era nel programma
elettorale. La protesta a cui assistiamo da qualche settimana a
questa parte è la logica conseguenza di una prassi, ribadisco,
legittima (che non significa giusta) ma non più praticabile. Abbiamo
visto cosa ne discende.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
La cosa più
preoccupante, mi pare, è l'atteggiamento conservatore, a prescindere
sospettoso del nuovo e attaccato a un'idea del passato, nella maggior
parte dei casi mai esistito, con il quale si è affrontato il
problema. La piazza così com'è non funziona. Non valorizza il
contesto circostante, brulica di traffico e smog, ha una
pavimentazione non funzionale, oltre che orrenda, e soprattutto non è
una piazza ma un doppio viale buono per le doppie file. Al centro di
essa campeggiano quattro pini “secolari”, che tuttavia non
compaiono nelle foto storiche datate 1933, ma in compenso regalano
gioie per il dissesto della pavimentazione. Poi piovono cause al
Comune ladro. Insomma fare di peggio è oggettivamente difficile, per
quanto mi possa dire affettivamente legato a questo spazio urbano che
comprende, tra le altre cose, il mio Liceo.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Il Comune ha vinto un
bando europeo per cambiare volto alla città. In questo amplissimo
progetto è finita piazza Verdi: dunque i soldi europei e, nella
misura di un terzo circa, della città che verranno impiegati per
essa non sono impiegabili altrove. E in caso di ritardi o tagli ci
sono delle penali da pagare. Non le paga né il sindaco da solo né,
figuriamoci, Sgarbi. Le paghiamo tutti noi. Certamente andava
spiegato meglio.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
È stato scelto il
progetto di Buren perché, a detta della commissione, più di altri
ha saputo combinare il lavoro dell'artista e quello dell'architetto,
in un contesto urbano che da molti decenni non vede opere in questo
senso, ma solo lavori di riqualificazione (a volte molto riusciti, a
volte molto poco riusciti). Si può non condividere la decisione e si
può certamente criticare dal punto di vista estetico il lavoro; ma
per lo meno bisogna conoscere gli intenti che hanno motivato la
scelta.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Molti adducono proprio i
passati insuccessi tra le ragioni principali della protesta,
trascurando però il fatto che per piazza del Mercato, per esempio,
molti degli attuali denigratori sono responsabili della realizzazione del lavoro quanto la giunta comunale di allora. L'amministrazione
si è fatta ricattare dagli oppositori, indulgendo a una
partecipazione posticcia, che ha sortito un risultato certamente non
memorabile.</div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
La realtà tristissima,
al di là della logica manichea, è che la città, tutta, ha perso
irrimediabilmente un'altra occasione per dimostrarsi matura e
affrontare la questione razionalmente, come una collettività vera,
esaminando con intelligenza il progetto e senza scadere nella
retorica della contrapposizione forzosa. Forse ora avremmo in mano
qualcosa di meglio, o forse sapremmo comprendere e valorizzare la
nuova piazza. Certamente nessuno avrebbe parlato a nome nostro senza
averne diritto. In un senso o nell'altro.</div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-5434244155472022242013-06-10T23:10:00.002+02:002013-06-10T23:11:16.286+02:00Bicchieri pieni<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6j9_iVA5stykggxQQWsVHwh9tubPRuugnUF7jJOOG-Q3slzPIxNpE11uvuhQx8QYquCLMlDecuWl1twYShn66tyf7wbjRtCSjgiXNqwjAogAmZcD5GgkYtf_dn1nJlBQl7hcffSCpzlI/s1600/Bicchiere-pieno.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6j9_iVA5stykggxQQWsVHwh9tubPRuugnUF7jJOOG-Q3slzPIxNpE11uvuhQx8QYquCLMlDecuWl1twYShn66tyf7wbjRtCSjgiXNqwjAogAmZcD5GgkYtf_dn1nJlBQl7hcffSCpzlI/s320/Bicchiere-pieno.jpg" width="245" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
La cosa splendida del
relativismo è che tutti lo applicano. Forse addirittura Avvenire:
magari avranno individuato nel voto odierno un'inequivocabile
tendenza al rigorismo cattolico. Possibile. Soprattutto se c'è chi
esulta con tanto di titolone sul giornale di partito per due
ballottaggi vinti su tre. Il 66%. Non male. D'altra parte vincere a
Pomezia e Assimino ha un valore simbolico devastante. In particolare
se un paio di mesi prima si è reclamato il diritto di governare in
solitaria.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
C'è poi chi legge il
risultato di queste Amministrative come una specie di referendum
confermativo sull'operato del governo. Mi chiedo solo come
interpreterebbe Freud questo inesausto bisogno di autoriconoscimento
identitario. L'inconscio è una roba brutta.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
C'è anche la banda della
facciata, quelli che una “bella botta ogni tanto non può che far
bene”. È buffo. Non è la prima che prendono. Forse serviva
perdere persino Treviso, la capitale dei parchi senza panchine.
Rimarrà qualche corno celtico e qualche pillolina blu in memoria dei
vecchi turgidi tempi.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
C'è poi chi riesce a
perdere tutto, ma proprio tutto, pur in seguito a una robusta dose di
ricostituenti, oltre che di lifting. Che non bastino più neanche i
medici coi baffi?
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
In questa multiforme
cantina, in cui tutti i bicchieri sono pieni ma sono già tutti
ubriachi persi, l'unica certezza, mi pare, è la crescita
dell'astensionismo in via proporzionale alle invocazioni alla
partecipazione, troppo spesso gridata senza un contenuto alle spalle
o senza una volontà reale di applicarla e molto poco praticata
realmente. E poi forse possiamo anche dire francamente che alle
Amministrative conta di più chi ha dimostrato nel tempo di avere
piantato radici molto solide, facendo sbocciare rami secchi. Con
occhi un po' meno offuscati si vedrebbe che il potenziale umano e
strutturale del Pd viene ogni giorno mutilato, annichilito e umiliato
da un modello politico non solo superato, ma smentito dalla storia,
perdente, ingiusto. Si vedrebbe, molto banalmente, che quando si
candidano persone preparate, con una proposta seria, chiara e magari
poco spinta dai dirigenti nazionali si può persino vincere.
</div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Il roboante 16-0 non
induca a facili festeggiamenti. Sono pur sempre vittorie avverbiali.
Vittorie da “nonostante”. </div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-7063225933811434552013-05-28T15:41:00.001+02:002013-05-28T15:44:48.081+02:00Movimento di corpo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOMu7R9Sg_f4tFhc_KW6qYJd0iAQV8tsslZiG0RbN510x9KlDc7DRRDOLZPkoGTY7V-TJ1gdTQZmhEa9SfY-xuZX5wJwO5huMMQopSQQ66lZ0gy_jMzHUXulZrqARewHjvwjClKeMetyU/s1600/il-movimento-5-stelle-fa-boom-591x300.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="202" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOMu7R9Sg_f4tFhc_KW6qYJd0iAQV8tsslZiG0RbN510x9KlDc7DRRDOLZPkoGTY7V-TJ1gdTQZmhEa9SfY-xuZX5wJwO5huMMQopSQQ66lZ0gy_jMzHUXulZrqARewHjvwjClKeMetyU/s400/il-movimento-5-stelle-fa-boom-591x300.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
All'indomani della
batosta elettorale subita dal Movimento 5 Stelle, leggo con uno
strano misto di disgusto, ironia e rabbia l'ennesima avvilente
“analisi” politica proposta dal guru Beppe. Evidentemente il
comico che non fa più ridere, per serrare le fila, ha bisogno di
continue contrapposizioni strumentali, prima imperniate sulla
dicotomia casta/società civile, ora su quella poveracci piccoli
imprenditori/dipendenti pubblici oziosi e pieni di agi, il tutto
condito dalla solita litania del complotto dei media e dei poteri
forti. Se Grillo fosse un buon politico, animato da buone intenzioni,
saprebbe che gli stipendi dei dipendenti pubblici sono bloccati dal
2010 e che non si sbloccheranno di sicuro prima del 2014. Saprà
l'allievo di Stiglitz cosa significa il blocco della contrattazione
in termini di perdita di potere d'acquisto?
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ma, al di là del caso
particolare, stupisce in seno al Movimento, o almeno nei suoi
vertici, la totale mancanza di autocritica e di lucidità, qualità,
queste, che li rendono ben degni della politica tradizionale che
pretenderebbero di soppiantare.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Il sincero invito che
faccio ai militanti grillini è di abbandonare la logica del “tanto
peggio tanto meglio”, di smetterla di cercare un immaginario nemico
comune e di litigare sulla diaria e finalmente di smarcarsi rispetto
alla condotta autoritaria e padronale tenuta dal leader berciante,
per iniziare davvero un percorso di maturazione politica, fatto di
dialogo e di costruzione di un'alternativa vera, che possa
permettersi anche di cogliere occasioni che potrebbero non capitare
più.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
E ce ne sarebbe davvero
bisogno, cari amici grillini. Perché non so se ve ne siete accorti,
ma pare che Letta ed Epifani siano al settimo cielo per questi
risultati elettorali e, a sentir loro e gli organi di stampa più
spaventati dal cambiamento, tipo il Corriere, le grandi intese sono
state proprio un bell'affare. Pare inoltre che Nitto Palma stia
presentando il nuovo ddl salva-Berlusconi e immaginerete anche voi
l'imbarazzo del Pd, vero? Pare anche che i successi alla
amministrative stiano giustificando una nuova ondata di involuzione
antipartecipativa dentro al Pd, allo scopo di conservare e
cristallizzare le solite rendite di posizione e la vecchia politica
paternalistica e impositiva, che, correggetemi se sbaglio, di rado ha
funzionato ultimamente.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Vi chiedo, amici, siete
ancora convinti di poter cambiare qualcosa in questo quadro
socio-politico che avete contribuito a creare? Perché il contributo
di chi, tra di voi, è animato da buoni propositi e da un'idea di
partecipazione ben diversa da quella vista finora e da quella che
avete praticato sarebbe molto utile.
</div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Altrimenti ci sono sempre
scie chimiche, mooncup e microchip sottocutanei. È solo una
questione di scelte. </div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-2571408715626491592013-05-27T20:13:00.000+02:002013-05-27T20:13:50.988+02:00Le déserteur<br />
<img height="266" src="http://www.vitatrentina.it/var/vitatrentina/storage/images/media/imported_images/mezzi_seggi_vuoti/val_dei_mocheni_-_seggio_elettorale_per_le_elezioni_delle_comunita_di_valle_bassa_affluenza_ma_qualcuno_curioso_ancora_c_e_-_24_10_2010_-_gianni_zotta/1610590-1-ita-IT/val_dei_mocheni_-_seggio_elettorale_per_le_elezioni_delle_comunita_di_valle_bassa_affluenza_ma_qualcuno_curioso_ancora_c_e_-_24_10_2010_-_gianni_zotta_large.jpg" width="400" /><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Al di là dei risultati, il dato
che più salta agli occhi in questa tornata elettorale è il drastico calo dell’affluenza,
registrata tra l’altro, in questo caso, nell’entità amministrativa che è
storicamente più sentita dai cittadini italiani. E ciò fa il paio con le ultime
politiche e con le ultime Regionali. Insomma, chi doveva riportare al voto
milioni e milioni di delusi ha fallito. Chi doveva evitare che si venisse a
formare una sacca di insoddisfazione così estesa ha fallito prima e continua a
fallire ora. Lo so che continuo a chiedere l’impossibile, ma non sarebbe giunta
l’ora di mettere davvero in discussione la prassi partecipativa degli attuali organismi
partitici? No perché questi dati qualche riflessione dovrebbero suscitarla.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Disertare le urne significa in
primo luogo ritenere che il proprio contributo alla vita democratica della
collettività sia inutile. Non so se sono chiare le implicazioni distruttive di
questo assunto: una disaffezione così crescente verso le istituzioni e i loro
rappresentanti è sintomo di un complessivo sfaldamento dell’intero gruppo sociale. Più banalmente, una schiera di persone si autoesclude dai meccanismi
rappresentativi semplicemente perché non li ritiene rappresentativi. Terreno fertile per ideali autoritari, terrorismo, violenza. Il quadro
non migliora affatto se individuiamo nel disinteresse la causa di questa
massiccia non partecipazione: la frantumazione della coscienza civica è parte
attiva nel processo in quanto specchio di una società plurale nei bisogni ma
individualistica nelle forme d’azione. In questa concezione della vita
pubblica, l’attività politica è percepita solo come il trampolino per
prospettive di carriera e non come elaborazione di proposte per il bene comune
(vi ricorda qualcosa?). </div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Se la politica non ritrova questa
dimensione, integrando, senza fagocitare, nei suoi processi il numero più alto
possibile di persone, movimenti e associazioni e rendendoli parte attiva all’interno
di un luogo di discussione finalizzato all’elaborazione di progetti concreti e
di soluzioni al rialzo, i dati sono destinati a peggiorare. Il modello
americano è dietro l’angolo. La crisi della rappresentanza non può essere l’alibi
numero uno, ma lo stimolo a cambiare davvero lo stato delle cose. Ricordatevene
quando i soliti noti imporranno di chiudere il congresso del Pd ai soli
iscritti, e magari solo a quelli di vecchia data, e/o blatereranno sul successone
del modello Lettalfano. Perché lo faranno. Su questo non ho dubbi.</div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-50698286451610908832013-05-21T20:23:00.002+02:002013-05-21T20:24:48.595+02:00Manifesta incapacità<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0DgglhTI4RaVCbXGoCAMUltlTcgigzpi9hniVceO2wEVbL004yt3uUkoS7rPnfHpDTUeojI7VPBvk8bNjlATIAzagTnX2Z13pIU5kV0Gz5WDjtOQ-imQ7F6wEqRULK38TsssDCFaJoPQ/s1600/fiom.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="236" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0DgglhTI4RaVCbXGoCAMUltlTcgigzpi9hniVceO2wEVbL004yt3uUkoS7rPnfHpDTUeojI7VPBvk8bNjlATIAzagTnX2Z13pIU5kV0Gz5WDjtOQ-imQ7F6wEqRULK38TsssDCFaJoPQ/s320/fiom.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
La mancata partecipazione
del Pd, fatta eccezione per uno sparuto e intrepido drappello,
rigorosamente non organizzato, alla manifestazione indetta dalla Fiom
segna a mio avviso l'ennesima pagina da voltare in fretta nella non
brillantissima storia del maggior partito di centrosinistra in
Italia. La questione non è, come erroneamente è stato detto,
aderire o non aderire alla piattaforma della Fiom, né, tanto meno,
sancire o meno a tavolino un formale consenso. Il punto è mostrare
la volontà di interloquire con un soggetto fondamentale come il
sindacato di Landini, le cui proposte possono anche non essere
condivise in toto, ma devono per lo meno entrare nel dibattito
interno. Dimostrare di voler trovare anche insieme a lui soluzioni
nuove nell'ambito della tutela dei lavoratori e delle politiche del
lavoro.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Altrimenti finisce che il
mondo dei sindacati diventa territorio di caccia di chi fino a poco
tempo fa diceva che i sindacati andavano soppressi. E, come dovremmo
sapere da un pezzo, potenziali temi forti del Pd si trasformano in
reali battaglie (post) ideologiche dei grillini.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Evitare l'atteggiamento
solito di opacità stantia e di ambiguità superficiale non è solo
un fatto di bon ton, ma un kit di sopravvivenza nella società
plurale, iniqua e fragile dal punto di vista ideologico in cui
viviamo. E per fare ciò è necessario includere gli altri nei propri
centri di discussione e aggiungere una sedia al tavolo dei lavori,
perché si parli di contenuti e non di spartizioni di cariche. A
giustificare le numerose assenze del Pd a questa manifestazione ma
anche alle mille battaglie che avrebbe dovuto portare avanti e non ha
fatto nel campo della tutela dei lavoratori e non solo non basta di
certo il pretesto che chi sta al governo non scende in piazza a
protestare.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Al Lingotto il Pd ha
messo piede nel 2007 con il colletto bianco. Oggi è rimasto il
colletto bianco, ma manca pure la camicia. Dopo blairismo, finta
vocazione umanitaria, paternalismo, apparato, correntine, religione
del Liberismo e comprensibili crisi di identità possiamo dire che il
re è nudo e tutti lo indicano.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
O il centrosinistra si
riprende il suo spazio o qualcun altro lo occuperà. E non sarà
indebitamente. Sarà per responsabilità e volontà chiare di chi lo
ha perso. </div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-57408474067915776242013-05-20T23:24:00.001+02:002013-05-20T23:45:47.240+02:00Fuori dal tunnel, ma non così<img height="288" src="http://letterapolitica.it/wp-content/blogs.dir/3445/files/2012/10/PD-Assemblea.jpg" width="400" /><br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Chi pensa che dal tunnel
in cui il Pd si è volutamente infilato, scontando drammaticamente
tutte le sue contraddizioni, si esca con la disciplina di partito e
con il principio di maggioranza semplicemente non ha compreso il
significato dell'ultima consultazione elettorale e, più in generale,
i cambiamenti occorsi negli ultimi anni. Quello che serve ora al Pd è
una reale apertura alla società, ai suoi movimenti, alle sue
tensioni, alle sue proposte, ai suoi quanto mai differenziati
interessi.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Il Pd deve domandarsi
finalmente cosa significhi oggi essere di sinistra: se analizzerà
per bene la questione, credo, giungerà alla conclusione che essere
di sinistra oggi significa costituire un luogo di discussione, di
crescita, di responsabilizzazione e rappresentanza democratica
ispirato ai concetti tradizionali della difesa dei più deboli,
dell'equità e della giustizia sociale. Che è come dire che occorre
ripensare tutto da zero. Non un partito che guardi a particolari
classi o a particolari fasce d'età, ma un partito inclusivo, che
metta a disposizione di tutti, e non solo militanti e iscritti, i
propri spazi per favorire un'impostazione analitica capace di far
crescere consapevolezza politica presso l'elettorato e legittimazione
rispetto alle proposte elaborate, frutto di confronto serrato e di
sintesi al rialzo. O si cambiano le regole del gioco e la base
diventa parte attiva del processo (e gli strumenti partecipativi ci
sono eccome) o non si ripartirà mai. Ora come ora un'oligarchia
squalificata dalla storia delibera e impone la propria linea
calandola dall'alto e atteggiandosi a élite intellettuale
ontologicamente in grado di garantire il buon governo. Questa prassi
ha fallito senza appello. E non ci rimborseranno certo le fusioni
fredde, generatrici di pochezza propositiva e cautela <i>non petita</i>.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
I mutamenti
socio-economici, tecnologici e culturali avvenuti negli ultimi anni
impongono nuovi sistemi di rappresentanza democratica. Ma occorrono
volontà, lungimiranza e vera vocazione pubblica. Altrimenti
troveremo sempre nell'antigrillismo, nell'antiberlusconismo, ormai
solo teorico, questo, e nell'antiqualcuno le nostre ragioni
costitutive, senza cogliere il vero problema.</div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-65983381000256245612013-05-13T23:49:00.000+02:002013-05-13T23:49:36.610+02:00Mnemotecnica per smemorati<img src="http://www.blogsicilia.it/wp-content/uploads/2011/01/berlusconi4-400x215.jpg" /><br />
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Mi fanno un po' ridere,
lo confesso, i richiami all'ordine di Letta ad Alfano e, in generale,
ai suoi ministri. Come mi hanno fatto ridere le levate di scudi
contro Nitto Palma e la Biancofiore, come se fosse sorprendente fare
un governo col Pdl e scoprire che ci sono degli impresentabili.
Intendiamoci, non è che non condivida l'ostilità a personaggi di
questa caratura; mi stupisce lo stupore. Non ci si butta nel pozzo
nero, sperando di uscirne con la faccia lavata. O sbaglio?
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Era onestamente
un'impresa non da poco resuscitare Berlusconi e, di conseguenza, il
suo partito, ormai ridotto ai fedelissimi a orologeria. Eppure,
straordinariamente efficace in questo, la strategia del Pd ha vinto
tutte le avversità, sorvolando sui processi, sulle cene eleganti,
sugli scudi fiscali, sui condoni edilizi, sui tagli alla scuola
pubblica, sugli scandali dell'Aquila, sul Lodo Alfano (sempre lui),
sulla Bossi-Fini, sugli attacchi all'articolo 18, su tutte le
innumerevoli leggi ad personam, sui tagli alla sanità pubblica, sui
tagli agli enti locali, sulle promesse mai mantenute, sulle promesse
purtroppo mantenute, sulle iniquità fiscali e sulle infinite altre
amenità che non posso elencare per ragioni di tempo e di spazio. </div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Non
parlo poi di cosa ha significato dal punto di vista socio-culturale
il ventennio berlusconiano: dal trionfo dell'individualismo
anti-etico, all'esaltazione della furbizia ladruncola e ladrona,
passando per la scienza del fast-thought, dello slogan
preconfezionato e della tv che pensa per te. Il significato
dell'intesa Pd-Pdl è epocale e alla sua realizzazione non soggiace
affatto l'urgenza di alcune questioni fondamentali (che c'è eccome e
c'era anche prima), ma l'istanza autoconservativa di molti del Pd,
trasversalmente per una volta, che vedono come il Babau una politica
differente e di cambiamento. Cambiamento vero, non sbandierato e
utilizzato a fini demagogici.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Poi all'Assemblea
Nazionale si può anche andare e non dire nulla, fingendo di aver
detto tutto, e si può andare a giustificare l'ingiustificabile nel
nome del rispetto di quelle istituzioni mai così calpestate come
hanno fatto e fanno gli attuali “alleati”. E si può anche
tentare di serrare le fila e stringersi attorno a una manovrina di
palazzo, sperando di far passare più tempo possibile prima del
Congresso e limitare così il sentimento critico oggi tanto diffuso
presso la base. Potranno passare anche trent'anni. Ho la memoria
lunga. E non solo io. </div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-57713478634864678572013-05-09T23:55:00.000+02:002013-05-09T23:55:28.616+02:00Frequentate frequenze<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<img height="253" src="http://images.davidemaggio.it/pics3/2012/10/paolo-del-debbio.jpg" width="400" /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Non so se ve ne siete
accorti ma la campagna elettorale, se per qualuno non è mai
iniziata, per qualcun altro non è mai finita. Molto banalmente,
basterebbe sintonizzarsi sui canali Mediaset per vedere l'invasione
mediatica, particolarmente potente in questi giorni, di Berlusconi e
i suoi sodali. Due giorni fa la D'Urso ha improvvisato un fine
dibattito sull'IMU, stasera, da Del Debbio (l'ex opinionista di
Studio Aperto col gatto in testa, per capirci) su Rete 4, Silvio in
persona ha promesso in diretta di aiutare una coppia campana in
difficoltà e una signora che, disperata, ha occupato una casa
popolare e domenica in prima serata andrà in onda un programma
significativamente intitolato “La guerra dei vent'anni. Ruby,
ultimo atto”. Aspettiamo con ansia una resurrezione, magari
Andreotti (io la butto lì), e una moltiplicazione di escort. Sabato
poi si terrà l'ennesima manifestazione contro la magistratura in
quel di Brescia. Magari avrà copertura televisiva totale.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Attenzione, il piano è
chiarissimo e lo preconizzava Nanni Moretti ne “Il Caimano” ormai
sette anni fa: attraverso una serie di “battaglie” popolari, come
l'IMU, e slogan ad alta digeribilità, il nostro Priapo si propone di
portare l'opinione pubblica dalla sua parte nell'impresa di
delegittimare la magistratura, cioè uno dei tre poteri dello Stato,
e salvare il posteriore. Non esattamente una novità, se la vogliamo
dire tutta. Giova però mettere in evidenza che questa prassi mai
veramente morta sta prendendo ulteriore vigore.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
La novità vera è che
stavolta il Pd si rende corresponsabile nella maniera più evidente e
intollerabile. Con le proprie mani ha resuscitato un morto e lo ha
rimesso nelle condizioni di contare qualcosa, addirittura giungendo
all'imponderabile di costruire con lui (o per lui) una squadra di
governo. Non dimentico il concorso di colpa di Beppe Grillo, sia
chiaro. Ma l'esplosione del suo movimento è espressione delle
ambiguità e delle irrisolte contraddizioni del maggior partito di
centrosinistra. Lo stilicidio di voti, da sinistra, sarebbe palese
anche a un bambino.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Pensare di formare un
esecutivo di responsabilità con un personaggio di tal risma
significa due cose: o che si crede davvero in una sua estemporanea e
sorprendente conversione o che guardare a destra, e alla sua destra,
piuttosto che a sinistra è più comodo e conveniente. Comunque sia,
aspettiamoci l'apertura del Mar Rosso in diretta tv. Parafrasando uno
che ha quasi vinto la morte, ce la siamo cercata.</div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-15783553805191566122013-05-09T22:04:00.003+02:002013-05-09T22:06:12.714+02:00Desideri e speranze per un partito che non c'è (ancora)<img height="320" src="http://profile.ak.fbcdn.net/hprofile-ak-ash4/c82.44.557.557/s160x160/185813_184666184908513_36304_n.jpg" width="320" /><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #37404e; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px;">Sogno un partito in cui davvero uno vale uno. Non per “rincorrere i grillini”, come qualcuno spesso dice con disprezzo, ignorando che se i grillini esistono è perché troppi errori finora sono stati fatti da chi si trovava in posizione di potere. So</span><span class="text_exposed_show" style="background-color: white; color: #37404e; display: inline; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px;">gno un partito in cui uno vale uno nel senso che non vorrei più sentire frasi come “io la base non la sento”. È l'ora di finirla con l'idea che a pensare per noi ci sono i dirigenti, gli unici che sono capaci di distinguere il bene dal male, mentre noi siamo una massa informe che, semplicemente, non capisce. </span></div>
<span class="text_exposed_show" style="background-color: white; color: #37404e; display: inline; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span class="text_exposed_show" style="background-color: white; color: #37404e; display: inline; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px;">Sogno un partito in cui non sia concepibile l'idea di acclamare Prodi al mattino per poi impallinarlo vigliaccamente al pomeriggio. Sogno un partito in cui non si debba andare a supplicare un uomo di 87 anni di farsi rieleggere perché altre soluzioni non ci sono. Sogno un partito in cui non si debba più sentire la frase “Rodotà non fa parte della mia cultura politica”, perché il partito che sogno è davvero un partito di sinistra e non ha paura di dirlo a voce alta. </span></div>
<span class="text_exposed_show" style="background-color: white; color: #37404e; display: inline; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px;">
<div style="text-align: justify;">
Sogno un partito che se entra in Parlamento con una coalizione poi non la distrugge perché c'è chi a Vendola preferisce Berlusconi; sogno un partito vero di sinistra che non ha paura della sinistra e che la smette di guardare al centro, a destra, in alto e in basso, ma a sinistra mai. </div>
<div style="text-align: justify;">
Sogno un partito in cui chi sbaglia paga e non un partito in cui chi sbaglia va al governo mentre a pagarne le conseguenze siamo, come sempre, noi. Sogno un partito in cui la colpa degli errori commessi sia finalmente assunta da chi ce l'ha e non sia invece data ai giovani eletti che si tengono in contatto con i propri elettori, come è giusto che sia. È troppo facile scaricare il barile per fuggire dalle proprie responsabilità. Ah, la responsabilità: sogno un partito, e in generale un mondo intero, in cui sia ancora possibile ascoltare questa parola senza esserne disgustati. Perché ormai è stata svuotata di significato. Sogno un partito in cui, se un giorno si dice “responsabilità è cambiamento”, il giorno dopo non si dica “la responsabilità è andare al governo con il Pdl”. </div>
<div style="text-align: justify;">
Nel partito che sogno, semplicemente, non si fa un governo con il Pdl e non si permette a personaggi folkloristici e dalla dubbia statura morale di inventare ogni giorno una nuova minaccia o un nuovo ricatto. Non si permette a gente come questa di influire sul mio futuro. </div>
<div style="text-align: justify;">
È proprio per questo che sogno un partito che non ha paura di ammettere i propri sbagli. Un partito di cui i circoli siano il cuore pulsante, il luogo dell'incontro, del confronto e a volte anche dello scontro. Anche quello serve. Un partito in cui le persone siano davvero motivate e non guidate da invidie o da interessi particolari di carriera e poltrone. Sogno un partito meno autoreferenziale, in cui i dirigenti smettano di parlarsi addosso e inizino, finalmente, ad ascoltare anche chi sta fuori. In cui i dirigenti e i militanti non debbano seguire in modo acritico la linea di partito, perché quel tempo è finito. Bisogna essere liberi di dissentire e non giustificare sempre tutto, anche quello che giustificare proprio non si può. </div>
<div style="text-align: justify;">
La prima volta che sono entrata in questo circolo, qualche anno fa, sono venuta a votare Ignazio Marino segretario; non so se qualcuno qui se lo ricorda, ma si dava agli elettori una molletta verde con sopra scritto: io ci tengo. Ecco, vorrei sapere se noi che siamo qui ci teniamo ancora. Perché se davvero ci teniamo, dobbiamo abbandonare le vecchie logiche e spalancare le porte senza paura di andare incontro a una rivoluzione. Perché il partito che sogno non è diviso in mille correnti. Il partito attuale è poco votato dai giovani, perché ai giovani non sa parlare: ai giovani poco importa di chi è ex-DC, ex Pci e chi più ne ha più ne metta: nel partito che sogno, tutti sono del PD e non c'è spazio per inutili rancori e vecchie ruggini. Nel partito che sogno non c'è bisogno di usare la parola “rottamazione”, perché tutti sono giovani, dentro. Nel partito che sogno le persone non hanno paura di dire quello che pensano perché altrimenti vengono tacciate di essere “renziane, bersaniane, lettiane, dalemiane o veltroniane” e allora poi non ci si parla più. In questo partito si ha il coraggio di dire che questo governo non va bene e che altre soluzioni dovevano essere trovate; in questo partito non ci si adegua solo perché “l'ha detto il partito e quindi è legge”. </div>
<div style="text-align: justify;">
Sogno un partito in cui le decisioni non vengono calate dall'alto, ma in cui la base è attiva, attenta e propositiva. Un partito in cui il flusso di idee sia dal basso verso l'alto e non soltanto il contrario. </div>
<div style="text-align: justify;">
Sogno un partito che non pensa a chiudere i congressi per mera volontà di autoconservazione, stravolgendo il termine “democratico” che pure è nel suo nome. Sogno un partito più aperto, che spalanchi le porte ai cittadini, che li coinvolga, che tenga in conto la loro opinione. Un partito con tanto coraggio. Il coraggio anche di cambiare tutto, perché così non va. </div>
<div style="text-align: justify;">
Un partito così si potrebbe anche tornare a votarlo. Basterebbe sostituire alla parola “sogno” la parola “voglio” e darsi da fare perché accada davvero.</div>
</span>Chiarahttp://www.blogger.com/profile/01791244622200253726noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-44934866309268041152013-05-05T01:44:00.004+02:002013-05-05T01:46:10.997+02:00La torre d'avorio<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="http://antiuaar.files.wordpress.com/2010/11/franceschini-dalema.jpg" imageanchor="1"><img border="0" height="263" src="http://antiuaar.files.wordpress.com/2010/11/franceschini-dalema.jpg" width="400" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Trovo
davvero inaccettabile che, dopo la sconcertante sequela di disastri
compiuti nelle ultime settimane e, più in generale, negli ultimi
vent'anni dalla dirigenza del Pd, si parli di chiudere il congresso
e, finanche, di procedere con un'operazione simile, <i>mutatis
mutandis</i>, a quella del 2009 quando Franceschini fu reggente e poi
candidato alla segreteria. Ma stavolta senza primarie.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Per
come si è evoluta la situazione appare più chiaro del sole che
l'istinto di autoconservazione stia decisamente prendendo il
sopravvento su una lettura onesta e realistica della realtà, che,
come minimo, consideri la disapprovazione profonda che viene dalla
base, o per lo meno da quella parte di essa che non si è fatta
convincere dagli afflati autoassolutori di certi dirigenti, locali e
non. Pensavamo davvero di aver chiuso i conti con quella politica
paternalistica che impone se stessa al proprio elettorato, forte di
una superiorità morale e strategica. Molto supposta, nel nostro
caso, laddove il termine va inteso anche come sostantivo. Con la
scusa sempreverde dello stato di emergenza, i dirigenti Pd si
chiudono a riccio nella torre d'avorio del conservatorismo e di
quella vecchia (mala) politica sconfitta sonoramente alle ultime
elezioni. Lo strumento privilegiato torna a essere la disciplina di
partito, a emblema di una sconfitta politica, intellettuale,
identitaria e culturale.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Tra
un piano di involuzione e l'altro c'è poi spazio per lo stupore:
Biancofiore ricollocata, minacce del Pdl in caso di <i>ius soli</i>,
Berlusconi che si propone come presidente di quella superba e
incostituzionale perversità che si chiama Convenzione per le
riforme. Sorpresa generalizzata. Come se affidare il governo e
consegnare il Paese a queste persone avesse mai significato qualcosa
di diverso e più nobile. Che si sprechino pure i paragoni con la
Resistenza e Badoglio e il compromesso storico. Da tali esimi <i>exempla
</i>scaturirono l'8 settembre e il CAF e la relativa impotenza del
PCI, tanto per capirci.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Se
vogliamo azzardare un confronto, restiamo sull'8 settembre. La
confusione, la rabbia, lo sbando di quel giorno sono anche i nostri.</span></span></div>
</div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-8496372499648502522013-04-28T20:09:00.000+02:002013-04-29T16:23:06.722+02:00Governo di crisi<img src="http://www.ilmondo.it/images/459-0-20130428_124401_D8251D09.jpg" /><br />
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Se ne sono già sentite
troppe circa il gravissimo episodio di violenza avvenuto stamattina
davanti a Palazzo Chigi, mentre i ministri del nuovo governo Letta
stavano giurando sulla Costituzione. Tralasciando, per non far torto
all'intelligenza mia e di chi legge, le farneticazioni idiote di chi
avrebbe desiderato e desidererebbe la morte dei politici, della casta
e di tutti, tra i giudizi più meschini e strumentali si contano
quelli volti a legittimare, proprio in virtù dell'attentato, il
nuovo esecutivo.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
È chiaro come il sole,
infatti, che l'attentato odierno costituisca una manifestazione
estrema e terribile di quello stato di disperazione ormai così
diffuso tra i nostri concittadini e causato da una crisi economica,
sociale e culturale, quanto mai rovinosa. Ma non è certo il primo
caso: risale a un mese e mezzo fa l'assurda uccisione di due
impiegate della Regione Umbria, a opera di un imprenditore 43enne poi
suicidatosi. L'urgenza del dramma che stiamo vivendo doveva essere
palese a tutti molto prima di stamattina. Per capirci, eravamo già
molto in ritardo quando l'allora (e attuale, de facto) Presidente del
Consiglio vaneggiava su aerei pieni come scatolette di tonno e
ristoranti sovraffollati. Che la soluzione a questo stato di
gravissima emergenza sociale sia un governo studiato secondo il
manuale Cencelli e sostenuto, e in parte composto, dagli stessi
politici che hanno, nel migliore dei casi, chiuso gli occhi di fronte
al dissesto economico del nostro Paese mi pare davvero curioso.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Tra i tanti commenti sul
gesto folle di stamattina, ne ho sentito uno che mi ha fatto drizzare
le orecchie. Il giornalista metteva in luce come stia diventando
frequente in Italia l'uso di armi da fuoco e come questo ci stia
avvicinando agli Stati Uniti. A me pare che il fenomeno di
americanizzazione riguardi più la sperequazione sociale che
l'utilizzo di armi, questione comunque da tenere sotto stretta
sorveglianza. Mentre aumentava la disoccupazione, soprattutto
giovanile, e la classe media perdeva potere d'acquisto, gli ultimi
governi – e non solo – hanno pienamente sposato il principio
laissez-faire e le dottrine neoliberiste, già della Thatcher e di
Reagan, destituendo di senso i sindacati, togliendo ogni tipo di
potere decisionale ai lavoratori, abbattendo l'istruzione e la sanità
pubbliche, sventrando lo stato sociale e depauperando quegli enti
locali erogatori di servizi indispensabili per i cittadini. Questa
mirabile opera di annientamento non era obbligatoria. Si è trattato
di scelte politiche consapevoli e meditate, che hanno conseguito il
risultato di demolire ogni prospettiva di coesione sociale. In questa
società, oggi, la realizzazione dell'individuo prescinde totalmente
dalla realizzazione degli altri individui. Darwinismo 2.0, se
vogliamo.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ora, in questa situazione
il Pd va a formare un governo con chi più di tutti ha incarnato
questo spirito individualistico, sia in politica che, sia detto per
inciso, nella vita personale. Mentre il Paese avrebbe seriamente
bisogno di provvedimenti di sinistra, il maggior partito della
sinistra italiana svolta a destra. Immagino bene dove andranno a
finire le battaglie sui diritti, sul rilancio economico, sul welfare,
sul contenimento delle disuguaglianze sociali. Immagino dove andranno
a finire gli otto punti.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Poi, sia chiaro, spero
che il governo Letta operi al meglio e faccia ciò che è chiamato a
fare per arginare questa reale emergenza sociale. Ma se si
dimentica il percorso che ci ha portati fin qui, non basterà certo
il Letta di turno. </div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1252751595733912365.post-81272483578681081042013-04-27T19:46:00.002+02:002013-04-27T19:46:41.174+02:00Amici di Letta<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<img height="267" src="http://multimedia.quotidiano.net/data/images/gallery/2013/60070/01-00002919000066.jpg" width="400" /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Chi ha letto questo blog,
anche solo negli ultimi dieci giorni, sa perfettamente quanto io sia
contrario alle larghe intese. Dunque non mi ripeterò. Alla luce
della squadra di governo presentata oggi da Enrico Letta, dico che,
considerato che siamo già nel peggio, poteva andare persino peggio.
Purtroppo, come avrete capito, ciò non basta per convincermi della
bontà dell'operazione. Non starò a ripetere le motivazioni per cui
siamo arrivati a questo punto. Mi limito a sottolineare che ha vinto
chi nel Pd ha voluto questa convergenza sin dal giorno 26 febbraio
2013, e probabilmente anche prima.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ora mi auguro che questo
governo riesca a portare a compimento i provvedimenti urgenti per i
quali è stato nominato: una nuova riforma elettorale, possibilmente
non a misura di Silvio, e interventi sulla cassa integrazione in
deroga, sullo scandalo degli esodati, sui precari nelle Pubbliche
Amministrazioni e, magari, sull'occupazione giovanile e sui costi del
lavoro. Sarebbero tante altre le questioni da trattare, ma mi pare di
aver già preteso troppo, considerato che si andrebbe ad arginare
problemi che gli “alleati” hanno creato o contribuito a creare in
maniera decisiva.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Certo, a sfogliare la
rosa dei nomi espressi dal Pd, mi viene un forte rammarico. Fatta la
doverosa eccezione per Franceschini, si tratta di nomi non banali,
seppur scelti secondo l'abusata prassi di accontentare tutte le
correnti interne. Con SEL e con un dialogo aperto e positivo con
quella parte seria e motivata (magari minoritaria) del M5S sarebbe
stata ben altra cosa. Ma nel partito di Grillo c'è qualcuno che ha
remato nella stessa direzione dei 101 franchi tiratori Pd. E se quel
qualcuno corrisponde al padre-padrone, c'è proprio da farsi un paio
di domande.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Non mi resta che
congratularmi con il mio concittadino Andrea Orlando, a cui va il mio
più sincero in bocca al lupo. Ce n'è davvero bisogno. In tutta
onestà però, il suo nome e la stima che nutro per lui non
costituirebbero ragioni sufficienti per farmi votare la fiducia a
questo esecutivo, se fossi seduto in Parlamento. Chiamatemi pure
irresponsabile. Ma non è solo una questione di principio. </div>
Damianohttp://www.blogger.com/profile/12248900446410928668noreply@blogger.com0