domenica 21 aprile 2013

La serrata




Questa tre giorni di eccellenza politica ha prostrato ogni residua illusione di un autentico governo di sinistra. Emerge in tutta la sua evidenza la realtà di un centinaio di franchi tiratori che non ha tradito affatto la propria vocazione o i propri ideali politici, ma ha semplicemente proseguito su un cammino intrapreso molti anni fa, di cui questa situazione è solo il coronamento più eclatante. L'influenza della frangia inciucista e tendente a destra, quelli di sinistra che odiano la sinistra come li ha giustamente definiti Michele Serra, ha prevalso sulla volontà di rinnovamento degli altri. Hanno prevalso trame vecchissime che prevedevano, tra le altre amenità, l'affossamento etico di SEL, accusato immediatamente di aver votato Rodotà, al quale erano giunti non a caso una quarantina di voti in più, invece che Prodi. Che la prospettiva della fusione dei due partiti abbia spaventato i detentori di un potere inveterato? Che lo scossone dato da Fabrizio Barca abbia fatto pendere la bilancia per la conservazione degli equilibri usati?
Che sia chiaro a tutti, ora le redini del prossimo governissimo le terrà Berlusconi, il quale avrà dalla sua la facoltà di staccare la spina nel momento a lui più propizio, defilandosi quando i sondaggi lo vedranno più che sicuro della sua scontata vittoria. E, in più, sfrutterà a proprio favore questa mossa, mostrandosi del tutto estraneo rispetto ai disastri che il governo inevitabilmente compierà. Il Pd sarà in minoranza sicuramente a livello di forza e forse anche a livello numerico. Siamo entrati in un Berlusconi V de facto.
Non c'è una soluzione pacifica a tutto questo, inutile girarci intorno: al prossimo congresso le diverse proposte politiche, cioè la convergenza con il Pdl e l'aspirazione al cambiamento, dovranno essere messe sul tavolo senza infingimenti e giochetti da quattro soldi. E temo che l'unica strada percorribile sia quella della separazione, perché ritengo esaurito e sconfitto nei fatti il progetto del Pd, così come sancito dallo statuto, tanto bello sulla carta quanto ignorato nella pratica, e perché ritengo altamente improbabile l'unica vera alternativa, cioè la guerra interna con relativa decapitazione di tutto il quadro dirigenziale e di tutti i suddetti capetti di sinistra che odiano la sinistra.
Di certo c'è che non va abbandonata la strada del dialogo con il M5S. E il dialogo dovrà essere sincero e non strumentale anche dall'altra parte: se la risposta sarà il muro offerto finora, il Movimento non uscirà mai dalla sua spirale autorefenziale e autoritaria, di cui la struttura interna non è che la più eloquente manifestazione. Coloro che davvero non vogliono più assistere, con rabbiosa impotenza, alle serrate del potere e alla chiusura del Palazzo nei propri meandri melmosi utili solo all'autoconservazione dovranno fare un passo insieme nella stessa direzione. A Grillo tutto questo marciume fa molto comodo. A quegli eletti animati da buone intenzioni forse un po' meno.
Si dovrà discutere di questi temi al prossimo congresso. E si dovranno prendere serie contromisure. Perché, francamente, vedere Berlusconi governare, anche quando non ha preso i voti necessari per farlo, grazie alla compiacente e felice collusione di un'influentissima parte del maggior partito del - supposto - centrosinistra italiano è ben più che intollerabile.

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