giovedì 28 marzo 2013

La discussione trasparente




Dunque stasera Bersani salirà al Quirinale con il solo carico di una valigia carica di buone intenzioni. Nel turbinio di brutte notizie che riceviamo ormai quotidianamente, vale la pena segnalarne una positiva, una volta tanto: la diretta streaming dell'incontro tra Bersani e i capigruppo pentastellati Lombardi e Crimi, spalleggiati da un drappello di colleghi straniti agli ordini, si fa per dire, di Rocco del Grande Fratello.
Ebbene, senza questa diretta noi tutti ci saremmo persi l'ennesima sublime dimostrazione di inconsistenza e arroganza politica, condita da quella buona dose di antipatia e incapacità che non guasta mai. Abbiamo appena il tempo di capire che non ci sarebbe stato bisogno né dello streaming né della riunione, perché la decisione era già stata presa nel magico mondo di Gaia, e già i due novelli salvatori della patria incalzano il malcapitato aspirante Presidente del Consiglio con i più ferrei postulati del politichese 2.0. Dall'elusione del dialogo con le parti sociali, alla deresponsabilizzazione preventiva, passando per Ballarò e i vent'anni di inettitudine e sconcerie, è un bel valzer di idiozie sentite mille volte nei contesti più disparati, ma forse mai in un luogo istituzionale, neanche nei luoghi istituzionali italiani, che pure hanno subito i più gravi soprusi in materia di buon senso e pudore. Ciò che sembra sfuggire ai nuovi cavalieri della pancia propria è che:
  • non interloquire con le associazioni che rappresentano il mondo del lavoro e delle imprese rende implicita la pretesa di conoscere, per innatismo, tutte le questioni e le necessità del momento e di ergersi a unico soggetto in grado di poter dire qualcosa.
  • accusare tutta la classe politica di fallimento per quanto riguarda gli ultimi vent'anni di governo significa deplorare un intero sistema democratico. Ogni eletto ha alle spalle un gruppo più o meno numeroso di elettori che lo ha scelto come rappresentante delle proprie istanze. Gli orrori della classe politica sono anche gli orrori del suo elettorato, compresa quella società civile che i pentastellati venerano con tanto trasporto e da cui dicono di provenire.
  • entrare in Parlamento e motivare il proprio disimpegno con il pretesto della mancanza di colpe significa infischiarsene del 25% dei votanti - tacendo di tutti gli altri - che ha apposto la fatidica, ed esiziale, x sul simbolo con i corpi celesti, sperando che almeno alcune delle cose nel programma venissero attuate (e ciò è possibile). Che poi una buona parte di questo 25% di votanti il programma non l'abbia neanche letto è tutt'altro paio di maniche. E ciò spiegherebbe anche in qualche modo il successo del partito.
A suggellare il tutto è arrivato, puntuale come solo le brutte notizie sanno fare, il commento di Beppe Grillo, cioè colui che, per precedenti condanne, si è autoescluso dal Parlamento ma può tranquillamente decidere le sorti di tutto il Paese, senza rispondere ai suoi connazionali con regolare mandato elettorale. In estrema sintesi ha ribadito, un mese dopo le elezioni, che devono andare tutti a casa, mettendo così in discussione non solo la buona prassi politica ma anche la democrazia rappresentativa stessa. Ciò è come dire, né più né meno, che il voto di più di metà degli Italiani non meriterebbe di avere rappresentanza parlamentare e andrebbe conseguentemente gettato nella cloaca massima.
In tutta franchezza, caro Beppe, di Berlusconi ce ne bastava uno. La versione 2.0 è solo un po' più spaventosa.

giovedì 21 marzo 2013

Conversazione in Quirinale



Ma ve lo immaginate Grillo a colloquio dal Presidente Napolitano?

- Allora, cosa ha in mente, Onor... ehm no... Senat... ehm no... Dottor... no... beh insomma, signor Grillo?
- Vaffanculooooo, nonno, torna a dormire!
- Senta, chi si è portato con sé?
- No, nessuno, son due stronzi della casta.
- Ma non sono i suoi capigruppo?
- Ah già. Va beh, insomma, me lo dai l'incarico, vecchio narcolettico?
- Prima dovremo terminare le consultazioni, poi valuteremo.
- Ah, davvero? Ha parlato già con qualcuno? E parlerà con qualcun altro?
- Eh sì, questa è la prassi.
- Ma vaffanculoooo!
- Ha qualcosa di costruttivo da proporre signor Grillo?
- Certo, abolizione della casta, abolizione di lei, del Parlamento, delle province, dei Comuni sotto i 700.00 mila abitanti, dei microchip sottocutanei e fuori dall'Euro e dall'Unione Europea. Introduzione per decreto legge dei mooncup e instaurazione forzosa del futuro nel presente. Anche a livello grammaticale.
- .....
- E poi vaffanculooooo!
- Ha altro da aggiungere?
- Via gli zombiiiiessss!
- Ha portato anche Casaleggio?
- Ah no, lui ci sta seguendo in streaming, saluta là, vecchiaccio! Guarda in camera, di' "arrendetevi, siete circondati".
- ...
- Svegliaaaaa!
- Ma la fiducia a un governo Bersani la voterebbe?
- Vaffanculooooo!
- Ha intenzione almeno di aprire una proficua discussione con i partiti in Parlamento?
- Fuori i partiti dal Parlamento! Dentro i cittadini!
- Grazie, signor Grillo, è stato un piacere. Mi saluti i due sordomuti là dietro.
- Vaffanculoooooo, vegliardo bastardo!

Che Paese meraviglioso il nostro!

martedì 19 marzo 2013

Litania



Forza miei prodi (non Prodi, eh), ripetiamo tutti insieme il peana:

Bersani e Berlusconi pari sono,
Grasso e Schifani pari sono,
Vendola e Salvini pari sono,
Boldrini e Casini pari sono,
Djokovic e Cipolla pari sono,
Gandhi e Milosevic pari sono,
Falcone e Riina pari sono,
Mina e La Pina pari sono,
Manzoni e Moccia pari sono,
Agostini e Romboni pari sono,
Chaplin e Calà pari sono,
Rodotà e Canà pari sono.

Escatologico e scatologico pari sono,
Franco e Pertini pari sono,
Gramsci e Mussolini pari sono,
Sallusti e Biagi pari sono,
Lincoln e Bush pari sono,
Chiodi e Baggio pari sono,
Marconi e Otelma pari sono,
Lavitola e Salvemini pari sono,
Che Guevara e Battisti pari sono,
stupro e amore pari sono,
Springsteen e Nek pari sono,
Goebbels e Anna Frank pari sono.

sabato 16 marzo 2013

Movimento in Parlamento


In questo clima di totale incertezza politica, in cui a pagare comunque saremo noi "società civile", tra ieri e la mattinata di oggi qualche certezza in più l'abbiamo acquisita.
Il Movimento 5 Stelle ha dato il consueto sfoggio di arroganza, incapacità e opportunismo politico della peggior razza. Sentire la Lombardi sbraitare per i 420.000 inutilmente spesi ieri è come ricevere un pugno nello stomaco: tralasciando il fatto che saranno loro a portare gli Italiani a nuove elezioni (circa 400 milioni di euro la spesa), dov'erano i parlamentari grillini ieri mentre si dissipava denaro pubblico? Cosa facevano per evitare tale sperpero? Non erano forse arroccati nel loro silenzio imposto dalla Santa Diade? Come se la mancanza di dialogo con chiunque non la pensi come te fosse un valore. Invece la Serenella Fuksia, che spero vivamente abbia adottato un nome d'arte, sorteggiata alla presidenza della Giunta per le Elezioni, decideva di smentire il suo capogruppo al Senato, trascurando di porre la questione dell'ineleggibilità di Berlusconi. Una questione da poco, come sappiamo. E mentre la grande mamma di Latina, Ivana Simeoni, che ama così tanto la famiglia da portarsela in Parlamento, non si ricordava neppure il nome del candidato alla presidenza del Senato che ha votato e voterà (Orellana) e mentre il solito Vito Crimi richiamava tutti ai veri problemi del Paese, cioè l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, che risolverebbe il problema del debito pubblico italiano ben dello 0.001%, i Grillini segnavano i nomi dei prescelti sulle schede, ben sapendo che gli altri avrebbero votato scheda bianca, prassi antica quest'ultima e quanto mai buona, secondo la quale prima di indicare un proprio esponente per un ruolo istituzionale si deve discutere. Cosa evidentemente sfuggita a chi, ormai dichiaratamente, vuole sovvertire la democrazia rappresentativa.
Oggi in mattinata una parziale buona notizia: il Pd voterà al Senato Pietro Grasso e Laura Boldrini alla Camera, e non, come ventilato ieri, Franceschini e la Finocchiaro. Un segnale di cambiamento fortissimo, a cui gli isy-pil nostrani hanno risposto con un sontuoso “votateveli voi”.
Finirà, come tutti ormai avranno capito, con un Bersani carico di valigie di buoni propositi e un Renzi pronto a subentrare a partita in corso. Finirà con nuove elezioni e con un Berlusconi pronto a riprendersi quella poltrona che ha impressa la forma del suo posteriore. Peccato, per la prima volta nella storia repubblicana sarebbe stato un governo di discontinuità. E il M5S avrebbe potuto dare il suo apporto e dire la sua. Se solo avesse una sua da dire. D'altra parte la guerra di Grillo non è contro la casta, né contro il sistema politico, né contro gli sprechi, né, tanto meno, contro Berlusconi. È contro il Pd. 

martedì 5 marzo 2013

"Chi marcia non si diminuisce"



Lo dico chiaramente e preventivamente, in modo che ciascuno, tra i pochi lettori che posso vantarmi di avere, si regoli di conseguenza e decida se è il caso di proseguire. Da anni avverto come irritanti, antidemocratici, inquietanti e pericolosi Grillo e il suo Movimento. Negli ultimi tempi la loro maggiore visibilità mi ha permesso di arricchire di nuovi contenuti la mia ostilità. Primo fra tutti quello della creazione, naturalmente frutto di un ineccepibile piano d'azione avviato diversi anni fa, di una vera e propria setta.
Da setta è il linguaggio: giochi di parole, titoli, attributi, frasi condivise, diffusione del Verbo, diffamazione di tutto ciò che è contrario al M5S, compresa l'intera stampa italiana percepita come schiava della casta e dunque aprioristicamente ostile. Risultato? Un gruppo di adepti coeso come una schiera oplitica. Qualunque cosa accada, è colpa degli altri, nella più bieca riproposizione della primaria fantasia del popolo italiano, quella cioè della deresponsabilizzazione somma e sommaria. La coincidentia oppositorum, grazie alla quale si può affermare e negare contemporaneamente una cosa, non solo non è da evitare, ma è auspicabile come cusaniana chiave interpretativa del divino grilliano. Creazione di un sistema informativo-mediatico alternativo: la cosiddetta controinformazione, alias disinformazione. Obiettivo raggiunto insomma.
Da setta è l'assunto principale: esiste una Verità attingibile, univoca e valida sempre. Il compito del Movimento è quella di divulgarla, soprattutto tramite internet, a detta loro, il canale “free” per eccellenza. Non sto a dilungarmi eccessivamente sulla questione ma, bella o brutta che sia, esiste democrazia solo laddove i partiti rappresentino interessi e visioni del mondo differenti. In altre parole la Destra e la Sinistra non sono sacerdoti di fideistiche rivelazioni differenti e contrarie ma solo rappresentanti di distinte soluzioni ai problemi di uno Stato e distinti approcci, mutevoli di volta in volta, al reale. In mezzo sta, o meglio dovrebbe stare, la dialettica: non a caso il luogo deputato a tale sintesi si chiama Parlamento, teatro supremo del dibattito. Molto più semplicemente, a giovamento di chi fosse duro di comprendonio, non esiste democrazia senza partiti e senza contrattazione e dibattito tra proposte diverse. Sono i dittatori a scegliere e imporre a tutti la propria visione del mondo.
Da setta è poi l'organizzazione interna, necessario derivato del postulato precedente: chi decide? Le assemblee per alzata di mano? Gli internauti allo sbaraglio via referendum? Dietro la facciata di trasparenza e buoni propositi, fatto di rinnovi semestrali delle cariche amministrative e consultazioni sul web, si cela il decisionismo della diade Grillo-Casaleggio, che legifera e dispone a piacimento, in quanto depositaria dell'unica Verità.
Da setta è l'ideologia anti-ideologica: destra e sinistra sono categorie superate, infidi tranelli della casta. Il Movimento accoglie di buon occhio tutti. Valuta le idee di volta in volta, senza valutarle minimamente. Basta che sul carro salga più gente possibile. E che questi siano interessati a un modo semplice per “rinnovare” la società e per realizzare il sogno di tutti, che è un modo elegante e gentile per dire “dittatura”. Che si guardi il programma: un'accozzaglia indefinita di apoftegmi e utopie buona come richiamo per i tordi, capace di armonizzare la negazione del diritto di cittadinanza ai figli degli immigrati e il reddito di cittadinanza. Un serio piano industriale? Una chiara politica sul lavoro? Una politica economica che non contempli l'elaborazione di gombloddi variegati (a proposito, quelli della Goldman Sachs si sono detti entusiasti dell'ondata grillina)? Macché! Sulla scuola pubblica? Basta l'abolizione della Riforma Gelmini? Basterà introdurre un sistema di valutazione dei docenti universitari basata sui giudizi degli studenti (che saranno certamente ben disposti se saranno stati bocciati)? L'importante è dimezzare i parlamentari e tagliare i vitalizi. Questi provvedimenti sì che ci faranno uscire istantaneamente dalla crisi più grave dal '29 in su, prodotto di un nefasto sistema, su base mondiale, liberistico sfrenato e iniquo, dominato dal potere della finanza. Grazie. Quando sapremo che il capogruppo grillino Crimi prenderà un obolo mensile di 10.000 euro invece che 12.500 faremo tutti sogni ameni. Sotto il ponte della stazione.
Se Berlusconi è figlio della crisi politica causata da Tangentopoli, Grillo è il figlioccio del Berlusconismo.
A ulteriore scanso di equivoci aggiungo che:

  • nessuno mi paga. Magari qualcuno lo facesse;
  • non sono servo della casta: qualunque cosa si intenda per “casta”, temo non mi riguardi;
  • a forza di “svegliaaaa” mi sono svegliato. Ma, come ho già detto, non è un fatto recente;
  • ho così tanto sentito invocare il gombloddo da capire che chi lo invoca ne nasconde uno;
  • la matematica non è mai stato il mio forte, ma so che uno vale uno. Come so che zero vale uno meno di uno;
  • internet mi piace tantissimo. Mi piace molto meno quando diventa un moltiplicatore di assurdità;
  • in effetti mi sento circondato, dall'inettitudine e dalla stupidità. Ma non mi sono ancora arreso. Che illuso.

Benissimo.

Ora, in molti, me compreso, hanno salutato con gioia il rinnovamento del nostro Parlamento, perfettamente consapevoli del contributo, diretto e indiretto, dato dal M5S in questa operazione. Non nascondo di aver auspicato, senza riporvi troppe speranze, un'intesa funzionale alla realizzazione di alcuni importanti e necessari provvedimenti quali la riforma elettorale, il contenimento delle spese della politica, un'efficace legge sul conflitto di interessi, l'elaborazione di un modello vincente di green economy e altri ancora.
Finora, però, abbiamo assistito a un'aberrante sequela di scempiaggini: un misto di incapacità, dipendenza intellettuale e fanatismo (anti)ideologico tale da far impallidire non i partiti della Costituente ma persino quelli di Tangentopoli e della Seconda Repubblica. Tra un Palazzo Madama da cercare su Google Maps, un numero certamente da chiarire di parlamentari (da tagliare) e un inestricabile sistema di elezione del Presidente della Repubblica, gli uno grillini attendono in ansia il verbo urlante dell'Uno plotinamente inteso, ma consustanziale all'Altro, misterioso come Harry Potter sotto il Mantello dell'Invisibilità.
Ora che, numeri alla mano, si potrebbe davvero realizzare qualcosa in direzione del cambiamento, della rottura col passato triviale, anticostituzionale e fautore di iniquità e recessione, gli ambigui segnali provenienti dalle segrete stanze casaleggiane sono di chiusura totale, cauta apertura a un governo di tecnici e di nuovo chiusura totale. La soluzione sarebbe quella di votare la fiducia a un governo grillino, in barba a quel 75% di votanti che non ha scelto il M5S. Non stupisce affatto questo atteggiamento: la chiusura ai partiti è funzionale all'ulteriore promozione del proprio marchio, in vista delle prossime elezioni (e si rivoterebbe con questa legge elettorale?), nonché, temo, alla realizzazione del progetto totalitario e dispotico che da sempre, almeno nella stanza dei bottoni, hanno in testa. Nel mezzo però ci siamo noi, noi “società civile”, a pagare la crisi, la mancanza di governabilità e i ricatti grillini da ventennio nero col nostro portafogli. E non stupisce neppure la durezza dei neo-eletti, del tipo umano più variegato e curioso: dall'ex leghista alla nostalgica del grande senso dello Stato dimostrato dal primo Fascismo (quello del cadavere di Matteotti, giusto per capirci), passando per l'abusivista. È la strategia meritocratica per eccellenza: trombati alle amministrative, ma catapultati in Parlamento secondo la logica per cui gli altri sono arrivisti e corrotti ma sui grillini non si può dubitare; spinti dall'ansia del rinnovamento, essi si prodigano indomiti per la moralità e la giustizia sociale. E attenzione, non si scende a compromessi: si rispetta il decalogo del blog, scritto da uno che, in quanto condannato, non merita di fare il parlamentare ma può liberamente decidere dall'alto la sorte del nostro Paese. E mentre si rispetta il decalogo si manda a spigolare l'articolo 67 della Costituzione.
D'altra parte non è stato spiegato loro che, ora che sono dentro, o vanno a casa pure loro o rappresentano tutto il popolo italiano. Magari lo impareranno durante i corsi di formazione alla Luiss, pagati da Casaleggio. A proposito di scuola pubblica. A proposito di programmi. A proposito di buon senso.

mercoledì 27 febbraio 2013

Il voto (non) pindarico


A bocce ferme, ma a balle saldamente in movimento, qualche considerazione sarebbe il caso di farla:

  1. Quasi un terzo degli Italiani ha scelto la coalizione di Berlusconi per guidare il Paese.
Costoro sono irrecuperabili. Si tratta di una larga fetta di elettorato che ha tutto da guadagnare dalla sistematica depenalizzazione dei reati fiscali ed edilizi e dall'incoraggiamento all'evasione e all'illegalità. La corruzione e l'infrazione della legge sono percentuali di voto. Molto alte.

  1. Il centrosinistra ha raccolto molto meno di quanto si aspettasse.
È vero, sconta i propri errori: poca trasparenza sull'alleanza con Monti, insufficiente decisione sui tagli ai costi della politica, incapacità di interpretare adeguatamente l'esigenza di cambiamento. Certo, il centrosinistra si interroghi. Ma, per piacere, che non finisca con il consueto assedio masochistico, non solo infruttuoso ma francamente deleterio. Si dice che Bersani non ha saputo parlare agli imprenditori del nord-est. Ma la vera domanda da porsi è: “cosa vogliono sentirsi dire gli imprenditori del nord-est?”. Vogliono indietro l'IMU? Vogliono evadere il fisco? Vogliono trattenere le tasse al nord? Vogliono depenalizzare il lavoro in nero? Se si parla di questo, sarebbe il caso di tacere. Si dice che Bersani non ha saputo affrontare a dovere la questione meridionale. Ma a quanto pare l'hanno saputo fare perfettamente gli alleati della Lega. Ci penseranno loro. Si dice che Renzi avrebbe vinto a mani basse le elezioni. A parte la scontata obiezione dell'indimostrabilità dell'assunto, viene da chiedersi perché l'elettorato che ha scelto il cambiamento radicale avrebbe dovuto affidarsi al duo Ichino-Fornero, linea economica e previdenziale proposta durante le primarie. Davvero sarebbero bastate la gorgia e la verve del buon Matteo? Si dice che Bersani non ha saputo scaldare il cuore della gente. Ma cosa significa “scaldare il cuore”? Significa promettere tutto e il contrario di tutto? Non è a chi crede nel rimborso dell'IMU che il Pd e i suoi alleati potevano rivolgersi.

  1. Il centrodestra ha raccolto quasi la metà dei voti raccolti nel 2008.
Ciò nonostante, i toni assunti da pidiellini & co. sono trionfalistici. Questo perché le attese erano ben inferiori. La cosiddetta rimonta è tutta figlia di Berlusconi. Non ci indigniamo se ci verrà a dire che gli Italiani lo amano. È tutto vero.

  1. Grillo ha riscontrato un successo oltre le aspettative.
Il Movimento porterà 163 nuovi eletti in Parlamento. Bene. Gli Italiani hanno riversato su Grillo quelle esigenze di rinnovamento che abbiamo visto sopra. Bene. Dunque quasi un terzo dei votanti si è espressa a favore del rinnovamento radicale della classe politica? Soprassedendo sul fatto che questo anelito palingenetico ha permesso, aritmetica alla mano, a Scilipoti, Razzi, Cicchitto, Bondi, Bonaiuti, Formigoni, Calderoli, Lupi, Bossi, Capezzone et similia di tornare a sedere sui sudati banchetti e che per un soffio non ha provocato che costoro legiferassero ad libitum, mi pare molto più credibile che gli elettori grillini siano divisi a metà, tra coloro che auspicano il cambiamento della classe politica come punto programmatico fondamentale e coloro che hanno ceduto al fascino dell'uomo solo al comando, del bercio sguaiato, delle ricette facili, della realtà in pillole e dello spettacolo che diventa attività pubblica. Non esattamente un grande passo in avanti nella coscienza civica, rispetto al presente, al passato più recente e al passato remoto. Resta da capire quale strada desideri intraprendere il grande boss; se perseverare con la notte in cui tutte le vacche sono nere o se assumersi qualche responsabilità, mettendo in pratica almeno una parte di ciò che è andato sbandierando. Chiaro che cercherà fino all'ultimo di facilitare l'esiziale - smentita da Bersani ma, pare, non osteggiata affatto dal baffetto nazionale - intesa Pd-Pdl, in fiduciosa attesa delle prossime elezioni e della scontata e conseguente affermazione in esse. Personalmente vedrei di buon occhio un appoggio del M5S su proposte concrete e auspicabili del Pd: i grillini, per imposizione padronale, sarebbero davvero disposti a dire di no a una legge sul conflitto di interessi, a una valida riforma elettorale, a una legge per il contenimento delle spese della politica, a provvedimenti in favore della scuola pubblica, della green economy?

  1. Il numero di votanti è diminuito di circa il 5%.
Il partito di Grillo non ha portato a votare gente nuova. E ha preso i voti dai partiti tradizionali. Da ibrido ideologico qual è ha sottratto punti percentuali a destra e a sinistra. Ma, temo, soprattutto a sinistra, dove il dato finale è stato ben inferiore alle attese. In altre parole chi ha votato Berlusconi lo rivoterà sempre: non c'è Grillo che tenga. Nell'elettorato di sinistra, da sempre molto più critico, il messaggio eversivo del Movimento ha fatto breccia.

  1. La cosiddetta Federazione della Sinistra non solo non torna in Parlamento ma riceve appena il 2% dei consensi.
Se la sinistra estrema è passata da un 13% circa di consensi (sommando Rifondazione Comunista, Verdi e Comunisti Italiani) ottenuto nel 2006 al 2% attuale, qualche domanda se la dovranno porre. Certo, in questa politica mediatica ed esibizionista la minore visibilità rispetto ai concorrenti ha contribuito. Ma forse sarebbe il caso anche di aprire una discussione sul senso dei partiti di testimonianza. Forse è finita l'epoca in cui ai cittadini andava bene che si parteggiasse per loro, ma senza che vi fosse né un riscontro effettivo né una rappresentanza accettabile in Parlamento. L'ideologia ha il suo valore. I fatti pure.

sabato 23 febbraio 2013

Aspettando lo tsunami


Saluto con gioia il giorno prima dell'infelicità, cioè quello del voto. Lo saluto con gioia per il silenzio che reca con sé, dopo gli schiamazzi scomposti di una campagna elettorale orripilante. L'ultima immagine che ne rimane, degno suggello, è piazza San Giovanni gremita di adepti inneggianti al nuovo Wolf "risolvo problemi" della politica italiana.
Le ragioni di tale consenso sono ben individuabili storicamente. Ma c'è qualcosa che trascende tali ragioni e affonda le proprie radici nella psicologia collettiva italiana, nei suoi vizi tradizionali, nei suoi inossidabili demoni. La chimera dello tsunami del nuovo che spazza via tutti i problemi, sapientemente abbinata a manie di persecuzione, logiche complottiste, esibizioni da avanspettacolo, pensiero unico e guerra agli oppositori, veri e immaginari, è l'ingrediente "segreto" di un successo tanto repentino quanto doloroso per il Paese. Nel leader carismatico che urla e impreca contro le caste, contro i colpevoli della crisi che stiamo vivendo, contro l'Europa, contro l'Euro e contro tutto persiste il sogno recondito di tutti gli Italiani di potersi dire sempre immuni da responsabilità, inneggiando alla castità di una società civile che, se solo ne avesse avuto il potere, avrebbe garantito prosperità, trasparenza e giustizia.
Il fatto è che non esiste fallimento della politica che non contempli il fallimento del proprio elettorato. Così come non esiste una casta distinta antropologicamente da chi ne è escluso. La politica, radicata sul territorio, fatta da proposte serie e discusse e da precise scelte di campo, è l'unica soluzione per uscire dalla crisi e per non cadere in fenomeni che abbiamo già conosciuto. Che piaccia o no. Continuare a sbraitare sull'uguaglianza intrinseca di tutti e sull'urgenza della loro rottamazione è un comodo paravento dietro il quale nascondere i propri errori. Guardarsi allo specchio e riconoscere la propria responsabilità sarebbe il primo passo in avanti di un Paese destinato a dare sempre la caccia ai fantasmi di nemici inesistenti, a costruire complotti fasulli - quando potrebbero bastare i tanti misteri irrisolti - e correre dietro al pifferaio di turno, che meglio degli altri ha saputo approfittare delle debolezze dei suoi elettori.

martedì 29 gennaio 2013

La giornata della memoria corta

Impossibile parlare di "Giornata della memoria" in un paese come il nostro, nel quale si fa fatica a ricordare chi è stato il Presidente del Consiglio fino al 2011. Figurarsi se ci è dato il privilegio di scandalizzarci se, nel nome della vulgata degli "Italiani dal cuore d'oro", viene riscritta la storia del ventennio fascista.
D'altra parte non si tratta della gaffe del nostrano Filippo di Edimburgo, ma della verità politica che contraddistingue da sempre la destra del Belpaese: la continuità con il Fascismo. Il ventennio continua infatti a diffondere le sue spore, rigenerandosi in varie forme, esplicite o meno esplicite, in partiti di governo (tanti) e di opposizione (pochi), in forze extra-parlamentari e nella percezione sociale, nelle fattezze del culto della personalità, del leader carismatico, nelle neo-autarchie, nella violenza verbale, nel dominio dei mezzi di comunicazione, nell'allontanamento, ideale e fattivo, degli oppositori, nel tentativo di esautorare il potere parlamentare, nel bisogno di ordine e rigore e nel disprezzo della diversità. 
Nella rivisitazione della storia non vi è mai un fine nobile. E mentre noi ci raccontiamo di quanto fossero spietati i Tedeschi che ci hanno trascinato in una guerra e in decisioni che non volevamo, mentre noi ci deresponsabilizziamo, come sempre facciamo, perché in fondo siamo sempre stati e sempre saremo brava gente, il germe del Fascismo è sempre più prolifico e minaccioso e veste i panni mai smessi, nella coscienza collettiva, della negoziabilità della libertà in cambio di un Agro Pontino qualunque. 

sabato 12 gennaio 2013

Perché non ha vinto Berlusconi (ma perde il Paese)

Scusate se ho dovuto metabolizzare l'allegra festività di giovedì sera: troppo Silvio ha su di me l'effetto combinato di una scarlattina e di un'anestesia locale. Da più parti ho letto e sentito che il sub-comandante Berlu avrebbe stravinto il confronto, rivitalizzandosi definitivamente e recuperando i suoi elettori, che, per inciso, sin d'ora mi permetto di ringraziare sentitamente per quanto già hanno fatto e, ne sono sicuro, faranno a giovamento della nostra democrazia.
La mia opinione è un po' diversa. A Berlusconi va riconosciuto il merito di saper raccontare le panzane più grandi con la più disinvolta naturalezza. Stop. Per il resto si è trattato di un repertorio già sentito. Dalla teoria del complotto, tanto cara al nostro elettorato "liquido", all'ingovernabilità dell'Italia, passando per la riforma della nostra struttura politico-istituzionale (id est, pieni poteri a lui e esautoramento delle camere, straordinaria novità nella nostra storia). Nel mezzo le altre favolette del debito pubblico, cui andrebbe contrapposta l'economia sommersa (la Mafia come forza propulsiva), e la battaglia a petto scoperto sull'IMU. Tra una sciocchezza e un delirio senile, ripetute arrampicate sugli specchi per giustificare il suo operato di governo e alterchi sempre portati sul puerile andante.
A me non è parso in forma. Mi è parso il medesimo nanetto spudorato e protervo che ha dominato la scena italiana dal 1994 ad oggi, che ha governato otto degli ultimi undici anni, facendo finta che la crisi non esistesse e accumulando complessivamente, durante le sue ultime legislature, un debito pubblico giornaliero computabile in circa 350 milioni di euro. E non parlo di condoni, iniquità varie, tagli indiscriminati a welfare, istruzione e sanità, scandali, spregio dei diritti civili, corruzione, processi, misure iper-liberistiche incontrollate e incontrollabili, incitazione all'evasione fiscale, conflitti di interessi, attacchi alla magistratura, riforme interessate della giustizia, misure barbare sull'immigrazione e sul diritto di cittadinanza. Potrei andare avanti molto a lungo.
Ora, trovo sinceramente offensivo parlare di una sua vittoria. Un po' perché se ha recuperato voti il merito non è suo, così come la colpa non è di Santoro o Travaglio, la cui unica soluzione per non cadere nella delusione del proprio pubblico era quella di non invitarlo: chi andrà a votare per quest'uomo (e per le sue propaggini verdi, moggiane o neofasciste) avrà la sola e piena responsabilità del suo operato. E un po' perché non ha detto niente di nuovo e, in generale, non ha detto proprio niente. Non ha dato risposte accettabili, non ha offerto nuove soluzioni alla crisi, non ha garantito neanche il grado minimo di presentabilità richiesto a un politico. Se la gente soffre della sindrome dell'uomo solo al comando aggravata dalla recidività, per favore, non riconosciamo alcun merito all'uomo che ha contribuito in maniera decisiva al dissesto, non solo economico ma soprattutto culturale, del nostro paese.
Tuttavia una riflessione positiva, credo, sarà balzata alla mente di tanti nella giornata di giovedì, tra Servizio Pubblico e le dichiarazioni, per nulla sorprendenti, del Grillo natante: quant'è bella la nostra Costituzione!

venerdì 11 gennaio 2013

Se telefonando

Finalmente la notizia che da tanto tempo aspettavo. Da anni mi arrovellavo domandandomi come fosse possibile che un uomo con quelle doti, quel carisma, quelle rare capacità interpersonali, quella magnetica autorevolezza potesse essere escluso dal mondo della politica.
 Ebbene, ci ha pensato Stefania Craxi, figlia di cotanto padre, a candidare l'uomo più vessato, perseguitato e vituperato di tutti i tempi, l'agnello immolato sull'altare della magistratura, che già tanti danni ha provocato in questo paese, il Giona di Monticiano, il Pinturicchio della trattativa (non stato-mafia, ci mancherebbe). Signori e signore.... Mister Big Lucky Lucianone Treno Trino Moggi!

Giungono intanto indiscrezioni sulle prime promesse elettorali del nostro eroe: più sim per tutti.

martedì 8 gennaio 2013

I bugiardini

Avvertenza prima di assumere il "nuovo" farmaco verdazzurro: contiene, tra gli altri, Humbert Boccadangelo Bossy, Marcello Famigghia Dell'Utri, Cous Cous Cosentino, Maurizio Bellosguardo Gasparri e sostanze affini.
Può produrre reazioni allergiche. Sconsigliato ai deboli di cuore.
Se si verifica persistenza nel voto, consultare un medico. Ma bravo.

lunedì 31 dicembre 2012

L'anno che verrà

Si chiude tra poche ore il 2012. Si chiude con Andrea Calevo liberato: e non poteva esserci notizia migliore. Si chiude, parallelamente, con il discorso di fine anno di Batnan, con i suoi deliri da ottuagenario ingrifato, mera riproposizione di un sé troppe volte messo nelle condizioni di fare danni. Nefasti auspici per un 2013 quanto mai cruciale nella storia della nostra repubblica. Agli elettori toccherà decidere cosa fare di questo paese. Tante, troppe le opzioni e i mondi possibili. Dal liberismo spietato e iniquo propugnato da rimpiattino-Monti, al contestazionismo facile, improduttivo e distorto di Ingroia & co. Nel mezzo, si fa per dire, le buffonerie di due comici che non fanno più ridere, diversi ma uniti per vocazione, proposta politica, schiamazzi beceri, decaloghi, epurazioni e "soluzioni" per la crisi. Alle spalle dell'allegro cancan campeggia lo spettro dell'ingovernabilità, frutto dell'atavica frammentazione della politica nostrana e, ancor di più, di una legge elettorale che solo un leghista poteva concepire, oltre che da rincorse troppo spesso proficue a posti remunerativi nel nome dell'inflessibilità e dell'incorruttibilità, sempre naturalmente disattese.
Auguriamocelo davvero. Un buon 2013.

mercoledì 12 dicembre 2012

Coincidenze

Nel giorno in cui il Pd annuncia pubblicamente l'intenzione di riaprire le consultazioni per stilare la lista dei candidati alla carega in parlamento, Grillo caccia via i dissidenti e Berlusconi dimostra che, nonostante la pelle da ventenne e la chioma fluente, gli anni, almeno a livello cerebrale, passano anche per lui, mandando a carte quarantotto tutto il baillame di sudditi, cialtroni, saltimbachi, ducetti di periferie e troiette che si porta dietro.
Dunque, riassumendo, la decisione forse più felice della mesta storia del Pd coincide con la pochissimo sorprendente rivelazione identitaria di dittator Grilleggio e con la devotio a messer Caos del professionista dei cazzi suoi. Ossia, crisi nera per i due contendenti più accreditati del Pd per il prossimo mandato di governo (waiting for Monti, certo). Sarebbe, in un paese normale, un colpo da ko. Ma di qui a febbraio (sarà febbraio?) può letteralmente cambiare tutto, tra le promesse di una splendida Atlantide cibernetica, retta da alberelli a pedali, e una più prosastica assenza di IMU.

sabato 8 dicembre 2012

Batnan, il ritorno

Più volte in questi giorni mi sono interrogato sulle ragioni del ritorno in campo dell'Accalappiascemi. Voglio dire, perché ritirare l'appoggio al governo Monti a dicembre, praticamente a fine legislatura? Insomma, il nostro attuale Presidente del Consiglio ha inevitabilmente perso punti presso l'elettorato ma gode ancora di una fiducia ben salda: nella logica del consenso la nuova discesa libera di B. potrebbe essere una mossa azzardata.
Ebbene, siccome con gli anni ho compreso che nulla di ciò che Batnan ha combinato è stato fatto a caso - come tanti sostengono, postulando una pur evidente demenza senile -, credo che dietro a questo apparente suicidio politico ci sia una strategia, riassumibile in tre punti.

1. Paura della legge sulla corruzione, che, pur nel suo lassismo, dimezzerebbe la pattuglia pidiellina
2. Volontà di andare al voto col Porcellum, che garantisce al Caimano una schiera di fedelissimi pronti anche a morire pur di difenderlo.
3. Volontà di distaccarsi dal governo Monti e dal suo operato (Imu, tasse etc. etc.), addebitando a lui e al suo operato le cause del dissesto economico del paese e costruendo l'ennesima incivile e cialtrona campagna elettorale contro di lui e contro le sue decisioni impopolari. 

Lascio per ultima una considerazione personale. Tutto ciò può funzionare solo con la connivenza di cittadini-elettori irresponsabili e immemori. La classe politica non plasma gli elettori: semmai si verifica il processo inverso. E se lui dice certe cose, vuol dire che noi glielo permettiamo, attraverso un consenso che lui ritiene ottenibile con questi mezzi. Lamentarsi dopo è troppo facile. 

lunedì 27 agosto 2012

truffa?


Negli ultimi giorni sulle reti mediaset sta andando in onda con insistenza uno spot.
Ai telespettatori viene proposta una domanda molto stupida, tipo "Cos'ha mostrato Belen a Sanremo?Farfallina o patatina?". Al telespettatore viene prospettata la possibilità di vincere un I-pad o cose simili in caso di risposta esatta da inviare via sms. Peccato che in realtà dietro a questa domanda si nasconde un abbonamento a cose come sfondi o suonerie, al prezzo di 20 e passa euro al mese. E questo piccolo dettaglio è scritto a lato dello schermo, in caratteri molto piccoli.
Perchè l'agcom non si muove? A mio modesto avviso è una pubblicità ingannevole, chi risponde pensa a vincere l'ipad, non crede davvero di abbonarsi a qualsiasi tipo di servizio.

sabato 25 agosto 2012

come ti chiami?

La finiamo di dare nomi a fenomeni atmosferici? A tutti gli anticicloni estivi è stato appioppato un nome: Caligola, Scipione, Minosse etc...non è che in questo modo non risultano più digeribili, anzi!
Adesso arriva "Beatrice" la burrasca di fine agosto. Daremo un nome ad ogni pioggerella nella prossima stagione? E se chiamassi "imbecille" chi ha tirato fuori sta moda, sarebbe un problema?

lunedì 20 agosto 2012

crociata

Dal meeting di Cl arriva la sentenza: "riconoscere le unioni degli omosessuali è un male per l'umanità".
Ammettendo per assurdo che sia vero, la chiesa cattolica con tutti i suoi apparati sono un male assai più grande.

domenica 12 agosto 2012

taekwondo

Ultimi fuochi d'artificio alle olimpiadi di Londra!
Carlo Molfetta si aggiudica la medaglia d'oro nel taekwondo categoria +80kg!

giovedì 9 agosto 2012

infinita

Oggi non è riuscita ad arrivare sul podio. L'ha mancato per poco.
Ma tutti gli onori per Josefa Idem. Correre a questi livelli a 48 anni è cosa di pochi.
La prima olimpiade 28 anni fa a Los Angeles, poi Seul, Barcellona, Atlanta, Sidney, Atene, Pechino e oggi Londra. Non ha mai mancato la finale nella sua specialità e si è portata a casa 5 medaglie. Per non parlare di tutte le vittorie ai mondiali e agli europei.
Oggi si ritira. E può farlo decisamente soddisfatta. Grandissima Josefa!

lunedì 6 agosto 2012