La direzione Pd di ieri è
stato uno spettacolo ignobile. Diciamolo in tutta franchezza. È
stato uno spazio di democrazia e pluralismo solo esteriore, uno
specchietto per le allodole, un paravento dietro il quale nascondere
decisioni già prese e non più discutibili. Il documento approvato
certifica di fatto l'abdicazione rispetto alle prerogative
decisionali del partito e mette tutto nelle mani del Presidente della
Repubblica, d'altra parte rieletto proprio per questo motivo. Al
contempo passa la linea dura. Chi non vota la fiducia al
governissimo, che non può essere il governo di scopo di cui si è
parlato (al massimo con Silvio si può fare il governo di scópo,
con o chiusa), è fuori. Roba da Grillo insomma. Ed è curioso che a
proporre questa linea dura sia proprio chi ha visto il M5S come il
demonio. Tu chiamale se vuoi affinità elettive.
Ora
si va verso qualcosa di diverso. Inutile negarlo. Il governo con il
Pdl non è solo una fase incidentale del percorso del Pd: è,
purtroppo, la manifestazione più lampante di una direzione politica
che guarda al centro e al centrodestra più che a sinistra. Ha vinto
insomma quella linea del partito che vede il cambiamento come lo
spettro più minaccioso. La stessa linea che è stata sonoramente
sconfitta alle elezioni scorse. Ci diranno che sono la responsabilità
e l'urgenza del momento a imporre questa scelta, trascurando
scientemente le promesse elettorali, le intenzioni di una settimana fa e il buon
senso. Si farà un governo con Gasparri, Cicchitto, Santanchè,
Gelmini, Mussolini, Scilipoti, Capezzone, Formigoni e compagnia
bella. Nel nome della gravità del momento e del rispetto delle
istituzioni si farà un governo con chi ha provocato la gravità del
momento e con chi le istituzioni le ha calpestate come nessuno mai.
Per
divertirci un po' proviamo a indovinare che fine faranno i tanto
acclamati otto punti. Cosa sarà possibile proporre a proposito di
corruzione, di incandidabilità, di economia verde, della stessa
scuola già rasa a zero dalla Gelmini, di ineleggibilità, di falso
in bilancio, di diritti, di conflitto di interesse, di
redistribuzione del reddito e di più equo carico fiscale? Sicuri di
voler rispondere? Siate responsabili.
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