sabato 27 aprile 2013

Amici di Letta




Chi ha letto questo blog, anche solo negli ultimi dieci giorni, sa perfettamente quanto io sia contrario alle larghe intese. Dunque non mi ripeterò. Alla luce della squadra di governo presentata oggi da Enrico Letta, dico che, considerato che siamo già nel peggio, poteva andare persino peggio. Purtroppo, come avrete capito, ciò non basta per convincermi della bontà dell'operazione. Non starò a ripetere le motivazioni per cui siamo arrivati a questo punto. Mi limito a sottolineare che ha vinto chi nel Pd ha voluto questa convergenza sin dal giorno 26 febbraio 2013, e probabilmente anche prima.
Ora mi auguro che questo governo riesca a portare a compimento i provvedimenti urgenti per i quali è stato nominato: una nuova riforma elettorale, possibilmente non a misura di Silvio, e interventi sulla cassa integrazione in deroga, sullo scandalo degli esodati, sui precari nelle Pubbliche Amministrazioni e, magari, sull'occupazione giovanile e sui costi del lavoro. Sarebbero tante altre le questioni da trattare, ma mi pare di aver già preteso troppo, considerato che si andrebbe ad arginare problemi che gli “alleati” hanno creato o contribuito a creare in maniera decisiva.
Certo, a sfogliare la rosa dei nomi espressi dal Pd, mi viene un forte rammarico. Fatta la doverosa eccezione per Franceschini, si tratta di nomi non banali, seppur scelti secondo l'abusata prassi di accontentare tutte le correnti interne. Con SEL e con un dialogo aperto e positivo con quella parte seria e motivata (magari minoritaria) del M5S sarebbe stata ben altra cosa. Ma nel partito di Grillo c'è qualcuno che ha remato nella stessa direzione dei 101 franchi tiratori Pd. E se quel qualcuno corrisponde al padre-padrone, c'è proprio da farsi un paio di domande.
Non mi resta che congratularmi con il mio concittadino Andrea Orlando, a cui va il mio più sincero in bocca al lupo. Ce n'è davvero bisogno. In tutta onestà però, il suo nome e la stima che nutro per lui non costituirebbero ragioni sufficienti per farmi votare la fiducia a questo esecutivo, se fossi seduto in Parlamento. Chiamatemi pure irresponsabile. Ma non è solo una questione di principio.  

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