Che si vada nella
direzione corretta lo dimostra la calcolata e deliberata indifferenza
di Vendola. Civati ha individuato nella sinistra dispersa, delusa,
derelitta e smarrita il proprio destinatario principale. Ha scelto di
rappresentare una parte ben definita, chiaramente e senza ipocrisie:
perché la politica è fatta di scelte ed è parziale, anche
nell'inclusività. Se si sceglie un destinatario principale non è
per sfavorire gli altri, ma perché si ritiene che, attraverso quella
scelta, tutti possano trarre beneficio. Questione di gusti. Questione
di convinzioni. Il problema è averne almeno una, ogni tanto.
Ebbene, tra chi ha deciso
di non decidere, fingendo di parlare a chiunque, indipendentemente
dai contenuti e dagli interessi, e riproponendo il cliché abusato
del salvatore della patria, intriso di tinte messianiche e del culto
dell'eroe, e tra chi ha deciso di proseguire sulla via della
socialdemocrazia di facciata, con competenza anche reale, per l'amor
del cielo, ma anche con un carico ingombrante e fallimentare di
un'intera classe dirigente prevalentemente reduce dal Pci e che da
quella tradizione ha volontariamente cacciato Marx e Gramsci, conservandoli in via residuale e a livello catacretico, per tenersi le strategie
dirigiste e le pratiche cooptative, senza sintesi, senza discussione,
senza elaborazione e senz'anima, ho scelto, con molti altri, di
aderire a una terza via che si propone di far saltare i meccanismi
fallimentari che ci hanno condotto nel ventennio berlusconiano e nel
trentennio liberista. Una via che ritiene che l'avvitamento sul primo
e sul secondo non possano costituire una via d'uscita rispetto alla
crisi nazionale e globale. Una via che si prefissa come obiettivo il
cambiamento radicale della classe dirigente attuale, non nel nome di
un rinnovamento generazionale, ma nel nome di una rivoluzione
culturale e di pensiero. Una via che ha definito le proprie linee
programmatiche, e con esse le persone a cui si rivolge, e che
stabilisce una volta per tutte che il ruolo ontologico della sinistra
è quello di modificare i rapporti di potere e lo status quo, contro
le sperequazioni e le ingiustizie sociali. Per il consolidamento
dello stato delle cose esiste già una casa comoda comoda, con pareti
solidissime e, coerentemente con la propria strategia in campo
ambientale, con cemento armato un po' dappertutto: ha una
collocazione chiarissima e un compito semplice e si chiama destra. E
andrebbe lasciata agli altri.
Poi c'è la politica:
derelitta, autoreferenziale, insufficiente, storicamente sconfitta,
in crisi di identità e senza soluzioni. Proseguire sulla strada
battuta o, persino peggio, elaborare strepitose palingenesi a
braccetto con gli interpreti principali di una fase socio-culturale
avvilente sotto tutti i punti di vista significa consegnare il paese
ai nazionalismi, alla violenza e al terrorismo. Sta già succedendo e
non è un processo destinato a esaurirsi senza una reale svolta
storica. La soluzione non è assecondare ventate populistiche
funzionali al consolidamento di altre rendite di posizione, ma
avviare pratiche virtuose, attraverso il buon esempio sotto il
profilo della moralità pubblica e attraverso il rafforzamento dei
servizi fondamentali del cittadino. Non si fronteggia la riluttanza
berlusconiana verso le forme della legalità e del rispetto delle
norme del vivere collettivo con un partito schiacciato sullo stato e
con i vecchi sistemi di corruzione e distribuzione di potere mirata e
strumentale.
Al congresso voterò e
sosterrò Civati. Non certo cadendo nella trappola del culto
personalistico del risolutore provvidenziale né con l'illusione che
le cose possano mutare drasticamente con un click, ma con lo spirito
di chi inizia un progetto in un gruppo compatto, determinato e
indipendente nel pensiero e nella libertà d'azione. Chi vorrà
essere con me, con noi, in una battaglia durissima che non conoscerà
esclusione di colpi, sarà il benvenuto. Insieme potremmo persino
organizzare un altro congresso, in cui la natura del partito, la
funzione delle larghe intese e le scelte di principio possano anche
essere discusse sul serio e da tutte le parti in causa. Per ora, per
questo congresso, se vi accontentate, ci siamo noi.