lunedì 20 maggio 2013

Fuori dal tunnel, ma non così



Chi pensa che dal tunnel in cui il Pd si è volutamente infilato, scontando drammaticamente tutte le sue contraddizioni, si esca con la disciplina di partito e con il principio di maggioranza semplicemente non ha compreso il significato dell'ultima consultazione elettorale e, più in generale, i cambiamenti occorsi negli ultimi anni. Quello che serve ora al Pd è una reale apertura alla società, ai suoi movimenti, alle sue tensioni, alle sue proposte, ai suoi quanto mai differenziati interessi.
Il Pd deve domandarsi finalmente cosa significhi oggi essere di sinistra: se analizzerà per bene la questione, credo, giungerà alla conclusione che essere di sinistra oggi significa costituire un luogo di discussione, di crescita, di responsabilizzazione e rappresentanza democratica ispirato ai concetti tradizionali della difesa dei più deboli, dell'equità e della giustizia sociale. Che è come dire che occorre ripensare tutto da zero. Non un partito che guardi a particolari classi o a particolari fasce d'età, ma un partito inclusivo, che metta a disposizione di tutti, e non solo militanti e iscritti, i propri spazi per favorire un'impostazione analitica capace di far crescere consapevolezza politica presso l'elettorato e legittimazione rispetto alle proposte elaborate, frutto di confronto serrato e di sintesi al rialzo. O si cambiano le regole del gioco e la base diventa parte attiva del processo (e gli strumenti partecipativi ci sono eccome) o non si ripartirà mai. Ora come ora un'oligarchia squalificata dalla storia delibera e impone la propria linea calandola dall'alto e atteggiandosi a élite intellettuale ontologicamente in grado di garantire il buon governo. Questa prassi ha fallito senza appello. E non ci rimborseranno certo le fusioni fredde, generatrici di pochezza propositiva e cautela non petita.
I mutamenti socio-economici, tecnologici e culturali avvenuti negli ultimi anni impongono nuovi sistemi di rappresentanza democratica. Ma occorrono volontà, lungimiranza e vera vocazione pubblica. Altrimenti troveremo sempre nell'antigrillismo, nell'antiberlusconismo, ormai solo teorico, questo, e nell'antiqualcuno le nostre ragioni costitutive, senza cogliere il vero problema.

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