domenica 20 luglio 2008

Sette anni dopo...


Ogni anno, in questo periodo ho sempre cercato di buttare giù due righe per ricordare i giorni del G8 a Genova…non lo mai fatto per evitare di essere troppo emotiva o, di contro, troppo analitica.
Per fortuna tutto il vortice emotivo di cui ero in balia subito prima e subito dopo le giornate di Genova (sto parlando di almeno 2 anni!) ora si è affievolito…anche il mio disperato bisogno di dare una dettagliata a precisa spiegazione logica ad ogni singolo, minimo avvenimento perdendo giornate intere a cercare di ricostruire secondo per secondo cosa era successo, chi erano le persone coinvolte, quali sono state le cause, quali gli effetti…anche questa fase mi è passata.
Mi è rimasta la rabbia, benché io abbia conseguito più consapevolezza.
Ora, dopo sette anni, penso che non sia fondamentale trovare una verità assoluta : ognuno di noi ha vissuto quei giorni e tutte le ripercussioni degli avvenimenti successivi a modo suo .
Ho capito che per quanto il G8 abbia lasciato in ognuno di noi, in qualche modo, un segno ( a qualcuno un’impercettibile carezza ad altri una ferita), è difficile accomunare i nostri vissuti…e quindi lasciando in disparte la politica, la cronaca, le accuse ,le documentazioni, le infamie, i filmati e le foto…per me quei giorni sono stati mio padre che alle 4 del mattina mi spiega come comportarmi il giorno dopo, sono un cordone infinito di greci che attraversano il corteo cantando ‘Bella Ciao’, sono il caldo disumano e il sole che non ti lascia scampo, sono un gruppo di freackettoni inglesi che cantano e ballano su un Routemaster; sono le migliaia di volti, molti mai visti, intorno a te che camminano, ti sorridono, scambiano due fugaci parole o condividono con te, sconosciuta, una bottiglietta d’acqua o l’ultimo pacchetto di cracker; sono i genovesi che per quanto siano stati intimiditi dall’arrivo dell’esercito di NoGlobal che avrebbero devastato la loro città non ci hanno negato acqua e rifugio .
Quelle giornate, per me, sono gli elicotteri sopra la testa che ti assordano, sono i carabinieri che battono ritmicamente i manganelli contro i loro scudi al tuo passaggio, sono i limoni da spalmare intorno agli occhi per contrastare l’effetto dei fumogeni, sono la corsa infinita per sfuggire alle cariche, sono l’attesa degli amici rimasti indietro e la paura di scoprire che ‘sono stati presi’, sono il rientro a casa e la realizzazione di essere scampata ad una mattanza…sono la pelle d’oca che ho in questo momento mentre, scrivendo, tutto questo mi è tornato alla mente e al cuore…

Ciao Carlo…

Nessun commento: