domenica 20 luglio 2008

La salita più dura, dopo la scorciatoia

Non è un atterraggio morbido. Pare più un’avaria, un guasto a un’ala, un incidente zeppo di responsabilità. E’ un muro crollato, anche. Quel muro che aveva per malta la passione, capace di inchiodare ai teleschermi milioni di persone.
Aveva esaltato anche i francesi Riccardo Riccò, restii per tradizione a lodare chiunque non si pronunci con la erre moscia o non abbia l’accento finale nel cognome. Ci eravamo illusi un po’ tutti, inguaribili romantici. Ingenui.
La positività all’antidoping non è certo una novità nel mondo del ciclismo; e non c’è granché da stupirsi, aggiungerebbero i maligni. Ma la tegola è pesante, e non basterebbero tutti i sarcasmi del mondo a scaricarne un po’ il peso. Si tratta di un ragazzo di ventiquattro anni, un volto nuovo, giovane, emergente; e anche se al candore della giovinezza non crediamo più da tempo, auspicavamo che ci fosse pulizia dietro quel volto spavaldo e sicuro, dietro quei ciuffi rossi, vivaci per antonomasia. Ci siamo sentiti liberi di emozionarci, come facevamo con Marco Pantani.
Si è consumato invece l’ennesimo alto tradimento. Un tradimento che Riccò ha perpetrato in primis nei confronti di se stesso, un corridore baciato da madre natura per qualità atletiche e classe, con un futuro brillante davanti.
Ora si tratterà di aspettare le controanalisi, come la prassi vuole. Ci saranno le solite professioni di innocenza, la solita volontà di ripartire da capo, per tornare più forti di prima. Frasi fatte, che ricordano tanto le serie tv poliziesche, dove il malvivente colto in fragrante e portato al fresco deve minacciare il suo carceriere, bramoso di vendetta. E’ la sua parte, e la deve portare avanti.
Ritornare più forti di prima. Come quando, dopo la vittoria di Super-Besse, Riccardo prometteva/minacciava di vincere anche a Bagnères-de-Bigorre. Solo che stavolta la spavalderia potrebbe non bastare.

2 commenti:

Andrea ha detto...

la storia di riccò mi ha lasciato proprio di merda,per usare un eufemismo.
non riesco a capire perchè l'ha fatto.come scriveva venerdì Cannavò sulla Gazzetta,Riccò doveva appartenere ad una generazione di atleti diversi,puliti.La storia avrebbe dovuto insegnare qualcosa.Invece...
E ancora una volta,come giustamente hai scritto,noi c'eravamo illusi.E ancora una volta il giocattolino s'è rotto e sebbene la speranza sia l'ultima a morire,il futuro appare più che mai nebbioso.

Damiano ha detto...

Sì... ci sarebbero ancora molte cose da scrivere sul doping nel ciclismo; e magari lo farò in un prossimo intervento.
La cosa positiva, se proprio possiamo trovare qualcosa di positivo, è che questi controlli funzionano anche nei confronti di sostanze di nuova generazione e a rilascio lento come la Cera. E' poco.. ma è già qualcosa..