venerdì 11 settembre 2009

La tv del padrone

La Rai sta per capitolare definitivamente. Gli ultimi fuochi intelletuali, gli ultimi bagliori di intrattenimento indipendente cedono di fronte alle offensive dei generali Gasparri, Bonaiuti, Bondi, Cicchitto, Bocchino, condotti naturalmente dall'imperatore Silvio da Arcore, che ha accampato il suo esercito proprio accanto a un postribolo perché la guerra è guerra, ma non si sa mai quali bisogni si debba espletare.

Dal palinsesto di RaiTre verranno tolti - o ridimensionati - programmi come Che tempo che fa, Glob, Report; tanto per ribadire che il pensare in Italia è reato molto più grave e perseguito dell'evadere le tasse, dell'elargire mazzette, dell'andare a troie, del collaborare con la mafia.

Ma il problema è sociale prima che politico. Berlusconi è il prodotto deviato e perverso di quell'altissima percentuale di italiani che non guarda davanti al proprio naso e si limita a considerare la tv la sola dispensatrice di verità e di modelli comportamentali ed etici. Di fronte a tale sconcertante massa di automi si rendono del tutto superflue le diatribe che sorgono puntuali in seno al Centro-Sinistra sull'approccio da tenere per contrastare l'egemonia dei rivali. Per competere sarebbe necessario snaturarsi e fondare il proprio modus operandi su principi come l'intransigenza, l'acriticità, la menzogna, la mancanza di responsabilità, il culto dell'illegalità spacciata per rispetto della legalità, l'avversione alle più basilari norme del vivere civile e della coscienza deontologica, l'annichilemento sistematico del pensiero plurale e indipendente e della cultura in quanto strumento di decodifica di tutte le fesserie che ci provengono da organi di informazione asserviti e meschini.
Non sono fiero del mio paese, e nessuno dotato di un minimo di raziocinio potrebbe esserlo. Ma sono fiero di essere un "coglione" diverso dal suddito che il nostro caro governo vorrebbe che fossi.

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