Al di là dei risultati, il dato
che più salta agli occhi in questa tornata elettorale è il drastico calo dell’affluenza,
registrata tra l’altro, in questo caso, nell’entità amministrativa che è
storicamente più sentita dai cittadini italiani. E ciò fa il paio con le ultime
politiche e con le ultime Regionali. Insomma, chi doveva riportare al voto
milioni e milioni di delusi ha fallito. Chi doveva evitare che si venisse a
formare una sacca di insoddisfazione così estesa ha fallito prima e continua a
fallire ora. Lo so che continuo a chiedere l’impossibile, ma non sarebbe giunta
l’ora di mettere davvero in discussione la prassi partecipativa degli attuali organismi
partitici? No perché questi dati qualche riflessione dovrebbero suscitarla.
Disertare le urne significa in
primo luogo ritenere che il proprio contributo alla vita democratica della
collettività sia inutile. Non so se sono chiare le implicazioni distruttive di
questo assunto: una disaffezione così crescente verso le istituzioni e i loro
rappresentanti è sintomo di un complessivo sfaldamento dell’intero gruppo sociale. Più banalmente, una schiera di persone si autoesclude dai meccanismi
rappresentativi semplicemente perché non li ritiene rappresentativi. Terreno fertile per ideali autoritari, terrorismo, violenza. Il quadro
non migliora affatto se individuiamo nel disinteresse la causa di questa
massiccia non partecipazione: la frantumazione della coscienza civica è parte
attiva nel processo in quanto specchio di una società plurale nei bisogni ma
individualistica nelle forme d’azione. In questa concezione della vita
pubblica, l’attività politica è percepita solo come il trampolino per
prospettive di carriera e non come elaborazione di proposte per il bene comune
(vi ricorda qualcosa?).
Se la politica non ritrova questa
dimensione, integrando, senza fagocitare, nei suoi processi il numero più alto
possibile di persone, movimenti e associazioni e rendendoli parte attiva all’interno
di un luogo di discussione finalizzato all’elaborazione di progetti concreti e
di soluzioni al rialzo, i dati sono destinati a peggiorare. Il modello
americano è dietro l’angolo. La crisi della rappresentanza non può essere l’alibi
numero uno, ma lo stimolo a cambiare davvero lo stato delle cose. Ricordatevene
quando i soliti noti imporranno di chiudere il congresso del Pd ai soli
iscritti, e magari solo a quelli di vecchia data, e/o blatereranno sul successone
del modello Lettalfano. Perché lo faranno. Su questo non ho dubbi.
Nessun commento:
Posta un commento