giovedì 9 maggio 2013

Desideri e speranze per un partito che non c'è (ancora)


Sogno un partito in cui davvero uno vale uno. Non per “rincorrere i grillini”, come qualcuno spesso dice con disprezzo, ignorando che se i grillini esistono è perché troppi errori finora sono stati fatti da chi si trovava in posizione di potere. Sogno un partito in cui uno vale uno nel senso che non vorrei più sentire frasi come “io la base non la sento”. È l'ora di finirla con l'idea che a pensare per noi ci sono i dirigenti, gli unici che sono capaci di distinguere il bene dal male, mentre noi siamo una massa informe che, semplicemente, non capisce. 

Sogno un partito in cui non sia concepibile l'idea di acclamare Prodi al mattino per poi impallinarlo vigliaccamente al pomeriggio. Sogno un partito in cui non si debba andare a supplicare un uomo di 87 anni di farsi rieleggere perché altre soluzioni non ci sono. Sogno un partito in cui non si debba più sentire la frase “Rodotà non fa parte della mia cultura politica”, perché il partito che sogno è davvero un partito di sinistra e non ha paura di dirlo a voce alta. 
Sogno un partito che se entra in Parlamento con una coalizione poi non la distrugge perché c'è chi a Vendola preferisce Berlusconi; sogno un partito vero di sinistra che non ha paura della sinistra e che la smette di guardare al centro, a destra, in alto e in basso, ma a sinistra mai. 
Sogno un partito in cui chi sbaglia paga e non un partito in cui chi sbaglia va al governo mentre a pagarne le conseguenze siamo, come sempre, noi. Sogno un partito in cui la colpa degli errori commessi sia finalmente assunta da chi ce l'ha e non sia invece data ai giovani eletti che si tengono in contatto con i propri elettori, come è giusto che sia. È troppo facile scaricare il barile per fuggire dalle proprie responsabilità. Ah, la responsabilità: sogno un partito, e in generale un mondo intero, in cui sia ancora possibile ascoltare questa parola senza esserne disgustati. Perché ormai è stata svuotata di significato. Sogno un partito in cui, se un giorno si dice “responsabilità è cambiamento”, il giorno dopo non si dica “la responsabilità è andare al governo con il Pdl”. 
Nel partito che sogno, semplicemente, non si fa un governo con il Pdl e non si permette a personaggi folkloristici e dalla dubbia statura morale di inventare ogni giorno una nuova minaccia o un nuovo ricatto. Non si permette a gente come questa di influire sul mio futuro. 
È proprio per questo che sogno un partito che non ha paura di ammettere i propri sbagli. Un partito di cui i circoli siano il cuore pulsante, il luogo dell'incontro, del confronto e a volte anche dello scontro. Anche quello serve. Un partito in cui le persone siano davvero motivate e non guidate da invidie o da interessi particolari di carriera e poltrone. Sogno un partito meno autoreferenziale, in cui i dirigenti smettano di parlarsi addosso e inizino, finalmente, ad ascoltare anche chi sta fuori. In cui i dirigenti e i militanti non debbano seguire in modo acritico la linea di partito, perché quel tempo è finito. Bisogna essere liberi di dissentire e non giustificare sempre tutto, anche quello che giustificare proprio non si può. 
La prima volta che sono entrata in questo circolo, qualche anno fa, sono venuta a votare Ignazio Marino segretario; non so se qualcuno qui se lo ricorda, ma si dava agli elettori una molletta verde con sopra scritto: io ci tengo. Ecco, vorrei sapere se noi che siamo qui ci teniamo ancora. Perché se davvero ci teniamo, dobbiamo abbandonare le vecchie logiche e spalancare le porte senza paura di andare incontro a una rivoluzione. Perché il partito che sogno non è diviso in mille correnti. Il partito attuale è poco votato dai giovani, perché ai giovani non sa parlare: ai giovani poco importa di chi è ex-DC, ex Pci e chi più ne ha più ne metta: nel partito che sogno, tutti sono del PD e non c'è spazio per inutili rancori e vecchie ruggini. Nel partito che sogno non c'è bisogno di usare la parola “rottamazione”, perché tutti sono giovani, dentro. Nel partito che sogno le persone non hanno paura di dire quello che pensano perché altrimenti vengono tacciate di essere “renziane, bersaniane, lettiane, dalemiane o veltroniane” e allora poi non ci si parla più. In questo partito si ha il coraggio di dire che questo governo non va bene e che altre soluzioni dovevano essere trovate; in questo partito non ci si adegua solo perché “l'ha detto il partito e quindi è legge”. 
Sogno un partito in cui le decisioni non vengono calate dall'alto, ma in cui la base è attiva, attenta e propositiva. Un partito in cui il flusso di idee sia dal basso verso l'alto e non soltanto il contrario. 
Sogno un partito che non pensa a chiudere i congressi per mera volontà di autoconservazione, stravolgendo il termine “democratico” che pure è nel suo nome. Sogno un partito più aperto, che spalanchi le porte ai cittadini, che li coinvolga, che tenga in conto la loro opinione. Un partito con tanto coraggio. Il coraggio anche di cambiare tutto, perché così non va. 
Un partito così si potrebbe anche tornare a votarlo. Basterebbe sostituire alla parola “sogno” la parola “voglio” e darsi da fare perché accada davvero.

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