lunedì 5 luglio 2010

Italia, cronologia di un fallimento


Il completo fallimento della spedizione azzurra in Sudafrica ha radici ben lontane nel tempo e non può certo essere circoscritto alle comunque pessime tre partite del girone mondiale, che ci ha visto incredibilmente ultimi. Credo che neanche il più pessimista dei tifosi avrebbe osato immaginare una debacle così clamorosa, ma Lippi e i suoi sono riusciti nuovamente nell'impresa, questa volta, però, al contrario. Il movimento calcistico italiano attraversa da anni un momento di crisi, solo mascherato dai recenti successi della Nazionale maggiore a Berlino 2006 e delle selezioni giovanili(titolo europeo under 21 nel 2004;medaglia di bronzo olimpica nel 2004;titolo europeo under 19 nel 2003; secondo posto all'europeo under 19 nel 2008).
Il problema principale è la presenza in Federazione di dirigenti incompetenti ed ottusi, che non sanno vedere al di là del proprio naso ed effettuano scelte di comodo anzichè di logica, intanto la parola "programmazione" è stata bandita dal vocabolario della Figc.
Sono convinto che anche questa volta, se la Nazionale fosse arrivata un pò più avanti nella competizione iridata, si sarebbero riempiti la bocca di frasi del tipo"Questo gruppo è ancora forte"e "Si è vista la mano di Lippi", ma non è andata così... Comunque tranquilli perchè Abete & C. non hanno alcuna intenzione di mollare, di dimettersi, d'altra parte le poltrone sono di quelle da cui è dura staccarsi, così si va avanti...
Indubbiamente il nostro calcio è afflitto anche da altri mali, come la carenza di strutture, la completa mancanza della cosiddetta "cultura della sconfitta"(ammettere gli errori e ripartire, usando gli insuccessi come base per affrontare i problemi e risolverli per arrivare a possibili vittorie future) , allenatori di base scadenti e famiglie che credono di avere in casa sempre e per forza dei potenziali campioni, perchè i guai del calcio stanno ai vertici così come alla base, questa è la verità, ma ammetterla costa e ciò non si addice ai presuntuosi.
La globalizzazione del calcio ha fatto il resto, ma qui occorre aprire una parentesi: il campionato italiano non è più il centro dell'universo, il mercato calcistico si evolve e forse sarebbe il caso di prendere in considerazione l'idea che esportare calciatori non sia un male, visto che andare all'estero arricchisce il bagaglio tecnico di un atleta.
I rimedi proposti dalla Federcalcio sono magnifici, il primo è quello di permettere il tesseramento di un solo extracomunitario(oltre a quelli già in rosa) per la stagione 2009/2010, anzichè due come la stagione scorsa.
Tornando alla Nazionale, gli azzurri hanno partecipato al mondiale 2002 con una rosa dall'età media di 28 anni, mentre nel 2006 e 2010 l'età è stata di 28,5. Se andiamo però ad analizzare l'età dei titolari, ci accorgiamo che a Sudafrica 2010 l'età media dei giocatori principali è stata 29,5 contro 28,5 di Berlino. I problemi già c'erano nel 2006, ma il successo ha gettato fumo negli occhi a tutti, ma si sa che Figc e giornalisti sportivi(quasi tutti) guardano soltanto i risultati, per loro tutto il resto è noia. Lippi se ne è andato nel 2006 da vincitore, quindi è toccato a Donadoni l'ingrato compito di gestire la squadra post-mondiale. L'ex milanista ha provato ad inserire qualche volto nuovo tra i giocatori che avevano saltato la spedizione in Germania(Panucci, Ambrosini, Di Natale, peraltro già "anziani" e poi Cassano e Quagliarella), ma non è riuscito a porre solide basi per un più profondo rinnovamento.
Tale possibilità è poi naufragata in maniera definitiva nel momento stesso in cui Abete ha deciso di richiamare come salvatore della patria Marcello Lippi, al posto di un Donadoni reo di aver perso l'Europeo ai rigori, nei quarti di finale, contro la Spagna, all'epoca futura campione d'Europa e oggi campione del mondo in Sudafrica.
Da notare che nella spedizione in Austria e Svizzera di due anni fa l'Italia di Donadoni ha perso nel girone contro l'Olanda e nei quarti contro la Spagna, guarda un po' le due finaliste mondiali di ieri sera; nella rassegna mondiale sudafricana appena conclusa hanno totalizzato entrambe uno score di sei vittorie su sette gare. Queste squadre, nell'ultimo quadriennio, diciamo da Berlino 2006 in poi, hanno rappresentato, insieme alla Germania, il meglio del calcio europeo, ma la nostra Figc ha considerato un fallimento perdere contro di loro, meglio invece finire ultimi senza vittorie contro Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia.
Lippi, da buon conservatore, è ritornato al gruppo campione del mondo, spazzando via, oltre a Cassano, tutte le critiche con la frase "Siamo sempre noi i campioni del mondo".
Si è così ripartiti da Cannavaro, Zambrotta, Gattuso, Camoranesi, gente che negli ultimi due campionati ha giocato poco e male. Insistere sul blocco della Juve, poi, è stata la ciliegina sulla torta confezionata dal tecnico viareggino. Vero è che l'Inter campione d'Italia e d'Europa offre molto poco alla voce "azzurri da convocare", ma puntare su Iaquinta & soci si è rivelato un clamoroso autogol, ma forse Lippi quest'inverno è stato in barca e non ha seguito il Campionato nè la Champions(a inizio stagione aveva pronosticato lo scudetto alla Juve).
Dunque niente Cassano, niente Balotelli, niente Miccoli(per i Mondiali sarebbe stato comunque infortunato, ma mai una chance da Lippi in questi due anni); nulla da fare anche per il palermitano Cassani e per Giuseppe Rossi, limpido talento che ha la colpa di giocare all'estero e di aver saltato una fetta di stagione, quando se si vanno a sommare le presenze stagionali di Camoranesi, Gattuso e Iaquinta non si arriva alle 38 che compongono un campionato, ma questo è Lippi, prendere o lasciare. Il nostro commissario tecnico è stato molto presuntuoso, non ha sentito i campanelli d'allarme delle qualificazioni mondiali nè quelli della Confederation Cup di giugno 2009, quando l'Italia fece una figura come quella di quest'anno.
"Nessun fenomeno è rimasto a casa", parole e musica della coppia Lippi e Cannavaro, ma nemmeno in Sudafrica abbiamo visto fenomeni con la maglia azzurra addosso.
Nonostante quanto detto finora, credo che l'Italia avesse una rosa tale da poter raggiungere i quarti di finale, visto il solito benevolo sorteggio avuto da Lippi, ma gli azzurri sono riusciti ad arrivare ultimi e a non vincere nemmeno una partita in un girone che più debole non si poteva, ma la scarsa condizione atletica di alcuni e le incomprensibili scelte tattiche di Lippi hanno portato al patatrac.
Ora tocca a Cesare Prandelli: speriamo che abbia più coraggio di Donadoni e che, facilitato dal risultato negativo di questa spedizione mondiale, possa operare un rinnovamento profondo, magari graduale ma netto, in vista dell'Europeo 2012. In bocca al lupo.