Ieri è stata l'ennesima
pagina orribile nella recente, nonché ricca di insoddisfazioni,
storia del Pd. Intendiamoci, niente che chi ha occhi per vedere non
sapesse già. Ma ciò che colpisce di più è la straordinaria
capacità di arrampicarsi ancora su specchi che non potrebbero essere
più viscidi di così. L'autorizzazione a sospendere i lavori delle
camere per il pomeriggio di ieri è stata una sconfitta non solo per
la sinistra italiana, già ampiamente provata dalle scelte della sua
classe dirigente, ma per tutti coloro che hanno a cuore le
istituzioni. Quello che è successo non è di difficile lettura: una
parte del nostro Parlamento e del nostro esecutivo ha dato vita a una
sconcertante azione eversiva nei confronti del potere giudiziario,
reo di essersi legittimamente adoperato per evitare la prescrizione
nei confronti di Silvio Berlusconi. Ora, la prescrizione non è
annoverata tra i diritti degli imputati e, di per sé, non è né a
loro favore né contro. Nel caso in questione però essa viene
invocata come manna dal cielo, in quanto unico mezzo per salvare il
padre padrone. In altre parole, per chi non avesse compreso dove
voglio arrivare, il Parlamento è diventata la sede di una lotta
senza quartiere a uno dei tre poteri, il mero strumento di una
protesta volta al raggiungimento dell'interesse personale e
dell'assenza di giustizia.
Ribadire che si è
trattato di un normale passaggio parlamentare, in linea rispetto alla
prassi consueta, significa fingere di non capire il vero significato
delle rivendicazioni pidielline. E significa altresì scendere a
patti con valori che non si possono mercanteggiare, quali il rispetto
delle istituzioni e dello Stato. So perfettamente che questi
incidenti di percorso, come anche i vari Nitto Palma, Santanchè,
abolizione forzosa dell'IMU e compagnia bella, erano ampiamente
prevedibili, dal momento stesso in cui il governissimo è entrato in
carica. Ma non mi sembra il caso di addurlo come argomento a
giustificazione dell'episodio di ieri. La verità è che il Pd ha
scelto di rendersi correo di logiche personalistiche e minatorie
rispetto alla tenuta della nostra convivenza democratica e civile. E
non è la prima volta.
Attenzione però alle
facilonerie. Da ieri piovono, soprattutto sui social network,
commenti e post virali contro il Pd e, incredibilmente, contro chi a
questa prassi si è sempre opposto nei fatti. E contestualmente
piovono inesattezze e revisionismi mostruosi. Se siamo qui adesso a
deprecare con fervore le oscenità di una creazione di laboratorio in
grado soltanto di rinviare alle calende greche ogni santissima
decisione ci sia da prendere, la responsabilità non è certamente
solo dei responsabili (scilipotianamente intesi). Chi non ha voluto
mettersi in gioco e provare a discutere e dialogare con gli altri
dovrebbe per lo meno avere il coraggio di sostenere la propria
posizione e non, al contrario, fingere che certe cose non siano
avvenute, rivisitando la storia recente ben peggio di quanto non
facciano i tanto deprecati organi di stampa. Le cagnare postume sono
paragonabili a quelle degli altri, i garantisti dell'ultima ora.
Finora, e lo dico con sincero sconforto, a parte scontrini, scie
chimiche, giochini da Dc e sparate inutili, dal M5S non abbiamo
potuto apprezzare un contenuto che sia uno. Non dico un progetto, ma
neanche un contenuto.
Per svoltare davvero
occorre ricostruire dalle fondamenta la sinistra. E, che vi piaccia o
meno, senza l'organizzazione e le potenzialità del Pd questa
operazione non si può fare. Chi ha voglia di provarci batta un
colpo. Gli altri possono pure seguitare ad avallare i comodi del
Cainano o restare senza giacca sull'Aventino, consci però che così
le cose non potranno che peggiorare.
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