giovedì 11 luglio 2013

Camere da Letta


Ieri è stata l'ennesima pagina orribile nella recente, nonché ricca di insoddisfazioni, storia del Pd. Intendiamoci, niente che chi ha occhi per vedere non sapesse già. Ma ciò che colpisce di più è la straordinaria capacità di arrampicarsi ancora su specchi che non potrebbero essere più viscidi di così. L'autorizzazione a sospendere i lavori delle camere per il pomeriggio di ieri è stata una sconfitta non solo per la sinistra italiana, già ampiamente provata dalle scelte della sua classe dirigente, ma per tutti coloro che hanno a cuore le istituzioni. Quello che è successo non è di difficile lettura: una parte del nostro Parlamento e del nostro esecutivo ha dato vita a una sconcertante azione eversiva nei confronti del potere giudiziario, reo di essersi legittimamente adoperato per evitare la prescrizione nei confronti di Silvio Berlusconi. Ora, la prescrizione non è annoverata tra i diritti degli imputati e, di per sé, non è né a loro favore né contro. Nel caso in questione però essa viene invocata come manna dal cielo, in quanto unico mezzo per salvare il padre padrone. In altre parole, per chi non avesse compreso dove voglio arrivare, il Parlamento è diventata la sede di una lotta senza quartiere a uno dei tre poteri, il mero strumento di una protesta volta al raggiungimento dell'interesse personale e dell'assenza di giustizia.
Ribadire che si è trattato di un normale passaggio parlamentare, in linea rispetto alla prassi consueta, significa fingere di non capire il vero significato delle rivendicazioni pidielline. E significa altresì scendere a patti con valori che non si possono mercanteggiare, quali il rispetto delle istituzioni e dello Stato. So perfettamente che questi incidenti di percorso, come anche i vari Nitto Palma, Santanchè, abolizione forzosa dell'IMU e compagnia bella, erano ampiamente prevedibili, dal momento stesso in cui il governissimo è entrato in carica. Ma non mi sembra il caso di addurlo come argomento a giustificazione dell'episodio di ieri. La verità è che il Pd ha scelto di rendersi correo di logiche personalistiche e minatorie rispetto alla tenuta della nostra convivenza democratica e civile. E non è la prima volta.

Attenzione però alle facilonerie. Da ieri piovono, soprattutto sui social network, commenti e post virali contro il Pd e, incredibilmente, contro chi a questa prassi si è sempre opposto nei fatti. E contestualmente piovono inesattezze e revisionismi mostruosi. Se siamo qui adesso a deprecare con fervore le oscenità di una creazione di laboratorio in grado soltanto di rinviare alle calende greche ogni santissima decisione ci sia da prendere, la responsabilità non è certamente solo dei responsabili (scilipotianamente intesi). Chi non ha voluto mettersi in gioco e provare a discutere e dialogare con gli altri dovrebbe per lo meno avere il coraggio di sostenere la propria posizione e non, al contrario, fingere che certe cose non siano avvenute, rivisitando la storia recente ben peggio di quanto non facciano i tanto deprecati organi di stampa. Le cagnare postume sono paragonabili a quelle degli altri, i garantisti dell'ultima ora. Finora, e lo dico con sincero sconforto, a parte scontrini, scie chimiche, giochini da Dc e sparate inutili, dal M5S non abbiamo potuto apprezzare un contenuto che sia uno. Non dico un progetto, ma neanche un contenuto.


Per svoltare davvero occorre ricostruire dalle fondamenta la sinistra. E, che vi piaccia o meno, senza l'organizzazione e le potenzialità del Pd questa operazione non si può fare. Chi ha voglia di provarci batta un colpo. Gli altri possono pure seguitare ad avallare i comodi del Cainano o restare senza giacca sull'Aventino, consci però che così le cose non potranno che peggiorare.  

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