Chi ha letto questo blog,
anche solo negli ultimi dieci giorni, sa perfettamente quanto io sia
contrario alle larghe intese. Dunque non mi ripeterò. Alla luce
della squadra di governo presentata oggi da Enrico Letta, dico che,
considerato che siamo già nel peggio, poteva andare persino peggio.
Purtroppo, come avrete capito, ciò non basta per convincermi della
bontà dell'operazione. Non starò a ripetere le motivazioni per cui
siamo arrivati a questo punto. Mi limito a sottolineare che ha vinto
chi nel Pd ha voluto questa convergenza sin dal giorno 26 febbraio
2013, e probabilmente anche prima.
Ora mi auguro che questo
governo riesca a portare a compimento i provvedimenti urgenti per i
quali è stato nominato: una nuova riforma elettorale, possibilmente
non a misura di Silvio, e interventi sulla cassa integrazione in
deroga, sullo scandalo degli esodati, sui precari nelle Pubbliche
Amministrazioni e, magari, sull'occupazione giovanile e sui costi del
lavoro. Sarebbero tante altre le questioni da trattare, ma mi pare di
aver già preteso troppo, considerato che si andrebbe ad arginare
problemi che gli “alleati” hanno creato o contribuito a creare in
maniera decisiva.
Certo, a sfogliare la
rosa dei nomi espressi dal Pd, mi viene un forte rammarico. Fatta la
doverosa eccezione per Franceschini, si tratta di nomi non banali,
seppur scelti secondo l'abusata prassi di accontentare tutte le
correnti interne. Con SEL e con un dialogo aperto e positivo con
quella parte seria e motivata (magari minoritaria) del M5S sarebbe
stata ben altra cosa. Ma nel partito di Grillo c'è qualcuno che ha
remato nella stessa direzione dei 101 franchi tiratori Pd. E se quel
qualcuno corrisponde al padre-padrone, c'è proprio da farsi un paio
di domande.
Non mi resta che
congratularmi con il mio concittadino Andrea Orlando, a cui va il mio
più sincero in bocca al lupo. Ce n'è davvero bisogno. In tutta
onestà però, il suo nome e la stima che nutro per lui non
costituirebbero ragioni sufficienti per farmi votare la fiducia a
questo esecutivo, se fossi seduto in Parlamento. Chiamatemi pure
irresponsabile. Ma non è solo una questione di principio.
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