Scusate se ho dovuto metabolizzare l'allegra festività di giovedì sera: troppo Silvio ha su di me l'effetto combinato di una scarlattina e di un'anestesia locale. Da più parti ho letto e sentito che il sub-comandante Berlu avrebbe stravinto il confronto, rivitalizzandosi definitivamente e recuperando i suoi elettori, che, per inciso, sin d'ora mi permetto di ringraziare sentitamente per quanto già hanno fatto e, ne sono sicuro, faranno a giovamento della nostra democrazia.
La mia opinione è un po' diversa. A Berlusconi va riconosciuto il merito di saper raccontare le panzane più grandi con la più disinvolta naturalezza. Stop. Per il resto si è trattato di un repertorio già sentito. Dalla teoria del complotto, tanto cara al nostro elettorato "liquido", all'ingovernabilità dell'Italia, passando per la riforma della nostra struttura politico-istituzionale (id est, pieni poteri a lui e esautoramento delle camere, straordinaria novità nella nostra storia). Nel mezzo le altre favolette del debito pubblico, cui andrebbe contrapposta l'economia sommersa (la Mafia come forza propulsiva), e la battaglia a petto scoperto sull'IMU. Tra una sciocchezza e un delirio senile, ripetute arrampicate sugli specchi per giustificare il suo operato di governo e alterchi sempre portati sul puerile andante.
A me non è parso in forma. Mi è parso il medesimo nanetto spudorato e protervo che ha dominato la scena italiana dal 1994 ad oggi, che ha governato otto degli ultimi undici anni, facendo finta che la crisi non esistesse e accumulando complessivamente, durante le sue ultime legislature, un debito pubblico giornaliero computabile in circa 350 milioni di euro. E non parlo di condoni, iniquità varie, tagli indiscriminati a welfare, istruzione e sanità, scandali, spregio dei diritti civili, corruzione, processi, misure iper-liberistiche incontrollate e incontrollabili, incitazione all'evasione fiscale, conflitti di interessi, attacchi alla magistratura, riforme interessate della giustizia, misure barbare sull'immigrazione e sul diritto di cittadinanza. Potrei andare avanti molto a lungo.
Ora, trovo sinceramente offensivo parlare di una sua vittoria. Un po' perché se ha recuperato voti il merito non è suo, così come la colpa non è di Santoro o Travaglio, la cui unica soluzione per non cadere nella delusione del proprio pubblico era quella di non invitarlo: chi andrà a votare per quest'uomo (e per le sue propaggini verdi, moggiane o neofasciste) avrà la sola e piena responsabilità del suo operato. E un po' perché non ha detto niente di nuovo e, in generale, non ha detto proprio niente. Non ha dato risposte accettabili, non ha offerto nuove soluzioni alla crisi, non ha garantito neanche il grado minimo di presentabilità richiesto a un politico. Se la gente soffre della sindrome dell'uomo solo al comando aggravata dalla recidività, per favore, non riconosciamo alcun merito all'uomo che ha contribuito in maniera decisiva al dissesto, non solo economico ma soprattutto culturale, del nostro paese.
Tuttavia una riflessione positiva, credo, sarà balzata alla mente di tanti nella giornata di giovedì, tra Servizio Pubblico e le dichiarazioni, per nulla sorprendenti, del Grillo natante: quant'è bella la nostra Costituzione!