martedì 29 ottobre 2013

Con soluzione di continuità



Che si vada nella direzione corretta lo dimostra la calcolata e deliberata indifferenza di Vendola. Civati ha individuato nella sinistra dispersa, delusa, derelitta e smarrita il proprio destinatario principale. Ha scelto di rappresentare una parte ben definita, chiaramente e senza ipocrisie: perché la politica è fatta di scelte ed è parziale, anche nell'inclusività. Se si sceglie un destinatario principale non è per sfavorire gli altri, ma perché si ritiene che, attraverso quella scelta, tutti possano trarre beneficio. Questione di gusti. Questione di convinzioni. Il problema è averne almeno una, ogni tanto.
Ebbene, tra chi ha deciso di non decidere, fingendo di parlare a chiunque, indipendentemente dai contenuti e dagli interessi, e riproponendo il cliché abusato del salvatore della patria, intriso di tinte messianiche e del culto dell'eroe, e tra chi ha deciso di proseguire sulla via della socialdemocrazia di facciata, con competenza anche reale, per l'amor del cielo, ma anche con un carico ingombrante e fallimentare di un'intera classe dirigente prevalentemente reduce dal Pci e che da quella tradizione ha volontariamente cacciato Marx e Gramsci, conservandoli in via residuale e a livello catacretico, per tenersi le strategie dirigiste e le pratiche cooptative, senza sintesi, senza discussione, senza elaborazione e senz'anima, ho scelto, con molti altri, di aderire a una terza via che si propone di far saltare i meccanismi fallimentari che ci hanno condotto nel ventennio berlusconiano e nel trentennio liberista. Una via che ritiene che l'avvitamento sul primo e sul secondo non possano costituire una via d'uscita rispetto alla crisi nazionale e globale. Una via che si prefissa come obiettivo il cambiamento radicale della classe dirigente attuale, non nel nome di un rinnovamento generazionale, ma nel nome di una rivoluzione culturale e di pensiero. Una via che ha definito le proprie linee programmatiche, e con esse le persone a cui si rivolge, e che stabilisce una volta per tutte che il ruolo ontologico della sinistra è quello di modificare i rapporti di potere e lo status quo, contro le sperequazioni e le ingiustizie sociali. Per il consolidamento dello stato delle cose esiste già una casa comoda comoda, con pareti solidissime e, coerentemente con la propria strategia in campo ambientale, con cemento armato un po' dappertutto: ha una collocazione chiarissima e un compito semplice e si chiama destra. E andrebbe lasciata agli altri.
Poi c'è la politica: derelitta, autoreferenziale, insufficiente, storicamente sconfitta, in crisi di identità e senza soluzioni. Proseguire sulla strada battuta o, persino peggio, elaborare strepitose palingenesi a braccetto con gli interpreti principali di una fase socio-culturale avvilente sotto tutti i punti di vista significa consegnare il paese ai nazionalismi, alla violenza e al terrorismo. Sta già succedendo e non è un processo destinato a esaurirsi senza una reale svolta storica. La soluzione non è assecondare ventate populistiche funzionali al consolidamento di altre rendite di posizione, ma avviare pratiche virtuose, attraverso il buon esempio sotto il profilo della moralità pubblica e attraverso il rafforzamento dei servizi fondamentali del cittadino. Non si fronteggia la riluttanza berlusconiana verso le forme della legalità e del rispetto delle norme del vivere collettivo con un partito schiacciato sullo stato e con i vecchi sistemi di corruzione e distribuzione di potere mirata e strumentale.


Al congresso voterò e sosterrò Civati. Non certo cadendo nella trappola del culto personalistico del risolutore provvidenziale né con l'illusione che le cose possano mutare drasticamente con un click, ma con lo spirito di chi inizia un progetto in un gruppo compatto, determinato e indipendente nel pensiero e nella libertà d'azione. Chi vorrà essere con me, con noi, in una battaglia durissima che non conoscerà esclusione di colpi, sarà il benvenuto. Insieme potremmo persino organizzare un altro congresso, in cui la natura del partito, la funzione delle larghe intese e le scelte di principio possano anche essere discusse sul serio e da tutte le parti in causa. Per ora, per questo congresso, se vi accontentate, ci siamo noi.